Categories: Tecnologia

Come faremo a respirare quando arriveremo su Marte?

Author: Wired

Di certo Marte non si presenta come un pianeta accogliente, almeno per la nostra sopravvivenza. Alcune caratteristiche del pianeta rosso, prima fra tutte la composizione della sua atmosfera, lo rendono alquanto inospitale: su Marte non c’è praticamente ossigeno. Per il 95% circa l’aria da quelle parti è fatta di anidride carbonica, l’ossigeno molecolare non rappresenta che circa lo 0,16%, ed è ovvio dunque come i preparativi di una possibile colonizzazione del pianeta debbano interessarsi anche a risolvere questo problema? Da dove prenderemo l’ossigeno per respirare?

Moxie, produrre ossigeno su Marte dall’atmosfera

L’idea dominante è che debba essere prodotto da quelle parti, ricorda la Nasa. Si parla di In Situ Resource Utilization ed è un concetto che interessa tutte le esplorazioni spaziali, mirando appunto all’utilizzazione delle risorse locali, su Marte o sulla Luna per dire. L’ossigeno non fa eccezione: l’ideale sarebbe trovare un modo per produrlo in situ. Sulla Luna una delle idee in ballo è quella di estrarlo dalla polvere lunare, e su Marte, come si potrebbe fare?

Una delle idee principali mira a produrre ossigeno a partire dall’anidride carbonica presente in abbondanza su Marte. La Nasa ha appena rilasciato il report finale che riguarda una delle strategie appositamente sviluppate per questo, MOXIE (Mars OXygen ISRU Experiment) di cui vi avevamo già parlato come tecnologia allo studio per superare uno dei (tanti) problemi di una possibile colonizzazione marziana. Moxie è un esperimento che si trova bordo del rover Perseverance, è stato testato per 16 volte e in tutto è riuscito a produrre 122 grammi di ossigeno (pari a circa 1/7 del consumo giornaliero di una persona) grazie a un processo elettrochimico: poco sì, ma comunque più di quanto sperato fanno sapere dall’agenzia spaziale americana. I dati sono comunque incoraggianti considerando che si tratta solo di un prototipo (allo studio anche per produrre ossigeno da usare come propellente per razzi) con punte massime di produzione di 12 grammi in un’ora.

I batteri su Marte

Ma c’è chi guarda anche altrove, muovendosi in ambiti più di ricerca di base. Nei giorni scorsi infatti, timidamente, sulle pagine della rivista Microbiology Spectrum si parlava del possibile utilizzo di un batterio estremofilo per colonizzare Marte. A farlo sono gli autori dell’Università del Surrey, spiegando come un batterio che si trova solitamente in ambienti desertici potrebbe essere utilizzato, tra l’altro, per produrre ossigeno sul Pianeta rosso. Il batterio in questione si chiama Chroococcidiopsis cubana (perché isolato in una piscina prosciugata dell’isola caraibica, ricordano gli autori) ed è un batterio fotosintetico, consuma anidride carbonica e produce ossigeno.”Questi batteri fotosintetici hanno una straordinaria capacità di sopravvivere in ambienti estremi, come quelli con elevata siccità o con dopo alti livelli di esposizione alle radiazioni UV – ha raccontato Simone Krings, tra gli autori del paper – Questo li rende dei potenziali candidati per la colonizzazione di Marte”. Ma come dovrebbe essere utilizzato questo batterio super resistente?

L’idea è di impiegarlo all’interno di un biorivestimento, di fatto una vernice. Viene studiato soprattutto per la capacità di sequestrare carbonio e magari per il trattamento delle acque e produzione di biocarburanti spiegano gli autori, ma l’ipotesi è che possa trovare impiego anche all’interno di stazioni spaziali. La produzione di ossigeno (così come la cattura di anidride carbonica) appare costante: si parla di 0,4 grammi per ogni grammo di biomassa al giorno.

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