Categories: Tecnologia

La violenza sommersa contro le donne

Author: Wired

Se è difficile guardare i volti di tutte le donne uccise nel 2023, spesso per mano di chi conoscevano bene, è complicato anche delineare i contorni e le sfumature di un fenomeno complesso come la violenza di genere nel nostro Paese. Tanti fili diversi conducono all’intricata matassa di una labile attenzione alla prevenzione (a partire da mancati investimenti in questo senso), cruciale per scardinare la cultura di una società patriarcale intrisa di stereotipi e pregiudizi. Partiamo però dai dati riportati nel Report del Servizio analisi criminale della Direzione centrale polizia criminale aggiornato al 19 novembre 2023: dall’inizio dell’anno sono stati registrati 295 omicidi, con 106 vittime donne. Non tutti gli omicidi possono essere riconducibili alla definizione di femminicidio (ovvero all’uccisione in quanto donna, per annientarne ad esempio l’indipendenza attraverso una violenza prevaricatrice). Sappiamo però che 87 di loro sono state uccise in ambito familiare/affettivo, e che di queste, 55 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner. Tra gli ultimi nomi, riconducibili a questo tipo di omicidio, c’è anche quello della 22enne Giulia Cecchettin, per il quale è stato arrestato l’ex fidanzato Filippo Turetta. Nel report si sottolinea poi come siano “in aumento, rispetto allo stesso periodo del 2022, sia il numero degli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 58 diventano 60 (+3%), che quello delle relative vittime donne, le quali da 53 passano a 55 (+4%)”.

Questi i numeri delle donne uccise, ma dietro a queste cifre si nascondono calvari di soprusi e maltrattamenti. Il femminicidio è infatti l’epilogo più tragico del fenomeno della violenza di genere. Gli esperti infatti mettono in guardia sul sommerso: “Quanto più si investe in centri antiviolenza e in interventi, quanto più il fenomeno emerge ma esiste ancora un enorme sommerso – afferma Nadia Somma, del consiglio direttivo di Dire, la rete nazionale dei Centri antiviolenza (Cav) che ne comprende 106 -. Sui femminicidi se ci sono delle flessioni, sono leggere, e dobbiamo sempre tenere presente che i criteri con cui si raccolgono i dati non sono definiti e condivisi una volta per tutte, per questo si ha questo “balletto” di cifre. Rimane la triste cadenza di un femminicidio ogni 3/4 giorni, ed è una speranza infondata che calino drasticamente nel giro di pochi anni perché stiamo affrontando il fenomeno con attenzione mediatica solo da dieci anni questa parte”. Se infatti il numero di denunce per reati spia di una possibile violenza sulle donne sono aumentate negli anni, delle donne accolte dalla rete Dire. “Soltanto il 27% decide di avviare un percorso giudiziario e tale percentuale rimane sostanzialmente costante negli anni (con variazioni di più o meno un punto percentuale)”, si legge nel loro ultimo rapporto.

I reati spia della violenza contro le donne

Guardando comunque i cosiddetti reati spia per la violenza contro le donne, il Ministero dell’Interno ha pubblicato a settembre un report che ne evidenzia , nel decennio 2013 – 2022, un trend in progressivo e costante aumento. Le denunce di maltrattamenti con vittime donne sono passati dai 9.712 denunciati nel 2013 ai 19.902 del 2022. Lo stesso vale per gli atti persecutori, che sono passati dai 9.689 di dieci anni fa ai quasi 14mila dell’anno scorso. Inoltre, si legge “la violenza sessuale, declinata in tutte le sue forme, negli ultimi dieci anni registra un trend in crescita. L’incremento, significativo, si è attestato al 40%, con 6.291 eventi nel 2022 a fronte dei 4.488 del 2013. La percentuale di donne vittime di violenze sessuali presenta un’incidenza elevata, vicina al 90%, in tutti i periodi in analisi“.

E se l’incremento delle denunce da parte di chi subisce violenza, potrebbe aver portato più a galla il sommerso esistente, bisogna guardare i dati della rete di protezione della donna in Italia, pubblicati nell’agosto di quest’anno dall’Istat, per rendersi conto dell’entità del fenomeno. Si coglie subito l’importanza di una collaborazione di tutti i soggetti coinvolti nel percorso di uscita dalla spirale di violenza: solo il 26,8% delle donne si reca ai Cav di sua iniziativa, il 17,5% lo fa con l’aiuto di parenti e amici, e ben il 32,7% è guidato dagli operatori sul territorio (forze dell’ordine, servizi sociali e presidi della salute).

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