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Prince of Persia The Lost Crown Provato: un atteso ritorno tra le sabbie persiane | GamesVillage.it

Author: GamesVillage.it

Prince of Persia è uno di quei nomi legati innegabilmente alla storia dei videogiochi, ma anche ad un’epoca ormai completamente trascorsa. Molti di voi ricorderanno probabilmente di aver giocato alla trilogia classica in due dimensioni, oppure alla saga delle Sabbie del Tempo (era della PlayStation 2). Vuoi o non vuoi, non si può negare che negli anni, tra spin-off più o meno convincenti (ma solitamente meno, anche su console portatile) e un reboot su PlayStation 3 che non convinse praticamente nessuno (parliamo di quello in cel-shading), l’interesse per il principe e per le sabbie persiane sia continuato a scemare; anche se i fan hanno sempre sperato in un ritorno alle origini, soprattutto dopo la promessa di quel remake delle Sabbie del Tempo che poi non è mai arrivato. Adesso sembra che le cose siano destinate a cambiare, anche se con una impostazione completamente diversa dal passato. Prince of Persia: The Lost Crown è infatti innegabilmente un Prince of Persia – ne ha lo spirito, l’ambientazione e con i dovuti cambiamenti anche il protagonista – ma con l’idea di fondo, originale, dei metroidvania. Abbiamo potuto provarlo, grazie ad Ubisoft, in una sessione di gioco durata ore, e quindi siamo anche pronti ad offrirvi le nostre prime considerazioni nel provato che segue.

Un principe per la Persia? Meglio una squadra di Avengers

La prima novità di Prince of Persia The Lost Crown consiste nella presenza di un gruppo di eroi in stile Avengers. È una modifica davvero molto “americana” alla filosofia di base del protagonista solitario, ma funziona: senza anticiparvi troppo, in un mondo ormai dimenticato dalle divinità, un gruppo di guerrieri semidivini resta come ultimo baluardo per le invasioni esterne che minacciano la Persia. Tra questi eroi, tutti discretamente caratterizzati e interessanti (anche se non abbiamo, per ovvi motivi, un’idea completa della loro evoluzione dall’inizio ai titoli di coda) spicca Sargon. Lui è – o almeno, dovrebbe essere – l’erede dei protagonisti dei capitoli precedenti del franchise: lo si intuisce dal look, dalle armi e dal comportamento. Ma Sargon è anche il più giovane, per quanto potentissimo e dotato di armi letali e poteri magici, e non può ancora conoscere tutto del mondo e degli intrighi che potrebbero mettere in discussione amicizie di lunga durata…

Quando, infatti, il legittimo erede al trono viene rapito (non vi diciamo da chi) la squadra d’élite corre sul monte sacro locale per andarlo a recuperare, e qui comincia ad accadere di tutto: antiche magie che vengono riattivate (con ovvi ammiccamenti alle sabbie del tempo), mostri scatenati in ogni dove, intrighi tra una vecchia civiltà e quella contemporanea, fino a scontri con boss letali che ci hanno portato via almeno una trentina di tentativi prima di riuscire a proseguire oltre (si, ce l’abbiamo con te maledetta Manticora). La sessione di prova, dalla durata di oltre tre ore, è stata pensata perfettamente da Ubisoft per permetterci di assaporare un po’ di tutto, dalla storia – che cominciava ad assumere la sua fisionomia, anche solo con il primo “ambiente” esplorabile – al sistema di combattimento, notevolmente variegato, fino alle missioni secondarie e alle possibilità offerte dall’esplorazione, fondamentale per gustarsi appieno la filosofia di quello che è a tutti gli effetti (o che almeno “sembra” a tutti gli effetti) un metroidvania dei fiocchi. Già da ora; e dopotutto non manca molto alla data di pubblicazione, fissata per la metà del mese di gennaio 2024.

La filosofia metroidvania di Prince of Persia The Lost Crown

Prince of Persia: The Lost Crown non è un semplice videogioco d’azione, e neanche un open world – benché sia firmato Ubisoft, ah-ah. Si tratta invece di un metroidvania, un genere molto particolare che sa dare enorme soddisfazioni se ben gestito. Il fatto è che per adesso, al di là del volersi illudere o meno, Prince of Persia The Lost Crown ci è sembrato gestito davvero molto bene. Non solo la mappa a disposizione del primo mondo esplorabile era enorme, suddivisa in diversi biomi e aree al suo interno, ma era anche, appunto, “difficile da esplorare”. Perché non si può andare subito da ogni parte, bisogna tornare indietro al momento giusto perché entrati finalmente in possesso di un oggetto che prima non avevamo; o bisogna esplorare bene per trovare il punto di acceso invisibile, il pertugio invisibile alla vista; esistono impostazioni semplificate per favorire l’esplorazione agevolata, ma i veterani del genere troveranno sicuramente pane per i loro denti.

Anche il sistema di combattimento è appagante. Oltre agli ovvi danni leggeri e in combo, il principe può sbloccare abilità secondarie che incentivano stili di gioco differenti: meglio un affondo letale che infligge un sacco di danni al boss, oppure una pozza rigenerativa per recuperare lentamente salute? L’intelligenza dei nemici sembra altalenante, ma anche qui efficiente, e soprattutto ognuno di essi può causare molti danni al protagonista. Nei boss, gli scontri incontrano direttamente il livello di cattiveria dei souls-like: due colpi e siamo morti, e si ricomincia dall’ultimo punto di salvataggio. Bisogna capire come si muove il nemico, quali sono i suoi attacchi principali e secondari, che cosa intende fare nelle diverse “fasi”, e allora, solo allora, procedere ad un affondo. Andare a colpire alla cieca, sfoderando tutto il proprio arsenale, comporta infatti quasi sempre la morte istantanea.

La gestione dell’inventario e dei potenziatori permanenti presenta aspetti interessanti e strategici che per il momento non abbiamo potuto saggiare a dovere. Equipaggiando determinati accessori presso le oasi sicure in cui si possono anche salvare i progressi – contrassegnate da alberi dorate – il principe può attivare, appunto, degli upgrade permanenti, oppure eliminarli in favore di altri. Ma non tutti possono essere equipaggiati nello stesso momento; e dunque, anche qui: è più utile una barra in più della salute, o un power up su una determinata arma che amiamo? Considerando anche che di accessori secondari dovremmo sbloccarne parecchi (abbiamo potuto provare l’arco e una sorta di boomerang) anche qui bisognerà privilegiare un determinato stile di gioco rispetto agli altri; oppure modificare i potenziatori in base allo specifico boss da affrontare, o all’area che segue, la quale può essere ricca di particolari tipi di nemici… o trabocchetti letali.

Piattaforme: PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Serie S/X, Xbox One, Nintendo Switch, PC

Sviluppatore: Ubisoft Montpellier

Publisher: Ubisoft

Data d’uscita: 15 gennaio 2024

Prince of Persia The Lost Crown potrebbe non rappresentare il “Prince of Persia” che i fan volevano da tempo, almeno dal punto di vista concettuale, ma è uno spinoff da tenere assolutamente d’occhio. Nel corso del nostro provato abbiamo potuto apprezzare una narrazione leggera ma intrigante, un combat-system non rivoluzionario ma efficace, e soprattutto l’utilizzo intelligente e consapevole delle meccaniche metroidvania – aspetto, quest’ultimo, che avvicinerebbe The Lost Crown più alla trilogia originale che a quella de Le Sabbie del Tempo. E appunto, solo il tempo potrà dirci se avremo ragione: per il momento, comunque, siamo estremamente fiduciosi, e non vediamo l’ora di mettere le mani sulla versione definitiva del titolo.

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