Categories: Energia

Servizi ecosistemici: la crisi climatica li farà diminuire del 9,2% entro il 2100

Author: Rinnovabili.it


Foto di USGS su Unsplash

Lo studio pubblicato su Nature

(Rinnovabili.it) – L’impatto della crisi climatica farà diminuire del 9,2% i benefici che ricaviamo dai servizi ecosistemici entro il 2100. Con ripercussioni pesanti sull’economia globale. E particolarmente nefaste per i paesi che, già oggi, sono più vulnerabili sia al cambiamento climatico sia agli shock dell’economia.

A calcolarlo è uno studio dell’università della California – Davis, pubblicato di recente su Nature. Per servizi ecosistemici si intendono tutti quei benefici che l’uomo ricava dai cicli naturali, come il ciclo dei nutrienti e la formazione e fertilizzazione naturale dei suoli, dal rinnovamento di risorse come l’acqua, e da azioni di regolazione, ad esempio l’impollinazione o l’assorbimento della CO2.

-1,3% di pil nel 2100

Cosa provocherà questo calo consistente? Lo “spostamento” degli ecosistemi causa delle crescenti pressioni climatiche e ambientali. Per determinare un valore netto di questi cambiamenti, lo studio arriva a una stima a livello di paese e calcola quanti benefici verranno meno. Anche in termini di pil globale perso: sarà l’1,3% in meno.

Si tratta di stime che i ricercatori definiscono estremamente conservative. Perché si basano solo sulle variabili legate ai sistemi terrestri, principalmente foreste e praterie. Gli altri ecosistemi sono esclusi dall’ambito di questo studio.

Il calo dei servizi ecosistemici colpisce soprattutto i paesi più poveri

Grazie alla comprensione granulare delle trasformazioni che ci si aspetta nei prossimi decenni, gli autori hanno potuto verificare anche quali sono i paesi che subiranno l’impatto maggiore della crisi climatica in termini di perdita di servizi ecosistemici.

Il risultato è estremamente chiaro: i cambiamenti indotti dal climate change nella vegetazione, nei regimi delle precipitazioni e nell’aumento della CO2 si tradurranno in un danno molto maggiore per i paesi già più vulnerabili. “La nostra ricerca ha rilevato che si prevede che il 50% dei paesi e delle regioni più poveri del mondo subirà un’incredibile cifra pari al 90% dei danni al PIL”, ha affermato Bernardo Bastien-Olvera, co-autore della ricerca.

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