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Smart home offline per svincolarsi dagli ecosistemi chiusi dei singoli produttori | IlSoftware.it

Author: IlSoftware

Il mercato delle soluzioni per la smart home e la domotica pullula di migliaia di dispositivi, realizzati dai produttori più disparati. Il problema di fondo è che spesso si tratta di oggetti intelligenti che però non risultano interoperabili. In altre parole, non è possibile creare scene che colleghino facilmente i dispositivi realizzati da aziende differenti. Il concetto di smart home offline scaturisce dalla volontà di mettere un po’ d’ordine, far parlare dispositivi che – per come sono stati realizzati – non potrebbero comunicare vicendevolmente e scongiurare qualsiasi connessione a server di terze parti.

Gran parte dei dispositivi smart che troviamo sul mercato si appoggia alla piattaforma cloud del produttore per funzionare. Quando va bene. Nel caso peggiore, è richiesto addirittura un hub ossia un dispositivo fisico installato in locale che sovrintende il funzionamento dei vari oggetti connessi.

Perché progettare una smart home offline

È capitato più volte, anche negli ultimi anni, che un produttore di dispositivi per la smart home fallisca. I device acquistati dagli utenti diventano assolutamente inutili se la piattaforma cloud sulla quale si basano non è più disponibile. Ci sono casi di aziende che hanno interrotto bruscamente le loro attività a causa di difficoltà finanziarie, situazioni in cui i prodotti più vecchi vengono abbandonati, dispositivi che diventano improvvisamente incompatibili con i principali assistenti digitali, ad esempio Google Assistant o Amazon Alexa.

Progettare e configurare una smart home offline permette di riconsegnare all’utente il pieno controllo sui dispositivi che egli ha comprato. Non solo. Si evita il trasferimento di dati verso server gestiti da terzi, con vantaggi tangibili sul versante della privacy.

In caso di temporanea assenza della connessione Internet o di malfunzionamento dei servizi cloud da cui i dispositivi dipendono, una smart home offline continuerà a funzionare normalmente e ad essere amministrabile senza difficoltà, da qualunque client autorizzato a farlo.

Home Assistant, la chiave di volta per una smart home svincolata dagli ecosistemi chiusi dei produttori

Vogliamo essere chiari. Chi passa a Home Assistant difficilmente torna indietro: l’utilizzo di questo strumento diventa letteralmente uno sprone per automatizzare e rendere gestibile a distanza qualunque cosa si trovi in casa o in ufficio.

Home Assistant è un software open source progettato per allestire e gestire una casa intelligente in modo personalizzato e autonomo. La piattaforma offre un’ampia gamma di funzionalità e integrazioni per controllare e automatizzare dispositivi domestici intelligenti di diversi brand e tipologie.

La natura aperta di Home Assistant ha permesso, negli anni, la formazione di una vasta comunità di sviluppatori e appassionati che contribuiscono costantemente allo sviluppo e alla crescita del progetto. Una delle caratteristiche distintive di Home Assistant è la sua flessibilità: l’utente ha il controllo totale sulla configurazione e può personalizzare le automazioni, le interfacce utente e le integrazioni sulla base delle sue specifiche esigenze.

Home Assistant supporta un numero impressionante (e sempre crescente) di dispositivi e protocolli. Tra di essi ci sono, ad esempio, WiFi, Zigbee, Z-Wave, Bluetooth ma il progetto si sta aprendo a Thread e Matter. Come abbiamo evidenziato in altri articoli, Matter è il tentativo (al momento riuscito) di rendere interoperabili dispositivi di produttori diversi che altrimenti non potrebbero parlarsi. Ad oggi Home Assistant mantiene qualcosa come oltre 2.500 integrazioni.

Uno strumento come Home Assistant consente la creazione di automazioni avanzate basate su condizioni e trigger specifici. Gli utenti possono definire regole personalizzate che automatizzano certe azioni quando determinate condizioni risultano soddisfatte.

Come iniziare con Home Assistant

Muovere i primi passi con Home Assistant è piuttosto semplice. Fino a qualche tempo fa, l’installazione e la configurazione del software richiedevano un discreto livello di impegno tecnico e un bel po’ di tempo a disposizione. Con le versioni più recenti tutto è migliorato.

È possibile installare Home Assistant su un sistema a basso consumo energetico: va benissimo, allo scopo, anche l’economico e versatile single-board computer Raspberry Pi 4 o Raspberry Pi 5. Completata l’installazione, si può approntare la smart home utilizzando uno smartphone, un notebook o un PC desktop. In alternativa rispetto alla scheda Raspberry, si può valutare eventualmente l’acquisto di Home Assistant Green, hub che offre il software precaricato ed è già pronto per l’uso.

Come accennavamo in precedenza, l’interfaccia grafica di Home Assistant ha fatto passi da gigante negli ultimi anni: gli utenti possono ottenere praticamente qualsiasi risultano senza toccare una singola riga di codice.

La partecipata comunità che muove le fila di Home Assistant crea e aggiorna progetti per gestire dispositivi di nicchia. In questo modo, diventa piuttosto facile “imbarcare” dispositivi smart che per loro natura sono chiusi e assolutamente non inclini a dialogare “con il resto del mondo”.

Dicevamo che molti ecosistemi dei vari produttori prevedono l’acquisto e la connessione di un hub “ad hoc”: Home Assistant offre, in molti, casi la possibilità di accantonare l’hub e interfacciarsi direttamente con i singoli dispositivi intelligenti. Zigbee è il protocollo wireless mesh alla base del funzionamento di molti ecosistemi come Philips Hue e IKEA TRÅDFRI. Home Assistant permette di eludere il requisito dell’hub dedicato: basta collegare un singolo dongle USB Zigbee per creare la propria rete di dispositivi smart completamente svincolata dalla rete cloud di ciascun brand.

Mettere in comunicazione dispositivi smart di produttori differenti

Con Home Assistant è insomma possibile creare automazioni coinvolgendo dispositivi di produttori diversi che, sulla carta, non potrebbero interagire reciprocamente. Con un interruttore wireless di un certo marchio si possono ad esempio gestire le luci di un altro vendor, accendere il condizionatore, accendere il televisore e avviare lo streaming video o la riproduzione di brani musicali. Certo, qualcosa si può fare con Google Home e Alexa ma il supporto approfondito che garantisce Home Assistant lascia di stucco fin dal primo utilizzo.

Ogni interazione con i dispositivi intelligenti presenti nei propri ambienti, inoltre, è elaborata istantaneamente. Questo perché nessun pacchetto dati lascia mai la rete domestica o quella dell’ufficio e non esiste alcuna latenza rilevabile, propria invece di tutti i servizi cloud.

Esempi di dispositivi supportati da Home Assistant e direttamente controllabili

  • Luci e illuminazione smart: con Home Assistant il consiglio è quello di orientarsi su prodotti Zigbee. IKEA TRÅDFRI è un buon compromesso tra prezzo e qualità ma ci sono Philips Hue e un numero veramente sconfinato di alternative. Sul versante WiFi è possibile orientarsi su Shelly e Athom. Anche Xiaomi Yeelight è un nome sicuramente da valutare e inserire nel novero di quelli migliori.
  • Interruttori e prese intelligenti: la comunità Home Assistant apprezza particolarmente gli interruttori a marchio Inovelli, prodotti che non sono però propriamente economici. Altri nomi, che realizzano anche prese smart, sono Shelly, Athom, Sonoff, IKEA, Zooz e Lutron.
  • Sensori: i dispositivi a marchio Sonoff si mettono in evidenza, all’interno di questa categoria, come quelli che offrono il prezzo più contenuto in assoluto. In alternativa, citiamo le proposte di Aqara e Aeotec, sebbene questi ultimi siano più costosi. Anche IKEA offre un’interessante selezione di sensori che si rivelano generalmente molto affidabili.
  • Robot aspirapolvere: qui la questione è un po’ più complessa. Home Assistant supporta “di serie” robot aspirapolvere Dreame e Roborock. Prima dell’acquisto, è però bene verificare la compatibilità con il software open source. In alternativa c’è il progetto Valetudo che si pone al di sopra del firmware ufficiale. Si tratta però di una soluzione che supporta un numero limitato di aspirapolvere/lavapavimenti intelligenti e, in alcuni casi, può richiedere l’applicazione di qualche modifica hardware.
  • Gestione tramite infrarossi: tutti i dispositivi che possono essere gestiti mediante un normale telecomando a infrarossi (IR), possono a loro volta essere resi intelligenti e amministrabili a distanza. Basta utilizzare un economico dispositivo WiFi-IR o RF blaster, aggiungendolo alla lista di quelli gestibili attraverso il pannello di controllo di Home Assistant.

Il caso speciale dei prodotti basati sulla piattaforma Tuya Smart IoT

Sul mercato si possono trovare dispositivi WiFi smart basati sulla diffusissima piattaforma Tuya Smart IoT. Sulla carta si tratta di dispositivi spesso apostrofati come un vero e proprio insulto alla privacy. Questo perché attivano trasferimenti di dati non richiesti e sono contraddistinti da politiche di gestione dei dati a di poco “allegre”.

Grazie alla “mediazione” di Home Assistant, tuttavia, qualsiasi device IoT Tuya risulta facilmente inseribile nella propria configurazione per la smart home offline, usando integrazioni ufficiali oppure sviluppate da terze parti. Usando il firewall sul router è inoltre possibile bloccare qualunque trasferimento dati verso l’esterno, di fatto silenziando le comunicazioni verso i server dei rispettivi produttori.

L’introduzione del supporto per Thread e Matter in Home Assistant

Come spiegato in questo documento ufficiale, Home Assistant può funzionare anche come controller per i dispositivi Matter. Sviluppato e sostenuto da grandi aziende come Google, Apple e Amazon, Matter è gestito dalla Connectivity Standards Alliance (CSA): opera localmente senza la necessità di connessioni Internet o servizi cloud.

In un ecosistema Matter, Home Assistant funge da “intermediario” per controllare ciascun dispositivo. Tuttavia, non può comportarsi da bridge e non può trasformare i dispositivi esistenti in dispositivi compatibili Matter. Thread funge da protocollo di trasporto per Matter, rendendo i dispositivi Thread indirizzabili tramite controller Matter come Home Assistant.

Smart home offline non significa impossibilità di gestire i dispositivi in modalità remota

La piattaforma per la smart home offline Home Assistant può essere gestita in locale, interagendo con i dispositivi nell’ambito della propria LAN. Gli utenti possono però configurare un server VPN per collegarsi a distanza con la rete locale e accedere all’interfaccia di Home Assistant.

In alternativa, è possibile aprire una porta sul router (l’interfaccia Web di Home Assistant risponde di default sulla porta 8123). Sconsigliamo però di rendere visibile la schermata di login di Home Assistant sulla porta WAN e, quindi, sull’indirizzo IP pubblico. Eventuali malintenzionati che effettuassero una scansione degli IP pubblici, potrebbero andare alla ricerca dell’interfaccia di Home Assistant per poi provare a forzare la connessione.

L’impostazione di un server VPN locale (ad esempio sul router), evita l’esposizione della porta di Home Assistant sull’IP pubblico ed è quindi una soluzione da privilegiare. Maggiori informazioni sono disponibili nella pagina Remote access.

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