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Il referendum della Transnistria per chiedere l’annessione alla Russia

Author: Wired

In Transnistria, regione separatista della Moldavia, il governo fantoccio filorusso potrebbe cercare di organizzare un referendum per chiedere l’annessione alla Russia il prossimo 28 febbraio. Il piccolo territorio confinante con l’Ucraina funge da base per un contingente di circa 1.500 soldati russi dal 1990, quando con il supporto dei militari di Mosca ha fatto guerra alla Moldavia per diventare indipendente. Il pretesto del nuovo referendum sarebbe la presunta necessità di proteggere i cittadini russi in Transnistria dalla Nato, ritornello tipico della propaganda russa e usato anche per giustificare le invasioni dell’Ucraina del 2014 e del 2022.

A dare la notizia è l’Institute for the study of war, che però ritiene improbabile la riuscita dell’annessione. La Russia ha infatti già rifiutato la richiesta nel 2006, seguito di un primo referendum, e nel 2014, dopo l’annessione illegale della Crimea. Per questo motivo, la mossa sembra più una strategia russa per destabilizzare la Moldavia, che nel 2020 ha mandato a casa un presidente filorusso, Igor Dodon, e ha eletto l’europeista Maia Sandu. Dopo l’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, Mosca ha tentato in diversi modi di far rientrare il paese nella sua sfera di influenza, sia tramite la propaganda che con un piano per far cadere il governo.

Da quando si è staccata dalla Moldavia nel 1990, nessun paese della comunità internazionale ha riconosciuto l’indipendenza della Transnistria e l’Unione europea ha sostenuto la Moldavia nel suo diritto a mantenere la sua integrità territoriale. A seguito della diffusione delle notizie sul nuovo referendum, il portavoce del Servizio di azione esterna dell’Unione, Peter Sano, ha fatto sapere che le istituzioni europee non tollereranno alcuna ulteriore violazione del diritto internazionale e dell’integrità moldava, come riporta l’Ansa, spiegando che la Commissione sta monitorando attentamente la situazione.

Il Cremlino è interessato alla destabilizzazione della Moldavia, perché considera inaccettabile il suo status come paese candidato all’ingresso dell’Unione europea. Come nel caso dell’Ucraina, Mosca considera il paese nella sua diretta sfera di influenza, perché ex stato dell’Unione sovietica. Per questo sta cercando di usare la Transnistria come testa di ponte per bloccare il processo di avvicinamento moldavo all’Unione europea e, ipoteticamente, creare una crisi sul fianco sud-orientale della Nato fomentando scontri interni, strategia già usata nel 2014 nella regione ucraina orientale del Donbas.

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