Categories: Tecnologia

Quanto è difficile conservare la storia dei videogiochi

Author: Wired

Come sottolineato dalla VGHF, L’ESA, ossia l’Entertainment Software Association, che rappresenta in America l’industria dei videogiochi, ha ribadito che, nonostante i dati delle ricerche, l’industria fa già molto per preservare la sua storia, e l’eventualità di coinvolgere altre istituzioni e enti come archivi nella conservazione dei vecchi titoli danneggerebbe a livello economico le compagnie, dato che nessun videogioco è considerabile obsoleto.

Risulta dunque evidente come i primi a trattare i videogiochi come prodotti commerciali da utilizzare e poi gettare siano le stesse aziende, che dovrebbero invece preservare la propria eredità. Chiaramente non sono degli enti di beneficenza ed è loro sacrosanto diritto guadagnare sui prodotti che creano, ma è impossibile pensare che compagnie come Nintendo, Electronic Arts, Activision e tante altre possano riutilizzare tutto il loro catalogo del passato, contenente migliaia di giochi, tra remastered e raccolte. Apriamo una piccola parentesi per dire che ovviamente i remake non sono da prendere in considerazione in merito all’obiettivo della preservazione storica, perché da questo punto di vista giochi come Resident Evil 4 o Final Fantasy VII Rebirth sono titoli completamente nuovi.

La VGHF sa bene, però, che quello della preservazione non è un problema che può sobbarcarsi l’industria videoludica da sola, per una questione sia di costi che di tempo, dato che sarebbe uno sforzo non da poco. Per questo auspica che si possa innanzitutto riconoscere il problema della possibile perdita futura di migliaia di titoli, cosa che al momento non sembra essere considerata, e poi instaurare un dialogo con le istituzioni culturali così da arrivare prima o poi a un accordo che permetta di salvaguardare la storia del videogioco. Allo stato attuale delle cose, però, chiunque voglia creare un database o un archivio videoludico per consultazione ha le mani legate proprio per le leggi del copyright e per l’opposizione delle varie aziende coinvolte.

Come affermato in un’intervista da Michael Pennington, curatore del National Videogame Museum di Sheffield: “Sarebbe praticamente impossibile raccontare la storia di fine ventesimo e inizio ventunesimo secolo senza discutere dell’impatto sociologico, culturale, economico e tecnologico dei videogiochi. È vitale che le generazioni future di sviluppatori e professionisti di questo settore abbiano accesso al materiale storico di riferimento sullo sviluppo dei videogiochi”.

Al momento il medium videoludico è considerato ancora giovane da molte istituzioni, ma è inevitabile che in futuro diventi sempre più importante e amato da un pubblico che, di generazione in generazione, crescerà considerandolo come la sua principale forma d’intrattenimento. Essendo dunque una forma d’arte e d’espressione dell’uomo, come lo sono il cinema, la musica o la letteratura, è importante che la storia di questo medium non finisca nell’oblio e che sia possibile per chiunque in futuro studiarlo e capirlo in tutte le sue moltissime forme, considerabili come rappresentazioni e testimonianze della creatività umana nel corso del tempo.

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