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Eiyuden Chronicle Hundred Heroes Recensione: un viaggio nell’epoca d’oro dei J-RPG | GamesVillage.it

Author: GamesVillage.it

Kickstarter è una piattaforma eccellente per accendere la miccia a progetti entusiasmanti ma che hanno bisogno di una certa spinta a livello di fondi: e laddove i publisher a volte si rivelano guardinghi certi storici designer si rivolgono direttamente al proprio pubblico per realizzare le proprie visioni. Così hanno fatto Yu Suzuki per Shenmue 3 e Koji Igarashi per Bloodstained: Ritual of the Night, così ha fatto anche Yoshitaka Murayama alla costituzione di Rabbit and Bear Studios, nati con l’intento di replicare i fasti dei due giochi più giustamente celebri dell’autore: Suikoden e Suikoden II, che hanno segnato il percorso videoludico di tanti appassionati di J-RPG. Sta di fatto che Eiyuden Chronicle Hundred Heroes è stato il videogioco più sovvenzionato sulla piattaforma nel 2020 e, ora, arriva finalmente nelle mani dei backer e di tutti coloro che vorranno scoprirlo. 

Eiyuden Chronicle Hundred Heroes guarda al passato con riverenza

Ma perché così tanta hype per il gioco? La serie di Suikoden si è un po’ persa nei meandri delle IP storiche e amate di Konami, essendosi arenata molti anni fa al quinto episodio, ormai da tempo senza l’apporto del suo creatore. Eppure il suo ricordo è molto vivido nei giocatori dell’epoca, che non hanno più trovato le sue atmosfere e alcune delle sue caratteristiche distintive in altri titoli del genere. L’annuncio di un effettivo sequel spirituale, portato avanti proprio da Murayama, è stata garanzia sufficiente, soprattutto se comprovata da trailer e anticipazioni molto promettenti.

Da quel momento, abbiamo attraversato un’epidemia mondiale e diversi ritardi (che possiamo comprendere appieno) nel completare il gioco, che finalmente è pronto per essere giocato dalla sua comunità dopo che i sostenitori e la critica hanno avuto accesso a una versione dimostrativa che includeva l’inizio dell’avventura. Abbiamo avuto l’opportunità di immergerci senza limitazioni in Eiyuden Chronicle Hundred Heroes alcuni giorni prima del lancio ufficiale, permettendoci di valutarne appieno le qualità. Dopo quattro anni di attesa (intervallati dall’uscita del divertente ma meno ambizioso spin-off/prequel Eiyuden Chronicle Rising), possiamo finalmente fare un bilancio, avvisando sin da ora che sarà una valutazione difficile.

La storia di ECHH inizia in un angolo di Allraan, un mosaico di tante nazioni e culture diverse riunite in una sola terra. La storia di questa terra è stata forgiata da continue alleanze e conflitti tra umani, uomini bestia, elfi, e i popoli del deserto che vi risiedono. L’Impero di Galdea ha ottenuto un vantaggio sulle altre nazioni scoprendo una tecnologia che amplifica il potere delle mistiche e potentissime lenti runiche e ora sta setacciando tutto il continente, in cerca di un artefatto che aumenterà il suo potere ancora di più. È durante una di queste spedizioni che Seign Kesling, un giovane e promettente ufficiale imperiale e Nowa, un ragazzino di un villaggio remoto, si incontrano e diventano amici, imbarcandosi in un lungo viaggio in cui incontreranno anche la fiera guardiana Marisa.

Le vicende di Eiyuden Chronicle Hundred Heroes riflettono chiaramente i temi che sono stati il cuore pulsante delle creazioni di Murayama e delle sue opere, con complessi intrighi politici che si sviluppano su una vasta scacchiera popolata da una variegata gamma di personaggi, ognuno con il proprio background, ambizioni e abilità uniche. La vita, la morte, la libertà, l’ambizione, la guerra e la pace si intrecciano in un affresco narrativo ricco e coinvolgente grazie al contributo di tutti i personaggi coinvolti. Questo è solo uno dei numerosi elementi ereditati dalla saga Konami e reinseriti con maestria in ECHH, che si collega direttamente al concetto dei “Cento Eroi” menzionato nel titolo: come nei Suikoden, il gruppo di protagonisti sarà un vero e proprio esercito. Oltre ai soldati base, ci saranno numerosi Ufficiali che si uniranno alla nostra causa, rendendo i ranghi dell’armata incredibilmente affollati. Questi personaggi secondari non saranno mere comparse non giocabili e generiche, ma figure complesse e riccamente caratterizzate, ognuna con le proprie sfumature e differenze anche all’interno delle stesse specializzazioni. Oltre ai ruoli e alle professioni tradizionali, ci saranno anche varianti originali che, in alcuni casi, ribalteranno le regole di base del gameplay con abilità uniche ed esclusive, offrendo una varietà e una profondità senza precedenti.

Welcome back to the nineties

Di base, i combattimenti si svolgono utilizzando un classico sistema a turni, con attacchi, difese, mosse speciali (attivate tramite punti abilità rigenerabili nel tempo) e magie tramite le Lenti runiche (con i relativi MP). Si aggiungono abilità singolari esclusive o situazionali e potenti mosse combinate tra personaggi che hanno sinergie specifiche, oltre a molteplici strategie che possono essere impostate posizionando i combattenti negli slot più adatti, tra prima linea, retrovie e supporto. Le possibilità sono numerose, ma non sempre è facile sfruttarle al meglio, nonostante il gioco vi incoraggi a trovare le soluzioni migliori e a impostare routine automatizzate per gli scontri casuali, grazie alla possibilità di attivare l’Autobattle intelligente. Tuttavia, non sempre vale la pena dedicarcisi con cotanta precisione, a meno che non siate naturalmente meticolosi e non giochiate con le impostazioni più complesse, poiché il livello di difficoltà di base è piuttosto basso e non richiede una grande preparazione. Inoltre, sperimentare e impostare le build con cento personaggi può richiedere molte ore, specialmente considerando l’interfaccia utente dal design retrò che può rallentare il processo.

L’aspetto visivo di Eiyuden Chronicle Hundred Heroes si distingue per la sua natura squisitamente retro, che rappresenta sia un punto di forza che una debolezza del gioco nel complesso. La combinazione 2.5D di affascinanti sprite pixelati e sfondi poligonali è ricordata con affetto e generalmente apprezzata per le sue ottime animazioni, gli effetti luminosi accattivanti e il carattere distintivo del design. Tuttavia, ci sono momenti in cui questa estetica risulta spoglia e incoerente, con texture poco definite, modelli poligonali sempliciotti e occasionali problemi tecnici come stuttering e incertezze della telecamera. È particolarmente fastidioso avere angolazioni fisse nelle ambientazioni, con movimenti automatici che cercano di dare una sensazione di profondità, ma limitano la libertà di esplorazione quando si tratta di scegliere una direzione in occasione di biforcazioni, lasciando il giocatore a volte a fare scelte a caso senza la possibilità di esaminare attentamente l’ambiente. È un peccato, considerando che sulla mappa del mondo è possibile ruotare la visuale a proprio piacimento.

ECHH rappresenta un’enciclopedia di scelte stilistiche e di game design di una volta, con caratteristiche come i punti di salvataggio fissi, i combattimenti casuali mentre si esplorano aree pericolose (spesso mal calibrati in termini di frequenza e di necessità di grinding), e una assurda mancanza di log per le numerose missioni secondarie. Diciamo che il problema sorge quando la nostalgia per il passato ci tiene legati a convenzioni che potrebbero non essere più adatte a un pubblico moderno, abituato a soluzioni più pratiche ed efficienti. È tutto molto affascinante, ma allo stesso tempo estremamente faticoso. Non vogliamo definire il gioco noioso in sé, poiché offre una campagna principale di oltre quaranta ore e altrettante di missioni secondarie, senza contare gli svariati minigiochi (composti anche di bizzarre gare di ogni tipo) e la possibilità di personalizzare la città che fa da campo base. Tuttavia, la pesantezza derivante da un tale approccio decisamente vecchia scuola rischia di rendere l’esperienza noiosa prima del previsto. Sorge quasi il sospetto che l’adesione rigorosa a un approccio classico sia stata utilizzata come pretesto per evitare di dedicare tempo all’ottimizzazione complessiva del gioco. Inoltre, la lentezza delle operazioni, la rigidità dei menu e i frequenti tempi di caricamento – nonostante l’uso di un SSD su console attuali o PC – aggravano ulteriormente la situazione.

Piattaforme: PC, PlayStation, Xbox, Nintendo Switch

Sviluppatore: Rabbit and Bear Studios

Publisher: 505 Games

L’intento chiaro di Eiyuden Chronicle Hundred Heroes è quello di emulare fedelmente i giochi di trent’anni fa, con tutti i loro pregi e limiti. Quasi tutto ciò che caratterizzava i Suikoden di quel tempo è presente qui, con tutte le conseguenze, positive e negative, che ne derivano. Tuttavia, è importante ricordare che sono trascorsi tre decenni e, sebbene l’aura nostalgica possa affascinare, alcune innovazioni sono diventate fondamentali. Sebbene Eiyuden Chronicle Hundred Heroes riproponga meccaniche e idee eccellenti della saga di Suikoden, si presenta come un prodotto uscito direttamente da un’epoca ormai tramontata, non come un qualcosa di nuovo che riscopre il meglio del passato in una veste moderna e confortevole.
Dispiace molto, anche perché ci sono diverse eccellenze coinvolte e alcuni comparti brillano sul serio: le musiche sono molto belle e il doppiaggio è tra i migliori ascoltati negli ultimi anni, ad esempio. È incoraggiante tuttavia ricordare che sono stati annunciati diversi DLC, che potrebbero, oltre che arricchire ulteriormente l’esperienza di gioco, correggere le storture introducendo più quality of life.

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