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TIDAL certifica il fallimento di MQA e 360 Reality Audio?

Author: Hardware Upgrade

A partire dal 24 luglio 2024, non potrai più accedere alla musica nei formati MQA o 360 Reality Audio tramite qualsiasi applicazione o integrazione TIDAL“: questa l’incipit del messaggio che il popolare servizio di streaming musicale ha inviato qualche giorno fa ai propri abbonati.

Si tratta di un messaggio che mette da un lato la parola fine al formato ‘ad alta qualità’ che era stato il cavallo di battaglia del lancio di TIDAL e, dall’altro, getta scure ombre sul formato audio immersivo e posizionale di casa Sony, che aveva trovato nel servizio di music streaming uno degli sbocchi più facilmente accessibili al grande pubblico.

MQA: marcia indietro di TIDAL dopo anni di aria fritta?

Dopo averne decantato la supposta superiorità rispetto ai formati lossless, FLAC in primis, con tanto di documenti tecnici e white paper, ora TIDAL ha deciso di passare proprio al FLAC per lo streaming audio ad alta qualità e risoluzione, pensionando MQA (acronimo di Master Quality Authenticated) il formato creato nel 2014 da Meridian Audio.

Per quanto riguarda l’audio stereo, è stato scelto il formato FLAC, che supporteremo d’ora in poi perché è un formato open source: ciò significa che qualsiasi artista può fornire la propria musica in un formato d’alta qualità direttamente a TIDAL senza il coinvolgimento di terze parti“. Le parole di TIDAL suonano un po’ come una presa in giro, dopo che per anni ha cercato di portare acqua al proprio mulino e fatto spendere soldi aggiuntivi ai consumatori per accedere a prodotti certificati MQA, vendendo l’illusione che avrebbero avuto un’esperienza sonora di maggiore qualità rispetto al formato lossless open source più utilizzato. Chi, dovendo investire il suo denaro in un impianto audio per ascoltare musica liquida ad alta risoluzione in abbonamento da TIDAL non si è lasciato tentare dal marchio MQA sulla confezione ‘giusto per stare sicuro‘?

Il passaggio totale al FLAC potrebbe richiedere qualche tempo e TIDAL ha già messo le mani avanti: “Sebbene attualmente disponiamo di versioni FLAC a 16 bit e 44,1 kbps per quasi tutte le tracce MQA, potremmo non offrire una sostituzione per tutte le tracce. Stiamo lavorando per garantire che tutte le tracce MQA esistenti vengano sostituite prontamente con una versione FLAC“.

360 Reality Audio: Dolby batte Sony

Diverso il discorso per quanto riguarda il progetto 360 Reality Audio di Sony, molto interessante sulla carta e a livello tecnico, ma che ha avuto una scarsa ricaduta sugli utenti finali. Le potenzialità del formato immersivo e posizionale di Sony sono elevatissime, il problema è che per sfruttarlo al meglio è necessario che la musica stessa sia ‘pensata’ (e quindi creata) con il palcoscenico a 360°, con la fase di mixaggio che rappresenta un tassello fondamentale per regalare esperienze immersive agli utenti.

Nel catalogo presente su TIDAL in questi anni abbiamo invece assistito a una pletora di contenuti resi ‘immersivi’ in formato 360 Reality Audio semplicemente con un plugin automatico, che posiziona voci e strumenti in giro per lo spazio virtuale, senza però che alle spalle di questo processo risieda un vero e proprio intento creativo. Il risultato è stato spesso così deludente che molti – tra cui il sottoscritto – preferiscono di gran lunga le vecchie versioni stereo dei brani, trovando quelle 360 Reality Audio inutilmente artificiose. Un esempio su tutti: ‘Take Five’ di Dave Brubeck. Il posizionamento nello spazio degli strumenti nei primi secondi è molto interessante, soprattutto per quanto riguarda le percussioni, ma poi nel proseguimento il brano diventa presto stucchevole rispetto alla versione originale.

La frase con cui TIDAL introduce il cambio di formato in ambito immersivo racconta poi altro: “Per quanto riguarda l’audio immersivo, è stato scelto Dolby Atmos come formato da supportare grazie all’elevato numero di dispositivi compatibili, alla disponibilità di un catalogo e all’adozione del formato da parte degli artisti“. Dolby in questi anni ha dimostrato una grandissima capacità di far adottare dalle diverse industrie (cinema, musica, televisioni) i propri formati e standard coperti da royalty, spesso surclassando – in termini di adozione – formati open source e privi delle necessità di pagare dei diritti.

L’esempio del Dolby Atmos è lampante: nato come formato audio posizionale per i contenuti cinematografici in visione casalinga ha fatto letteralmente svoltare il mondo delle soundbar, dove la versione ‘virtualizzata’ anche senza canali posteriori reali ha elevato il livello di immersività, anche con apparecchi dal prezzo accessibile. In ambito TV e soundbar Dolby Atmos (ancora più del Dolby Vision in ambito video HDR) è diventato un marchio imprescindibile e – soprattutto – caratterizzato da grande riconoscibilità anche da parte del grande pubblico e di quello meno specializzato. Lo sbarco sulle piattaforme audio ne ha ulteriormente ampliato il successo e la mossa di TIDAL non fa che certificare questo processo.

Se siete utenti TIDAL, vi mancherà il formato MQA? Che esperienza avete invece attualmente con il Dolby Atmos in ambito musicale?

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