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Energia

Il rapporto dell’Ispra sui fattori di emissione del parco di generazione elettrica


Author: Luca Re QualEnergia.it

[unable to retrieve full-text content]Autore: Antonio Caputo – Ispra Data di pubblicazione: marzo 2019 Numero di pagine: 123 Il seguente documento è collegato all’articolo: Con gas e rinnovabili il mix elettrico italiano è tra i più puliti in Europa Scarica pdf

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Energia

Antonio Lamberto Martino: “Ho scelto il pane per curiosità”

Author: stefania Rinnovabili

Antonio Lamberto Martino: “Ho scelto il pane per curiosità”

(Rinnovabili.it) – «Il lievito naturale è la più importante scoperta di trasformazione fatta sul cibo» spiega Antonio Lamberto Martino, uno dei maggiori esperti italiani di tecnica della panificazione. Nel pane è la nostra storia, ma Antonio non si accontenta delle risposte della tradizione. Lo studio e la ricerca lo portano dalla Sicilia in giro per il mondo a comprendere i diversi processi di lievitazione e di lavorazione del pane. Ricette e non solo: nel suo libro La bontà del pane e tante ricette mediterranee (edito da Mondadori), ad esempio, Antonio Lamberto Martino spiega con chiarezza le differenze tra lievito naturale, lievito di birra e lievito chimico. Ha partecipato come giudice a Bake off Italia e alla Prova del cuoco, ma confessa che non lo interessa tanto la notorietà quanto far conoscere il lavoro e la fatica che stanno dietro ai cibi che portiamo in tavola. Una tavola allegra, conviviale, fatta dei piatti semplici della tradizione mediterranea: non per niente Antonio Lamberto Martino ha ideato il Manifesto per una degustazione mediterranea. Dirige la scuola di panificazione Laboratorio in corso, collabora con aziende agricole biologiche e si dedica allo studio dei grani autoctoni, che predilige: leggete il suo libro e scoprirete perché…

Antonio Lamberto Martino: “Ho scelto il pane per curiosità”

Più che all’apparenza guardi alla sostanza: ti distacchi dal cliché consueto degli chef, o aspiranti tali, che affollano le trasmissioni televisive. Perché hai scelto il pane, passione o tradizione familiare?

Ho rischiato di diventare una star con il solo obiettivo di appagare il mio ego, ma per buona sorte i miei sacrifici, i miei studi e il mio buon senso hanno prevalso su tutto questo. Se la televisione è il coronamento di tanti sacrifici, perché rinunciare? Perché voglio raccontare il contadino, il pescatore e il duro lavoro di chi imbandisce le nostre tavole, mentre la televisione attuale è troppo ovattata per essere una valida interprete dei loro sacrifici. Oggi parteciperei solo a un programma televisivo o a un evento gastronomico che mettessero in risalto anche questi aspetti: altrimenti sto bene così.

Cosa mi ha spinto nel mondo del pane? Non la passione: questa ti acceca, non ti permette di focalizzare i pregi e i difetti di ciò che fai, è intrisa di contraddizioni. In nome della passione tutto è giustificato, ci permettiamo enormi ignoranze, ripetiamo gli stessi difetti, e anche quando apprendiamo nuove nozioni non ci applichiamo veramente perché l’importante è essere appassionati. Quindi dov’è il miglioramento se siamo guidati solo dalla passione?

Per questo la passione non basta a giustificare il mio cammino nel cibo, iniziato proprio dal mondo del pane. E nemmeno la tradizione familiare. Direi piuttosto che ho scelto il pane per curiosità.

Fin da bambino, vedendo mia nonna impastare, mi sono chiesto cosa riuscisse a trasformare farina e acqua in qualcosa di altamente digeribile e nel contempo così gustoso: alle mie imperterrite domande mi veniva sempre risposto la “pratica”, ma sapevo che questo non poteva bastare. È qui che la passione ha mostrato i suoi limiti, non mi spiegava cosa accadeva realmente, anche la più consolidata delle pratiche non riusciva a soddisfare la mia curiosità, avevo bisogno di risposte certe non solo per me ma anche per chi un giorno avrebbe gustato il mio pane. Da questo momento il pane è stato un totem verso uno stile di vita fatto di domande per capire e migliorare, e per rispondere ai miei infiniti quesiti sul vastissimo mondo del cibo. Quindi è la sete di conoscenza verso l’alimento tecnologicamente più evoluto e complesso che l’uomo abbia mai fatto che mi ha letteralmente lanciato dentro il mondo delle farine ancora prima del pane.

IMG_0865Nel tuo libro esorti a lavorare con le mani: fare il pane è un’esperienza sensoriale che non si può delegare alle macchine. In un mondo che corre sembra quasi un antistress…

Questa cosa che il pane è un antistress mi è stato detto tante volte, anche il fai da te casalingo è un ottimo antistress, come tanti altri lavori manuali: in questo nuovo millennio la tecnologia sta gradatamente sostituendosi al lavoro manuale a discapito della creatività. Ma il pane, l’impastare con le mani, ha qualcosa che tutti gli altri lavori non hanno: la nascita e la crescita – si chiama vita – mentre tutti gli altri lavori sono inconfutabilmente stabili, statici. Il pane per diventare tale pretende perentoriamente di essere attraversato dalla vita batteri e funghi trasformano la farina in qualcosa di commestibile e nutriente, ma se non sai coordinare e dirigere questa quasi illimitata orchestra puoi anche convincerti di essere il mago Merlino, ma al pane hai ben poche storie da raccontare.

A 40 anni suonati, di cui ben 34 anni trascorsi impastando farine, uso ancora le mani, amo mettermi alla prova ma metto alla prova anche gli altri: come ho detto prima, al pane di chiacchiere non gliene puoi raccontare.

La rivoluzione verde del secolo scorso ha aumentato le rese agricole, ma con l’uso incontrollato di pesticidi e di fertilizzanti. Nelle tue ricette suggerisci di usare farine integrali di grani autoctoni. Perché sono da preferire, ritieni che oltre al gusto abbiano anche un valore in termini di sostenibilità ambientale?

In laboratorio sono state create appositamente delle varietà di grano molto più basse rispetto a quelle presenti in natura appunto per concentrare più energia possibile nella cariosside, proteine e amido gli obiettivi primari. Ovviamente tutto questo va a scapito dell’apparato radicale che, trovandosi forzatamente più corto, è incapace di andare a prelevare in profondità i minerali necessari per il proprio sostentamento (azoto, fosforo e potassio tra i primi) obbligando così l’uomo a somministrare alla pianta questa parte mancante. A questo si somma lo stress fisico che il contadino è costretto ad apportare alla terra: questa incapacità delle radici di andare in profondità costringe a praticare arature sempre più profonde, procurando alla terra uno stress fisico non trascurabile.

Il grano autoctono inoltre è stato selezionato dai contadini direttamente nei campi tirando fuori la pianta che autonomamente si mostrava capace di affrontare le avversità ambientali, come parassiti o carenze idriche, per poi essere riseminato nell’anno successivo; il grano selezionato in laboratorio, invece, non conosce le difficoltà che la natura gli mette dinanzi, ma punta dritto alla sola resa in termini di quantità produttiva.

Il grano autoctono è sicuramente controcorrente per lo sviluppo tecnologico industriale com’è concepito oggi – dal campo ai processi molitori – ma rimane pur sempre la salvezza della nostra stessa esistenza su questa Terra, se vogliamo realmente continuare a farlo.

IMG_0870Il pane è l’elemento centrale della tavola, della socialità del cibo. Qual è il pane per la scarpetta perfetta?

Ti potrei dire la ciabatta, la baguette, comunque tutti quei pani che hanno una crosta sufficientemente compatta e nel contempo concava da accogliere i sughi, ma voglio andare oltre: il pane che si adatta meglio ad essere scarpetta è quello con tanta mollica al suo interno, è la mollica la spugna del nostro piatto, con un’alveolatura compatta, con buchi non troppo larghi. La mollica conquista indiscutibilmente il podio per i palati goderecci come il mio.

So che hai seguito con favore le manifestazioni dei ragazzi di #FridaysforFuture promosso da Greta Thunberg per fermare il cambiamento climatico. Se dovessi dare una loro definizione, di che pasta sono questi ragazzi?

Stoica, i ragazzi di oggi sono dei perfetti stoici. A differenza degli adulti mostrano le proprie idee senza fare uso dell’ira, sanno resistere alle offese mostrando il lato migliore attraverso la comprensione, si danno forza l’uno con l’altro rallegrandosi; noi adulti, al contrario, ci dimostriamo divisi e divisibili, sempre imbevuti delle nostre stupide certezze. I grandi impegni, come questo di fermare il cambiamento climatico, li compattano: per questo credo che i giovani siano i soli in grado di cambiare veramente il mondo in meglio. Questi giovani coltivano lo spirito prima delle loro ambizioni, ma soprattutto sostengono fortemente la vita.

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Energia

Consiglio Energia, l’Ue continua a puntare sul gas “sostenibile”


Author: Luca Re QualEnergia.it

“Dal Tap 12 miliadi di metri cubi di gas”. Critica la posizione italiana: il sottosegretario Crippa ha bocciato alcuni progetti come quelli che riguardano la cattura della CO2.

L’Europa non ha ancora le idee chiare sul percorso migliore per de-carbonizzare il mix energetico: questo, in sintesi, il principale commento del sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Davide Crippa, dopo la sua partecipazione al vertice informale del Consiglio Ue sull’energia che si è svolto ieri, 2 aprile, in Romania a Bucarest. “Invece di velocizzare […]

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Energia

Capacità elettrica mondiale, un terzo è da fonti rinnovabili

Author: stefania Rinnovabili

capacità elettrica mondiale

A livello globale, la capacità elettrica verde ha raggiunto i 2.351 GW alla fine dello scorso anno

(Rinnovabili.it) – Nuovo traguardo per le fonti rinnovabili: oggi forniscono oltre un terzo della capacità elettrica mondiale. A tracciare la crescita globale delle green energy è l’agenzia internazionale IRENA attraverso le proprie statistiche annuali (Capacity Statistics 2019- pedf in inglese). Il rapporto fornisce un puntuale quadro per il 2018, anno in cui l’energia pulita si è affermata come la scelta predominante per la nuova capacità installata. Un più 171 GW fra idroelettrico, fotovoltaico eolico e geotermico che portano il totale di capacità elettrica verde mondiale a quota 2.351 GW.

Quello che emerge è uno scenario dinamico dove le fonti rinnovabili crescono costantemente (ma a velocità differenti a livello regionale) scontrandosi con l’immutato quadro dei combustibili fossili. Per Adnan Z. Amin direttore generale di IRENA, l’exploit del 2018 è in perfetta continuità con il trend degli ultimi cinque anni “che riflette un continuo cambiamento verso le rinnovabili come motore della trasformazione energetica globale”. L’attuale ritmo di crescita però non basta. “Il dispiegamento delle fer deve essere ancora più veloce per garantire il raggiungimento degli obiettivi climatici globali e degli obiettivi di sviluppo sostenibile”, ha continuato Amin.

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Forza trainante del 2018 è stato il comparto fotovoltaico con ben 94 GW di nuova capacità di produzione elettrica sui 171 assegnati complessivamente alle fer. A catalizzare le nuove installazioni verdi è soprattutto l’Asia, Cina in primis, con ben il 61% della nuova capacità. Di contro, però, è stata anche la regione che ha aggiunto la maggior quota di GW fossili nello stesso periodo, annullando i cali registrati in Europa, Oceania e Nord America (leggi anche Così la produzione rinnovabile europea sta facendo fuori il carbone).

I dati sulla nuova capacità elettrica da fonti rinnovabili

  • Energia idroelettrica: la crescita ha continuato a rallentare nel 2018 e solo la Cina ha aggiunto una quantità significativa di nuova capacità (+8,5 GW). Il settore può contare in totale su un installato di 1.172 GW.

  • Energia eolica: la capacità globale è aumentata di altri 49 GW raggiungendo un totale cumulato a livello mondiale di 564 GW. La Cina e gli Stati Uniti hanno continuato a rappresentare la maggior parte dell’espansione (rispettivamente con più 20 GW e 7 GW), ma si sono fatti notare anche Brasile, Francia, Germania, India, e il Regno Unito con un GW di nuova capacità a testa.
  • Bioenergie: tre paesi hanno rappresentato oltre la metà della crescita del settore, ossia Cina con i suoi nuovi 2 GW, l’India con 700 MW e il Regno Unito con 900 MW. La capacità mondiale cumulata è oggi a 121 GW.
  • Energia fotovoltaica: è aumentata di 94 GW l’anno scorso (+ 24%). L’Asia ha continuato a dominare la crescita globale con un aumento di 64 GW (circa il 70% dell’espansione globale nel 2018). Altri importanti aumenti sono stati registrati negli Stati Uniti (+8,4 GW), in Australia (+3,8 GW) e in Germania (+3,6 GW). La capacità cumulata totale è arrivata a 480 GW.
  • Energia geotermica: il settore è aumentato di 539 MW nel 2018, con la maggior parte dell’espansione legata alla Turchia (+219 MW) e all’Indonesia (+137 MW), seguita da Stati Uniti, Messico e Nuova Zelanda. La capacità cumulata mondiale è a quota 13 GW.

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A Webinar: Colocation Data Center Excellence through Out-tasking Facility Operations

Author: Greg Jones Schneider Electric Blog

With rapid growth continuing in the data center colocation market, colocation providers are scrambling to find enough talented professionals to run their facilities. An upcoming webinar will discuss a strategy for helping them deal with the situation: out-tasking critical facility operations to a third party.

Out-tasking colocation critical facility operations

The numbers tell the story, with analysts such as 451 Research, predicting a compound annual growth rate of 9.3% in the colocation market from 2017 to 2022. Others are even more bullish. Zion Market Research says the colocation market will grow from $ 31 billion at the end of 2017 to $ 105 billion by 2026, a CAGR of more than 14%. Global Market Insights expects a CAGR of more than 17% from 2018 to 2024.

No matter whose numbers you choose to believe, it’s clear that colocation companies are in a constant state of expansion. They are challenged to quickly design and build new facilities in order to take advantage of market opportunities.

But building new facilities really isn’t the hard part. Companies can use reference designs and take advantage of modular data center components to build out new facilities in far less time than the “stick built” data centers of the past. Such an approach also reduces risks inherent in stick-built construction and the resulting data centers are typically more efficient as well.

Colocation Webinar

The real challenge comes after the data center is built and is ready to populate with IT gear. At that point, you need a staff of data center professionals who understand how to operate and maintain a critical facility. However, this talent is in short supply. Indeed, the colocation industry has one of the lowest unemployment rates of any industry – less than 0.5%, or one-half of one percent.

That leaves colocation providers scrambling to recruit and train new critical infrastructure operations professionals, which takes time. Once trained, companies then need to also retain these employees, which is another challenge in such a competitive market.

A Viable Solution: Out-tasking Critical Facility Operations

There is another option: out-tasking your critical facility operations. Schneider Electric, for example, currently operates more than 100 data centers for customers around the globe, including some of the world’s largest. We understand the skills shortage problem because we live it, too.

But we also have a recruitment and training program set up to deal with it, such that we’re continually training the next class of critical facility technicians (CFTs). This is no mean feat, because the skills required to manage a critical facility are many, including risk and asset management, vendor management, and budgeting.

Attend our Webinar – Understand Benefits of Facility Operations for your Colocation

To learn more about the topic, join me for a webinar, Enabling Growth and Service Excellence for Colocation Providers by Out-tasking Data Center Operations, Wednesday, April 10, 2019, at 10 a.m. ET.

I’ll be joined by two industry experts. Brian Gisi, Infrastructure Management & Services Manager at IBM, will share how out-tasking IT white space operations has enabled growth for IBM. Also on hand will be my colleague Tony DeSpirito, Vice President/General Manager of Data Center Operations for Schneider Electric. Tony runs the team that operates all those data centers around the globe and will talk about the benefits colocation providers can yield from partnering with a third party for data center operations.

It’ll be an hour well-spent, providing you with information on an option that can help you deal with the tremendous growth and opportunity that the colocation industry is now experiencing. Be sure to register now.