Author: GAMEmag – Videogames
“Gli sviluppatori di videogiochi non dovrebbero monetizzare la dipendenza ai videogiochi” è il parere del Senatore Repubblicano Josh Hawley, che ha presentato un disegno di legge per impedire che meccaniche di tipo pay-to-win e le tanto criticate loot box finiscano all’interno di videogiochi indirizzati al pubblico giovane. La nuova legge assumerebbe il nome di “The Protecting Children from Abusive Games Act”.
Rispecchia la già esistente “Children’s Online Privacy Protection Act”, che impedisce di tracciare online i bambini a scopi pubblicitari. Punta i giochi rivolti ai minorenni e “i giochi i cui sviluppatori consentono consapevolmente ai minorenni di effettuare micro-transazioni”. A tali giochi non sarebbe consentito di avere al loro interno contenuti di tipo loot box definiti come “micro-transazioni che offrono ricompense casuali o parzialmente casuali”, come si può leggere nel riassunto del disegno di legge pubblicato sul sito dell’ufficio di Hawley.
In cui si citano anche le meccaniche pay-to-win che “manipolano il sistema di progressione di un gioco per indurre i giocatori a spendere soldi ” o che alterano “l’equilibrio competitivo tra i giocatori dei giochi multiplayer”. La Federal Trade Commission monitorerebbe sull’effettiva applicazione della legge.
“Quando i bambini giocano a giochi pensati per gli adulti, dovrebbero essere bloccati dalla possibilità di effettuare micro-transazioni in maniera compulsiva. Gli sviluppatori di giochi che sfruttano consapevolmente i bambini dovrebbero affrontare conseguenze legali” dice ancora Hawley.
ESA, l’organizzazione che tutela i videogiochi negli Stati Uniti e che, tra le altre cose, organizza E3, ha replicato alle dichiarazioni del Senatore, osservando che numerosi paesi, tra cui Irlanda, Germania, Svezia, Danimarca, Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito, hanno stabilito che le loot box non sono equiparabili al gioco d’azzardo. “Presto condivideremo con il Senatore strumenti e informazioni già fornite dall’industria che dimostrano come sia possibile mantenere il controllo delle spese di gioco da parte dei genitori. I genitori hanno già la possibilità di limitare o vietare gli acquisti in-game con controlli parentali di facile utilizzo” si legge in una nota di ESA.
D’altra parte è vero che il dibattito sulle loot box all’interno dei videogiochi è in corso da tempo, Olanda e Belgio hanno reso le loot box illegali e uno studio è in corso in Australia. Portare una limitazione simile in un mercato principale come quello degli Stati Uniti, d’altronde, avrebbe ripercussioni sull’industria dei videogiochi molto più forti rispetto a quelle che provengono da mercati minori come Olanda e Belgio. Fino a oggi soprattutto i senatori democratici negli Usa sono apparsi particolarmente sensibili al problema, principalmente nella figura della senatrice Margaret Hassan. La Hassan aveva sottoposto la problematica alla FTC che in febbraio aveva annunciato un workshop pubblico per discutere della questione con le autorità competenti. Potrebbe quindi essere trovato velocemente un accordo nel Congresso per rendere definitivamente il “Protecting Children from Abusive Games Act” una legge dello stato federale.
Prima che possa diventare legge, comunque, la proposta deve essere esaminata dalle commissioni competenti e poi approvata sia dalla Camera dei rappresentanti che dal Senato prima di poter essere firmata dal presidente. Proposte simili sono già pervenute da parte di alcuni stati come Washington, Hawaii e Indiana, ma non sono state fino a oggi tramutate in leggi.
Fondamentalmente si equipara la meccanica delle loot box al gioco d’azzardo perché il giocatore fa una scommessa nella speranza di ottenere contenuti per lui importanti che rimangono nascosti fino all’apertura della cassa premio.