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Samsung Galaxy Book S, nuovo 2-in-1 ARM

Di Filippo Vendrame venerdì 26 luglio 2019

Samsung è al lavoro su di un PC 2-in-1 basato su piattaforma ARM che si dovrebbe chiamare Galaxy Book S.

Samsung Galaxy Book 2

Galaxy Book S dovrebbe essere il nome del nuovo PC 2-in-1 Windows 10 basato su piattaforma ARM su cui Samsung sta lavorando. Un computer che dovrebbe essere il diretto successore dell’attuale Galaxy Book 2 anche lui basato su piattaforma ARM e precisamente sul SoC Snapdragon 850.

Non ci sono troppi dettagli tecnici su questo nuovo dispositivo ma Samsung Galaxy Book S potrebbe adottare il più performante SoC Snapdragon 8cx che Qualcomm ha sviluppato proprio per questa categoria di prodotti. Queste indiscrezioni giungono da Evleaks, dunque una fonte molto affidabile. Tuttavia, Evleaks non è stato l’unico a parlarne.

L’ente di certificazione Bluetooth SIG ha infatti certificato questo computer ed ha evidenziato come il suo numero di riferimento sia SM-W767. Grazie a questa certificazione è stato possibile apprendere che il Samsung Galaxy Book S è dotato di Bluetooth 5.0.

Ma questo computer è passato di recente anche su Geekbench che ha permesso di scoprire che adotta un sistema operativo Windows 10 32 bit e che dispone di 8 GB di RAM e di una CPU octa core.

Anche se basato su una piattaforma ARM, il Samsung Galaxy Book S sarà in grado di eseguire tutte le app Windows. Visti questi indizi, è lecito ipotizzare che il computer sia nella fase finale di sviluppo. A settembre si terrà l’appuntamento di IFA 2019 ed è possibile che in quell’occasione Samsung possa annunciare questo suo nuovo prodotto.

Author: Gadgetblog.it

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Orange Is The New Black, 5 personaggi che non dimenticheremo

Author: Paolo Armelli Wired

Arriva a conclusione la rivoluzionaria serie Netflix che ci ha regalato tanti ritratti inediti di personaggi femminili fuori dal comune

Il 26 luglio debutta su Netflix la settima e ultima stagione di Orange Is The New Black. La serie tv penitenziaria creata da Jenji Kohan ha in questi anni cambiato non solo il panorama televisivo (è stata assieme a House of Cards una delle prime produzioni che hanno lanciato Netflix nel mondo dello streaming originale), ma anche la narrazione delle figure femminili in tv.

Attraverso il pretesto della detenzione e dei problemi che sorgono in carcere, Orange è riuscita a dare volto e voce a una serie di donne (afroamericane, lesbiche, immigrate, anziane e così via) che non avevano mai avuto una rappresentazione complessa e veritiera sullo schermo, tanto che Time l’ha definita “la serie tv più importante del decennio” (più di Game of Thrones). E ora che ci prepariamo al congedo definitivo, rivediamo alcuni dei personaggi più significativi che difficilmente scorderemo.

1. Taystee

Nonostante la giovinezza difficile e una vita passata fra traffico di droga e dentro e fuori di prigione, Tasha Taystee Jefferson (interpretata da Danielle Brooks) è riuscita a sviluppare un’intelligenza e una cultura non comuni in carcere, tanto da lavorare prima nella biblioteca del penitenziario di Litchfield e poi come assistente del capo delle guardie Caputo. Ma soprattutto è il cuore leggero di tutto il cast: nonostante Orange is the New Black abbia i suoi momenti drammatici, lei riesce sempre ad alleggerire con il suo umorismo e il suo sarcasmo, divenendo il modello di donna che fa da sostegno morale e consigliera a tutti. In più è una fan sfegatata di Harry Potter, quindi difficile non amarla.

Fra gli alti e bassi che ha dovuto sopportare in prigione, significativo è sicuramente il suo rapporto con Poussey (Samira Wiley), in quanto la loro accoppiata in quanto personaggi divertenti e pieni di battute le portava un po’ di luce in un mondo altrimenti molto tetro. La drammatica morte di lei e la successiva protesta innescata proprio da Taystee complicano notevolmente le cose all’interno di Litchfield, ma ci hanno regalato anche momenti di profonda commozione e solidarietà femminile.

2. Susanne (Crazy Eyes)

Affetta da una grave instabilità mentale e da violenti attacchi d’ira, Susanne Crazy Eyes Warren (interpreta da Uzo Abuda) è uno dei personaggi più sorprendenti della serie: all’inizio la si percepisce come una stalker potenzialmente pericolosa, data la sua ossessione per Piper, ma pian piano si scopre il suo lato più mite e sentimentale. Soprattutto si scopre il suo lato letterario e artistico, quando inizia a recitare versi a memoria e a scrivere componimenti lei stessa, fino a diventare spacciatrice di racconti erotici (nonostante le sue esperienze sessuali praticamente nulle) fra tutte le detenute.

Spesso esilarante e buffa per il suo aspetto scarmigliato e i suoi occhi ondivaghi, Susanne è capace anche di incutere parecchio timore, soprattutto quando entra nella gang di Vee, dalla quale però poi si affranca. Il suo carattere è anche molto influenzato dalle medicine che deve prendere in continuazione e risente dei soprusi che ha dovuto subito per tutta la vita per via dei suoi disturbi: anche in carcere soffre per il nomignolo Crazy Eyes, però nonostante tutto vuole solo trovare accettazione e affetto da parte delle altre. Cose che ha ricevuto sicuramente dal pubblico.

3. Sophia

Personaggio se vogliamo minore per numero di scene, quella di Sophia Burset (Laverne Cox) è una figura però cruciale nel comprendere la rilevanza che questa serie ha avuto nella rappresentazione della diversità. Sophia infatti è un donna transessuale ed è finita in carcere proprio per una frode legata ai finanziamenti necessari per la sua transizione: tutta la sua storia è piena di dettagli inediti (il rapporto con la sua partner precedente e con il figlio, la lotta quotidiana per ottenere gli ormoni ecc.) che gettano nuova luce su un difficile passaggio che spesso è bollato con ovvietà e pregiudizi.

Il personaggio di Sophia, poi, è stato fondamentale per lanciare la carriera dell’attrice che la interpreta, Laverne Cox: è stata la prima attrice transessuale a essere candidata a un Emmy nonché la prima persona transgender a finire sulla copertina di Time. Grazie proprio al suo ruolo in Orange Is The New Black, Cox ha potuto farsi conoscere al grande pubblico e diventare una delle più impegnate attiviste Lgbt+ soprattutto per la giusta rappresentazione delle persone transessuali nei media e sui luoghi di lavoro.

4. Big Boo

Carrie Big Boo Black (interpretata da Lea DeLaria) è un altro di quei personaggi a cui non ti aspetteresti di affezionarti. Dal carattere ruvido e un po’ aggressivo e dagli istinti sessuali insaziabili, con delle derive anche preoccupantemente terrificanti (ricordiamo il piano della scopa), Big Boo è una detenuta lesbica dall’aspetto decisamente mascolino, il prototipo della cosiddetta butch queen. Proprio per questa sua estetica maschile ha dovuto affrontare il pregiudizio di moltissime persone, in particolare quello della madre, che non hanno mai accettato fino in fondo la sua natura e con cui lei si è sempre scontrata in modo diretto e militante.

Ma dietro alla scorza necessariamente indurita a causa delle avversità, Big Boo nasconde un cuore d’oro, e in particolare lo vediamo nell’amicizia profonda che sviluppa con Pennsatucky, in particolare dopo lo stupro che quest’ultima subisce. Perfetta confidente e all’occasione anche osservatrice comica, questa detenuta ci ha insegnato a non giudicare mai le persone dalle apparenze ma soprattutto ad aprire la mente alle diverse sfaccettature dell’omosessualità femminile, anch’essa troppe volte circondata con cliché e preconcetti.

5. Nicky

A dare il volto a Nicky Nichols è Natasha Lyonne, la sorprendete attrice che è stata anche la protagonista oltre che la co-creatrice di Russian Doll, la recente serie Netflix che ha stupito tutti per la sua struttura narrativa e il suo tono al contempo tragico e ironico. Merito appunto di Orange Is The New Black di averci fatto conoscere un talento così vivace e insolito, proprio com’è il personaggio di Nicky: proveniente da una famiglia benestante, la ragazza non è mai riuscita a dominare i suoi istinti autodistruttivi e per questo cade nel tunnel della droga.

In carcere però Nicky ha la possibilità di cominciare una nuova vita e soprattutto sperimentare affetti che non aveva mai provato prima: tenta a lungo e con successo di disintossicarsi, mentre diventa la pupilla della cuoca Red, nella quale vede una figura materna che non ha mai avuto. Per superare la propria astinenza da stupefacenti, però, dà libero sfogo ai suoi impulsi sessuali, finendo però per innamorarsi di Lorna. Sarcastici, terribilmente onesta e sempre convinta di poter dire quello che vuole, Nicky è uno dei personaggi più autentici della serie, mai definita solo dalla sua condizione di dipendenza ma soprattutto dalla sua personalità diretta e incontenibile.

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Google certifica un nuovo prodotto: è il Pixelbook 2?

Di Filippo Vendrame venerdì 26 luglio 2019

La FCC ha certificato un nuovo dispositivo di Google e potrebbe trattarsi del nuovo Pixelbook 2.

Pixelbook

Google ha già confermato che un Pixelbook 2 è in arrivo e il debutto potrebbe essere anche molto vicino. La FCC americana, infatti, ha certificato un nuovo dispositivo di Big G ed è molto probabile che si tratti proprio del nuovo laptop Chrome OS dell’azienda.

La certificazione non permette di scoprire dettagli sull’hardware in quanto è stato secretato nella documentazione ma ci sono diversi fattori che puntano al Pixelbook 2. Innanzitutto, la certificazione è stata richiesta da Quanta che ha prodotto il Pixelbook originale. Inoltre, il codice richiesto alla FCC è compatibile con quello dei dispositivi Pixel di Google.

In realtà, il codice attribuito è più vicino a quello degli smartphone Pixel che a quello dei Pixelbook, ma potrebbe essere benissimo che Google abbia deciso di cambiare questo dettaglio.

Quello che appare chiaro, comunque, è che è in arrivo un nuovo dispositivo di Google e sebbene non ci sia alcuna certezza sulla sua natura, gli indizi puntano tutti verso il nuovo Pixelbook 2.

Su questo computer non si sa quasi nulla ma dopo lo scarso successo del Pixel Slate, Google è chiamato a realizzare un prodotto di altissima qualità.

La documentazione della FCC sarà secretata sino a gennaio. Un’indicazione che rappresenta un chiaro indizio su quando questo dispositivo potrebbe debuttare.

Author: Gadgetblog.it

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Bolsonaro ha già accelerato la deforestazione dell’Amazzonia

Author: Giulia Giacobini Wired

Dall’inizio dell’anno ad oggi sono scomparsi 3.700 km² di foresta. In parte, questo dramma, è frutto dell’insediamento del governo Bolsonaro e delle sue politiche all’insegna dello “sfruttamento ragionevole” del polmone verde

La foresta Amazzonica (foto: CARL DE SOUZA/AFP/Getty Images)

Da tempo la superficie della foresta amazzonica non diminuiva a un ritmo così frenetico come quello che ha preso da quando Jair Bolsonaro è diventato presidente del Brasile. Secondo l’Inpe, l’Istituto nazionale di ricerche spaziali – che si basa su misurazioni e immagini satellitari affidabili al 90% – dall’inizio dell’anno ad oggi si sono persi circa 3700 km² di foresta, pari a circa un quinto del Galles; 1250 di questi sono scomparsi solo nei primi 22 giorni di luglio. Il dato mostra un aumento superiore al 100% rispetto allo stesso periodo l’anno scorso ed è uno dei peggiori negli ultimi anni.

Secondo Bolsonaro si tratterebbe di fake news. “Io credo alla realtà e la realtà mi dice che se tutti i dati sulla deforestazione fossero veri, l’Amazzonia non esisterebbe più. Invece esiste ed è in salute”, ha detto di recente.

L’Inpe, però, non è l’unico a parlare di emergenza. “Riceviamo sempre più segnalazioni [di disboscamento]”, dice, interpellata da New Scientist, Mikaela Weisse che lavora per la no-profit World Resources Institute e collabora con il team di ricerca Global Land Analysis & Discovery dell’università del Maryland. Rispetto al giugno dell’anno scorso, è arrivato il 75% di allarmi di deforestazione in tempo reale – uno speciale sistema in grado di allertare gli studiosi sui disboscamenti in atto – in più.

Jair Bolsonaro, Brazil’s president, speaks during a swearing-in ceremony for Gustavo Montezano, chief executive officer for the Brazilian Development Bank (BNDES), not pictured, at the Planalto Palace in Brasilia, Brazil, on Tuesday, July 16, 2019. Montezano said one of his goals is to speed up the sale of stakes bank owns in companies; sees sale of up to 100 billion reais this year. Photographer: Andre Coelho/Bloomberg

Cosa c’entra il governo Bolsonaro

Il fatto che la deforestazione dell’Amazzonia – o meglio, di una parte dell’Amazzonia: il 40% della foresta si trova fuori dai confini brasiliani – sia aumentata da quando Bolsonaro è diventato presidente non è un caso. L’ex generale ha ribadito più volte che bisogna sfruttare la foreste “in modo ragionevole e, per questo motivo, ha rivisto alcune misure che, negli anni, avevano garantito l’esistenza e la sopravvivenza del polmone verde. All’inizio del suo mandato ha deciso, per esempio, di affidare le riserve indigene, che prime venivano gestite dalle popolazioni autoctone, al ministero dell’Agricoltura il cui interesse principale è far posto a coltivazioni come quelle della soia.

Bolsonaro ha poi una responsabilità indiretta. Come sottolinea New Scientist, in Brasile c’è una legge che vieta ai proprietari terrieri di disboscare più di un quinto dei loro possedimenti. Bolsonaro non ha modificato questa legge ma – come ha scoperto Carlos Rittl che lavora per Climate Observatory, un network di organizzazioni ambientali brasiliane – da quando è diventato presidente le operazioni del governo per assicurare l’applicazione di questa legge sono diminuite, da gennaio ad aprile, del 70%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questa impunità avrebbe indotto molti proprietari terrieri a non rispettare più il provvedimento e avrebbe quindi causato l’abbattimento di moltissimi alberi.

Secondo Erika Berenguer, una ricercatrice che lavora all’università di Oxford, il governo Bolsonaro è collegato alla deforestazione anche per un altro motivo. Il ministro dell’Ambiente Ricardo Salles, che in passato ha espresso a più riprese dubbi sull’esistenza del cambiamento climatico, ha di recente gettato alcune ombre sul fondo per l’Amazzonia, un progetto finanziato dei governi norvegese e tedesco che negli ultimi 11 anni ha distribuito fondi alle associazioni che cercavano di prevenire la deforestazione. Salles, in particolare, ha detto che i soldi non vengono gestiti in maniera lecita, facendo pensare ad alcuni che il fondo verrà eliminato a breve.

Cosa bisogna aspettarsi

New Scientist fa notare che questi livelli di deforestazione sono comunque molto lontani da quelli registrati negli anni Ottanta e Novanta, quando ogni anno scomparivano decine di migliaia di km² di foresta e che, dal 2004 al 2018, il disboscamento è diminuito del 72%.

L’atteggiamento di Bolsonaro può però mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’Amazzonia, causando danni globali. “Andare avanti con la deforestazione dell’Amazzonia significa rendere ancora più difficile la riduzione delle emissioni di CO2 ”, fa notare Mark Maslin dell’University College London. Chi rischia di più nel breve termine, invece, è la popolazione indigena che vive nella foresta. “Ormai credo sia in atto una vera e propria guerra”, ha detto Fiona Watson dell’associazione Survival International.

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Questo dispositivo elimina il 100% del sale dall’acqua marina solo con la luce del Sole

Author: Mara Magistroni Wired

A Melbourne hanno sviluppato un sistema economico e efficiente che potrebbe risolvere i problemi di accesso all’acqua pulita per milioni di persone sul pianeta

acqua
(immagine: Monash University)

L’accesso all’acqua potabile è ancora un grosso problema per una larga fetta di popolazione mondiale, soprattutto nei Paesi a basso reddito che avrebbero bisogno dunque di sistemi di purificazione economici e ad alta efficienza. Oggi una possibile soluzione arriva dalla Monash University in Australia, dove un team di ingegneri ha sviluppato un nuovo sistema che sfrutta con altissima efficienza (94%) la fonte di energia pulita a costo zero per eccellenza, ossia la luce solare, per far evaporare l’acqua e separare in tal modo il 100% del sale e delle impurità. Ecco come.

Il dispositivo – descritto nell’articolo pubblicato su Energy & Environmental Science – è costituito da un recipiente con al centro un filo di cotone da 1 mm che serve a portare l’acqua contenuta a un filtro di carta fortemente idrofila (che dunque trattiene l’acqua).

La particolarità del dispositivo è l’abbinamento del filtro a uno strato di nanotubi di carbonio, strutture che assorbono la luce del Sole e la convertono in calore che fa evaporare l’acqua.

Negli esperimenti condotti i ricercatori hanno dimostrato come il sistema sia estremamente efficiente, sia nell’assorbimento della luce solare sia nella desalinizzazione. I nanotubi infatti sfruttano il 94% dello spettro elettromagnetico (quindi la maggior parte della luce solare captata viene convertita in calore), mentre l’acqua viene desalinizzata al 100%.

Un risultato davvero notevole se si pensa che i sistemi finora sviluppati non riescono a ottenere acqua di buona qualità poiché i cristalli di sale tendono ad accumularsi sui filtri, di fatto ostruendoli. Il dispositivo australiano, invece, è studiato in modo tale che l’acqua intrappolata nel filtro, trasformandosi in vapore per via del calore, spinga il sale verso i bordi del disco mantenendone la capacità.

Il sistema – ha dichiarato a New Atlas Xiwang Zhang, uno degli ideatori – è in grado di produrre 6-8 litri di acqua pulita per metro quadrato di superficie al giorno, ma che sperano di aumentare la capacità.

“I risultati del nostro studio fanno un passo avanti verso l’applicazione pratica della tecnologia di generazione di vapore con il solare, dimostrando un grande potenziale nella dissalazione dell’acqua di mare, nel recupero delle acque reflue e nello scarico a zero liquidi”, ha concluso l’ingegnere. “Speriamo che questo lavoro possa essere il punto di partenza per ulteriori ricerche sui sistemi a energia passiva per fornire acqua pulita e sicura a milioni di persone”.

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