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iPad Mini: la prima generazione dovrebbe essere dismessa

La prima generazione di iPad Mini è stata presentata da Apple nel 2012. In qualche modo questo tablet con questo form factor, ha rivoluzionato un po’ il mercato dei tablet. Secondo le ultime informazioni, la società di Cupertino avrebbe intenzione di sospendere la produzione di tale device, ormai giunto alla quarta generazione.

Ricordiamo, prima di tutto, che anche l’ultima generazione di iPad Mini, oramai è disponibile solamente in una versione di memoria interna, pari a 128 GB, poi l’utente può scegliere se prendere solo a versione WiFi o 4G/LTE. Ma come mai Apple vorrebbe interrompere la produzione di tale smartphone? Secondo BGR ed una fonte molto vicina alla società americana, la causa sarebbe per i numeri di vendita.

La prima generazione di iPad Mini potrebbe essere dismessa completamente

Come ben saprete, nonostante tutto, i tablet non vendono abbastanza come gli smartphone. Inoltre, con l’arrivo dei 2 in 1, il mercato dei tablet non ne ha sicuramente giovato.  Inoltre non bisogna dimenticarsi che gli smartphone, attualmente, stanno raggiungendo dimensioni sempre più grandi e simili a dei tablet. iPad Mini ha diagonale del display da 7,9 pollici e si interpone tra un iPhone 7 Plus, da 5,5 pollici, ed un iPad Pro da 9,7.  Peccato che nel 2012, gli smartphone avevano ancora dimensioni “ridotte”.

Per il momento queste sono tutte le informazioni che abbiamo a riguardo. Vi ricordiamo, infine, che a giugno potrebbe essere presentato il nuovo iPad Pro da 10,5 pollici (qui il nostro articolo dedicato) e che la nuova generazione iPad dovrebbe supportare il risveglio mediante “Hey Siri” (qui il nostro articolo dedicato).

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Autore: Mattia Pignataro Agemobile

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Samsung Galaxy J7 (2017) e J5 (2017): nuove immagini ed informazioni sulle specifiche

Alla fine del mese scorso vi abbiamo comunicato che Samsung Galaxy J5 (2017) era stato certificato dalla FCC (qui il nostro articolo dedicato), mentre qualche settimana fa Samsung Galaxy J7 (2017) si è mostrato su GFXBench (qui il nostro articolo dedicato). Oggi, invece, grazie ai colleghi di SamMobile scopriamo maggiori informazioni sulle caratteristiche tecniche e possiamo mostrarvi nuove immagini dei due terminali.

Le caratteristiche tecniche di Samsung Galaxy J7 (2017) sarebbero le seguenti:

  • Display: diagonale da 5,5 pollici, risoluzione Full HD (1920 x 1080 pixel)
  • Processore: octa-coere da 1,6 GHz
  • Memoria RAM: 3 GB
  • Memoria interna: 16 GB
  • Fotocamera anteriore: 13 MP, con Flash LED
  • Fotocamera posteriore: 13 MP
  • Batteria: 3.600 mAh
  • Sistema operativo: Android 7.0 Nougat

Possiamo notare come certi aspetti tecnici siano migliorati rispetto alla generazione precedente, come per esempio il quantitativo di memoria RAM, la fotocamera anteriore più risoluta e il Flash, la batteria più capiente ed anche il sensore d’impronte digitali, che dovrebbe essere posizionato sul tasto centrale Home. Il prezzo di vendita, invece, dovrebbe essere di 339 euro.

Ecco nuove immagini e maggiori informazioni su Samsung Galaxy J7 (2017) e J5 (2017)

Per quanto riguarda Samsung Galaxy J5 (2017), queste dovrebbero essere le specifiche:

  • Display: diagonale da 5,2 pollici, risoluzione HD (1280 x 720 pixel)
  • Processore: octa-core da 1,6 GHz
  • Memoria RAM: 2 GB
  • Memoria interna: 16 GB
  • Fotocamera anteriore: 13 MP con Flash LED
  • Fotocamera posteriore: 13 MP
  • Batteria: 3.000 mAh
  • Sistema operativo: Android Nougat

In questo caso abbiamo degli aspetti che dovrebbero peggiorare, come per esempio la batteria, che passa da 3.100 mAh a 3.000 mAh. Migliorata invece la capacità del processore ed anche in questo caso il reparto fotografico. Per quanto riguarda il prezzo, il device dovrebbe essere immesso sul mercato a 279 euro.

Per il momento, l’unica cosa che ci resta da fare e darvi appuntamento al prossimo rilascio di informazioni su questi due smartphone del colosso coreano.

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Autore: Mattia Pignataro Android Blog Italia

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futuro prossimo di AMD: ThreadRipper a 32 core logici e CPU Epyc per i server

Il futuro prossimo di AMD: ThreadRipper a 32 core logici e CPU Epyc per i server

La società di Sunnyvale anticipa alcuni dettagli di carattere generale sui prodotti che saranno lanciati sul mercato nel prossimo futuro.

La conferenza riservata agli analisti finanziari che è stata organizzata da AMD è stata l’occasione per parlare del futuro dell’azienda e per anticipare alcune delle novità in serbo per i prossimi mesi.

Hanno innanzi tutto trovato conferma le indiscrezioni dei giorni scorsi: AMD sta effettivamente lavorando sullo sviluppo di un processore Ryzen a 16 core fisici (32 logici) che sarà chiamato ThreadRipper.
La presentazione ufficiale è in programma per la fine del mese, al Computex di Taipei mentre il lancio sul mercato dovrebbe avvenire nel corso dell’estate.

Il futuro prossimo di AMD: ThreadRipper a 32 core logici e CPU Epyc per i server

Il modello top di gamma, che andrà a competere con le CPU Skylake X di Intel, dovrebbe essere il Ryzen 9 1998X (AMD Ryzen 9, ci sarà un processore con 32 core logici).

A proposito dei processori per il mercato server basati sulla nuova architettura Naples (AMD Naples, entro giugno i primi processori per i server), AMD ne ha svelato il nome commerciale – si chiameranno Epyc – e mostrato le loro davvero ragguardevoli dimensioni.

Si tratterà di processori con un numero massimo di 64 core logici, capaci di gestire fino a 128 piste PCIe (in paragone, i processori Intel Xeon ne gestiscono meno di un terzo).

Il futuro prossimo di AMD: ThreadRipper a 32 core logici e CPU Epyc per i server

AMD sta quindi provando a rientrare in un lucroso mercato, qual è quello dei server, che aveva completamente abbandonato da anni, soprattutto per non essere riuscita a proporre una piattaforma davvero competitiva. Le cose sembrano essere finalmente cambiate tanto che AMD sta già lavorando sui successori di Naples: i processori Rome e Milan che debutteranno tra il 2018 e il 2020.

AMD ha poi mostrato anche una scheda grafica chiamata Radeon Vega Frontier Edition che estenderà la famiglia Radeon Pro e sarà principalmente destinata a data scientist, ingegneri e designer.
Si tratta di un prodotto contraddistinto da una potenza di calcolo di 13 TeraFLOPS (calcoli in virgola mobile a singola precisione) che usa 64 unità di computing, 16 GB di memoria HBM2 e un bus a 4096 bit (480 GB/s).
I portavoce dell’azienda di Sunnyvale hanno poi confermato che le prime schede video basate su GPU Vega saranno presentate a giugno.

Autore: IlSoftware.it

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Energia

Dalle batterie all’eolico offshore, come e dove accelera la transizione energetica

Cina e ora anche India davanti agli Stati Uniti nell’ultima classifica EY sugli investimenti globali in fonti rinnovabili. Costi delle tecnologie in costante discesa nelle aste, anche in un settore tradizionalmente “ostico” come l’eolico marino. Storage elemento-chiave per velocizzare la diffusione degli impianti green.

Non solo la Cina davanti agli Stati Uniti, ma anche l’India: la virata di Donald Trump verso i combustibili fossili, sta iniziando a sortire i suoi effetti nella classifica di Ernst & Young (EY) sugli investimenti mondiali nelle tecnologie pulite.

L’America post-Barack Obama così è scesa al terzo posto dell’indice RECAI, Renewable energy country attractiveness index (documento completo allegato in basso), scavalcata dai due colossi asiatici che stanno incrementando notevolmente i loro obiettivi di economia verde.

L’indice RECAI, è bene ricordare, è il termometro che misura la capacità di 40 nazioni di attirare capitali per nuovi progetti nelle fonti green, secondo una serie di parametri e indicatori.

L’attacco di Trump contro la politica energetica e ambientale di Obama, si legge nel rapporto di EY, sta “innervosendo” gli investitori delle rinnovabili, creando molta incertezza sullo sviluppo futuro di settori come l’eolico e il fotovoltaico (vedi QualEnergia.it per approfondire quanto sta avvenendo negli USA).

Per quanto riguarda l’Europa, il paese migliore in classifica è la Germania al quarto posto; Francia e Gran Bretagna figurano nella top-dieci elaborata dalla società di consulenza globale. Per trovare l’Italia, invece, bisogna scorrere la graduatoria fino al diciottesimo posto.

Tornando all’Asia, gli analisti basano le loro previsioni di crescita su alcuni numeri diffusi in questi mesi dalle istituzioni cinesi e indiane. Pechino, ad esempio, investirà più di 360 miliardi di dollari, stando ai piani della National Energy Administration, per realizzare impianti eolici e solari entro il 2020 e creare 13 milioni di posti di lavoro.

L’India è un concentrato di elementi favorevoli ai nuovi investimenti verdi, tra il supporto governativo con obiettivi chiari e di lungo periodo – 175 GW entro il 2022 e 40% di capacità installata nelle rinnovabili al 2030 – e il ribasso dei costi delle varie tecnologie, in particolare nelle ultime aste record del solare FV (vedi QualEnergia.it sulla competitività del fotovoltaico indiano).

Per diversi anni, evidenzia EY, i costi relativamente alti delle rinnovabili e la variabilità produttiva degli impianti, perché soggetti alle condizioni meteorologiche senza possibilità di stoccare il surplus energetico, hanno limitato il numero delle installazioni.

Ora ci sono meno vincoli, chiarisce il documento: le rinnovabili sono più libere di crescere, come conferma anche il caso dell’eolico offshore, un settore a elevata intensità di capitale e quindi tradizionalmente “ostico” per banche e finanziatori.

In Germania, alcune aste per grandi impianti marini sono arrivate a un punto impensabile fino a poco tempo fa, cioè offerte a zero sussidi (zero-subsidy bid), anche se il risultato è stato possibile perché la gara escludeva i costi per connettere i futuri impianti alla rete.

In pratica, alcuni operatori hanno proposto di costruire le centrali offshore in parità di mercato con le altre fonti di generazione, confidando nell’ulteriore miglioramento delle prestazioni delle turbine, nelle economie di scala e in prezzi ancora più bassi delle tecnologie utilizzate.

La Gran Bretagna, si legge poi nell’indice RECAI, è riuscita a ridurre di un terzo il valore medio LCOE (Levelized Cost of Electricity) dell’eolico offshore quattro anni prima del previsto: siamo già a circa 125 $ /MWh rispetto a 183 $ /MWh nel 2010-2011, bruciando le tappe rispetto all’obiettivo fissato per il 2020.

Un altro sviluppo-chiave delle rinnovabili, indispensabile per velocizzare la transizione energetica dalle fonti fossili, è lo storage. Il sistema elettrico, infatti, è la catena di approvvigionamento più lunga del mondo che è quasi priva di possibilità di accantonare/accumulare il suo prodotto, cioè l’energia elettrica generata dagli impianti.

Le batterie a vari livelli – di rete, domestiche, nelle industrie eccetera – dovranno rendere questa catena più flessibile e “intelligente”, in grado di adattarsi alle mutevoli condizioni di mercato e di domanda effettiva.

Il grafico qui sotto riassume il previsto andamento dei sistemi di accumulo nel mondo nelle diverse applicazioni. Come si vede, è attesa una notevole diffusione dello storage “dietro al contatore” per gli impianti solari FV, con cui massimizzare l’autoconsumo energetico.

Per il momento i prezzi delle batterie sono ancora alti, ma in costante diminuzione, quindi è lecito aspettarsi un boom delle vendite nei prossimi anni, solo però se i singoli paesi sapranno promuovere e facilitare l’installazione degli accumulatori. Per il dibattito italiano su come “liberare l’autoproduzione da energie pulite” vedi l’articolo Autoproduzione da rinnovabili, le proposte di MiSE e Aeegsi.

Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:

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Autore: Luca QualEnergia.it – Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari

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iPad mini potrebbe scomparire dalla line-up di tablet Apple

Con gli smartphone che riducono millimetro dopo millimetro le cornici che abbracciano il display, sembra naturale la prossima mossa di Apple anticipata in maniera assolutamente non ufficiale da alcune voci di corridoio. BGR ha rivelato la novità citando “fonti vicine ad Apple” che affermano che il tablet da 7,9 pollici della Mela, per l’appunto iPad mini, sta arrivando a fine corsa. Sul report non si legge una tempistica precisa per la “morte di iPad mini”, né si parla del futuro di iPad mini 4.

iPad mini

L’attuale tablet da 7,9 pollici potrebbe rimanere in vendita fino “ad esaurimento scorte” per un certo periodo di tempo, ma il report non si sofferma troppo su questo aspetto. Secondo quanto hanno rivelato diverse fonti nelle scorse settimane, Apple potrebbe lanciare un iPad Pro da 10,5 pollici durante il keynote di presentazione della prossima WWDC, l’evento per gli sviluppatori (e non solo) che verrà tenuto il prossimo 5 giugno. iPad mini potrebbe “morire” in quella data.

La line-up di tablet di Apple potrebbe comprendere 4 modelli: nuovo iPad da 9,7″, seguito da tre iPad Pro da 9,7, 10,5 e 12,9 pollici. Il primo iPad mini è datato 2012, ma dal lancio di iPhone 6 Plus nel 2014 si parla di una possibile cannibalizzazione delle vendite. Chi ha uno smartphone con un ampio display, insomma, non ha alcuna necessità di un tablet con display di dimensioni superiori solamente di qualche pollice. A conferma di ciò, però, non abbiamo alcun dato ufficiale.

Apple infatti non rilascia i dati di vendita dei singoli modelli delle diverse categorie, soffermandosi solo sulle vendite di “iPhone” e “iPad”, in cui le nomenclature contengono tutti gli smartphone e i tablet in commercio venduti in quel periodo. Circa due mesi fa Apple ha soppresso iPad mini 2 dalla propria line-up, e ha cessato le vendite della versione da 32 GB di iPad mini 4. Questo, però, non dice nulla sulla potenziale intenzione della compagnia di eliminare del tutto la famiglia.

Altre fonti, invece, hanno parlato della possibile introduzione di un iPad Pro da 7,9 pollici con Smart Connector, display True Tone, quattro speaker, quattro microfoni e fotocamera da 12 MP con flash True Tone. Mac Otakara si aspettava il lancio di questo dispositivo a marzo, ma siamo già a maggio e il rumor deve ancora concretizzarsi.

Autore: Le news di Hardware Upgrade