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E-fuel, perché non sostituiranno l’elettrico

Author: Wired

Il motore a scoppio resta in pista, insieme a quel “rombo” che tanti appassionati stentano ad abbandonare. Il Consiglio europeo dei ministri dell’Energia ha infine ratificato a maggioranza il regolamento che fissa al 2035 il divieto di immatricolare auto e veicoli leggeri inquinanti, aprendo la strada alla mobilità completamente elettrica. O quasi: sono ammesse le vetture alimentate con carburanti sintetici, gli e-fuel, in base a una deroga concessa alla Germania dopo settimane di negoziati. Restano invece fuori dall’intesa i biocarburanti, che secondo l’Unione europea non possono essere considerati a emissioni zero, nonostante le sollecitazioni dell’Italia. Che si è infatti astenuta nella votazione insieme a Romania e Bulgaria, mentre la Polonia ha votato contro. 

Per giustificare l’eccezione, la Commissione dovrà specificare in che modo i veicoli che usano gli e-fuel contribuirebbero agli obiettivi di decarbonizzazione. Il Consiglio europeo e il Parlamento avranno facoltà di respingere a maggioranza l’atto dell’esecutivo, che potrebbe quindi essere rivisto. Ed è in queste crepe che l’Italia spera di insinuarsi, con nuove pressioni per accreditare anche i biocarburanti. Nel frattempo il governo cerca di vedere il serbatoio mezzo pieno: con il riconoscimento degli e-fuel i motori a combustione sono salvi, con buona pace delle aziende di componentistica che paventano un’elettrificazione troppo spedita. Ma i detrattori dell’elettrico non riposeranno comunque sereni: benché non richiedano di installare centinaia di migliaia di colonnine, gli e-fuel non sono affatto una panacea. 

Un mercato di nicchia

Dopo anni di lavoro e milioni di dollari investiti, i carburanti sintetici – prodotti dalla sintesi tra idrogeno e CO2 catturata nell’atmosfera – vengono promossi come un’opzione climaticamente neutra per auto e camion con motori a combustione. Ma un’opzione ancora non sono: la loro produzione si limita a una serie di sperimentazioni condotte in Germania e in Cile sulle auto sportive. Non a caso fra i pochi investitori figurano le case automobilistiche Bmw e Porsche. Quest’ultima lo scorso dicembre ha rifornito per la prima volta una 911 Carrera con il suo carburante sintetico e intende usare gli e-fuel esclusivamente in pista. 

Un raggio d’azione che potrebbe anche estendersi, ma le attuali previsioni lascerebbero immaginare un ruolo di nicchia nella mobilità del futuro. Uno studio dell’organizzazione non governativa Transport & Environment stima che nel 2035 solo 5 milioni di vetture nell’Unione europea potranno viaggiare con carburanti sintetici, vale a dire il 2% del parco auto. Secondo Concawe, un centro di ricerca fondato dalle principali compagnie petrolifere europee, la quota salirebbe al 3,8%. In ogni caso, una goccia nell’oceano. 

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Auto a benzina e diesel, il voto finale sullo stop in Europa è stato rimandato

Author: Wired

Le pressioni per bloccare lo stop europeo alla vendita di nuovi veicoli a diesel e benzina entro il 2035 hanno funzionato. Il voto sulla misura da parte del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) sarebbe dovuto essere una mera formalità, dopo l’accordo raggiunto tra Consiglio dell’Unione e Parlamento europeo, ma lo sforzo contrario di Italia, Germania, Polonia e Bulgaria ha costretto Comitato a rinviare la votazione.

“Il Coreper ha deciso di rimandare la votazione finale sullo stop alla vendita di veicoli a diesel e benzina nel 2035, spostando l’incontro previsto il 7 marzo 2023 a una prossima riunione del comitato. Il Coreper affronterà la questione a tempo debito”, ha scritto su Twitter Daniel Holmberg, portavoce svedese del Coreper.

In Italia la decisione è stata accolta con soddisfazione dalla Federmotorizzazione, che raccoglie gli imprenditori attivi nella vendita di veicoli e parti di ricambio. Il presidente Simonpaolo Buongiardino ha rivolto “un plauso al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che “ha guidato la nostra rappresentanza” e “all’azione di Regione Lombardia per aver contribuito a “creare un gruppo” di paesi europei “contrari allo stop”.

Lo stop europeo

Il divieto, concepito come una transizione in 15 anni delle imprese alla produzione di veicoli elettrici, propone il divieto alla vendita di nuovi veicoli a combustione sul mercato interno dal 2035. una misura ideata per ridurre del 100% le emissioni di CO2 del settore dei trasporti, per contrastare le emissioni climalteranti dei veicoli tradizionali.

Tuttavia, la cordata formata da paesi produttori di veicoli e da quelli con il maggior numero di auto in circolazione ha incominciato a sollevare opposizione al progetto già approvato dal Parlamento nelle settimane precedenti al voto definitivo.

Alcuni di questi paesi, come l’Italia, avevano già chiesto di posticipare lo stop al 2040, mentre altri come la Germania, leader mondiale dell’industria automobilistica, hanno fatto pressioni per poter escludere dal divieto i veicoli alimentati con i carburanti sintetici, noti anche come e-fuels. Una tecnologia criticata dalle organizzazioni ambientaliste, per il loro impatto ambientale di filiera e per la loro produzione di emissioni da combustione.

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Economia Tecnologia

Tesla apre alcune colonnine elettriche alle altre auto

Author: Wired

Entro il 2024 per la prima volta Tesla renderà accessibili almeno 7.500 delle proprie stazioni di ricarica negli Stati Uniti alle automobili elettriche compatibili, a prescindere da quale casa automobilistica le abbia prodotte. L’annuncio è arrivato dalla Casa Bianca.

I punti di ricarica includeranno almeno 3.500 supercharger da 250 chilowatt, tra nuovi e già esistenti, sparsi lungo tutti i percorsi autostradali. In questo modo, il governo americano conta di estendere la flessibilità di viaggio per tutti i coloro che possiedono veicoli elettrici, L’accordo tra l’amministrazione a stelle e strisce e Tesla prevede che la casa automobilistica metta a disposizione dei cittadini anche colonnine di ricarica di secondo livello in luoghi come hotel e ristoranti, sia nelle aree urbani, sia in quelle rurali.

La società di Elon Musk ha inoltre accettato di aumentare il numero di supercharger nella propria rete statunitense fino quasi a triplicarli. Le nuove stazioni di ricarica saranno realizzate nell’impianto di Buffalo, nello stato di New York.

In tutto il territorio statunitense Tesla possiede più di 17.500 colonnine di ricarica, che coprono oltre 1.650 località. Non è un caso che il governo si sia rivolto proprio alla società di Elon Musk: quelle della casa del magnate sudafricano sono infatti considerate infrastrutture altamente affidabili.

Le supercharger sono peraltro capaci di ricaricare un’auto in soli 30 minuti. Saranno dunque in grado di sopperire all’attuale scarsità di colonnine universali sulle autostrade. “È chiaro che questa amministrazione – ha spiegato il coordinatore delle infrastrutture per la Casa Bianca Mitch Landrieu – sta facendo progressi incredibili per garantire il futuro dei veicoli elettrici“. Proprio Landrieu, insieme a un altro importante esponente della Casa Bianca, John Podesta, aveva incontrato a gennaio Elon Musk a Washington. 

L’obiettivo dell’amministrazione Biden  è di arrivare ad almeno 500mila stazioni per veicoli elettrici negli Stati Uniti entro il 2030. Per raggiungerlo, si avvarrà non soltanto di interventi pubblici e della collaborazione di Tesla, ma anche delle iniziative di altri privati, come per esempio Hertz, Bp, General Motors, Ford e Mercedes-Benz. Soddisfacendo i requisiti richiesti dal governo sulle infrastrutture di ricarica, le case automobilistiche riceveranno notevoli finanziamenti

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Porsche ha sviluppato un carburante sintetico

Author: Wired

Dopo anni di lavoro e milioni di dollari investiti, Porsche ha rifornito per la prima volta un’automobile con il suo carburante sintetico. La scelta del veicolo è stata peraltro simbolica, poiché è ricaduta su una 911: gli eFuel sono infatti stati pensati per garantire uno strumento a emissioni zero per evitare la dismissione delle automobili storiche del marchio e non solo.

La casa automobilistica tedesca è impegnata nella produzione del carburante sintetico dal 2020, quando ha investito 20 milioni di euro in un progetto in sinergia con Siemens Energy per realizzare un impianto pilota a Punta Arenas, in Cile

All’inizio di quest’anno, Porsche ha investito altri 75 milioni di dollari, acquisendo il 12,5% di Hif Global, la holding attiva in questo processo di produzione di eFuel, di cui fanno parte, tra le altre e oltre alle due aziende tedesche, anche Enel ed ExxonMobil.

Le prospettive

Attualmente, gli sforzi che Porsche sta compiendo per garantire longevità alle proprie automobili storiche prescindono dall’eventuale regolamentazione sul carburante sintetico. Mentre i divieti per la vendita di veicoli a combustione è già in programma, per esempio, in Europa e in California a partire dal 2035, in nessun paese sono state invece concesse esenzioni per gli eFuel.

Come riporta TechCrunch, il consigliere di amministrazione e responsabile ricerca e sviluppo di Porsche Michael Steiner si augura però che delle norme in questo senso possano essere previste. “Le valutazioni – spiega Steiner – sono ancora in corso, ma la nostra aspettativa è quella di poter usare questo carburante sintetico anche nelle automobili per uso privato, specialmente nelle Porsche. È una speranza, non c’è ancora nessuna certezza”.

Gli eFuels della casa automobilistica tedesca saranno utilizzati esclusivamente in pista, alimentando le vetture della Porsche SuperCup. Essi potrebbero inoltre rappresentare una soluzione utile nel caso in cui l’azienda dovesse decidere di tornare in Formula 1. La massima categoria di monoposto da corsa è infatti impegnata nel progetto Net-Zero Carbon, con l’obiettivo zero emissioni fissato nel 2030.

Perché il Cile

La scelta di Punta Arenas non è stata casuale. Il funzionamento dei carburanti sintetici è infatti basato sulla scissione dell’acqua in idrogeno e ossigeno. Affinché essa possa avvenire, serve molta elettricità. In Cile questa energia è fornita a basso costo dai venti forti e costanti grazie alle turbine eoliche Siemens Gamesa. L’idrogeno ricavato da tale processo viene miscelato con l’anidride carbonica estratta dall’aria per creare una specie di metanolo.

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Waze si allea con Renault

Author: Wired

Waze si è alleata con Renault e ha annunciato la nuova versione dell’app integrata su Android Auto, la piattaforma per connettere il proprio smartphone allo schermo multimediale del proprio veicolo senza dover usufruire di cavi usb o di connessione bluetooth. Per il momento l’annuncio riguarda solamente Renault, ma vista la crescente diffusione avuta negli ultimi anni dall’applicazione, è lecito attendersi ulteriori annunci di partnership con altre case automobilistiche.

article imageÈ in edicola il nuovo numero di Wired dedicato al futuro della mobilità

Si parla di veicoli, velivoli, motori e carburanti innovativi, ma anche di città da riprogettare e flussi migratori

Nuovi servizi

Waze è un’app di navigazione per automobili che nasce nel 2008 con lo scopo di mettere a disposizione della comunità una mappa costruita e aggiornata dagli utenti allo scopo di fornire indicazioni stradali precise sia nelle grandi città che nelle aree più rurali. A differenza delle mappe digitali tradizionali, Waze non si basa infatti su immagini satellitari ma sulle informazioni fornite dai propri utenti attraverso la tecnica del crowdsourcing. L’applicazione registra gli spostamenti dei propri utenti e in forma anonima procede a inviarli al centro dati della società. 

Con il tempo Waze ha attirato decine di milioni di dollari in investimenti e nel 2013 è stata acquistata da Google. Oggi gli utenti sono circa 150 milioni e il servizio è disponibile in 50 lingue in oltre 185 paesi. Oltre agli automobilisti, la community di Waze conta oltre 500mila map editor, i quali quotidianamente aggiornano le mappe e si assicurano che i dati relativi alle reti stradali siano accurati

Dalla possibilità di cercare le stazioni di servizio e quelle di ricarica elettrica più vicine e economiche a quella di conoscere in anticipo il costo del pedaggio in caso di viaggi lunghi, dall’audio player che grazie ad accordi aziendali con le maggiori piattaforme di streaming consente all’utente di ascoltare musica o podcast senza lasciare l’applicazione alla possibilità di individuare i parcheggi più vicini alla destinazione, le funzionalità aggiunte negli anni sono numerose. In particolare, nel raccontare a Wired l’applicazione, il responsabile regionale dell’azienda Dario Mancini cita con orgoglio la possibilità per gli utenti di visualizzare la posizione di ben 655 unità operative di pronto soccorso e di emergenza sanitaria in tutta Italia, frutto della collaborazione tra Waze e la sua community di volontari a livello locale.

Mobilità locale

Da diversi anni Waze è anche attiva per aiutare le città ad affrontare i problemi legati alla mobilità come la congestione, la sicurezza, la sostenibilità e i costi, con oltre mille partnership con vari enti in giro per il mondo allo scopo di promuovere la smart mobility, come Aeroporti di Roma e la Città di Milano. Waze Crisis Response è il programma grazie al quale l’applicazione aiuta a comunicare con gli automobilisti e a migliorare la sicurezza stradale in caso disastri naturali o altri eventi tragici non pianificati. Esemplificativi in tal senso sono stati il crollo del Ponte Morandi a Genova del 2018 – dopo il quale la community di Waze si attivò immediatamente per aggiornarsi e indicare tutte le chiusure autostradali e delle strade cittadine sottostanti al ponte – e i terremoti in centro Italia nel 2016 e 2017, quando bastarono poche ore affinché la viabilità delle strade di accesso ai luoghi colpiti dal sisma fosse già indicata sulla mappa.

Per Aron Di Castro, direttore marketing e partnership di Waze, “avere a disposizione la navigazione in tempo reale, il percorso e gli avvisi di Waze integrati nel display dei veicoli Renault, rende l’esperienza di guida semplificata e senza interruzioni. Non vediamo l’ora di portare questa nuova esperienza di guida a sempre più utenti in tutto il mondo nel 2023.”