Categories: Calcio

Il Diavolo è così brutto quanto lo si dipinge ?

Author: axel Milan Night

Archiviata la pratica Genoa con un risultato positivo, un buon secondo tempo nel quale abbiamo legittimato i tre punti, la prova provata che Bakayoko è un potenziale grande giocatore, che Conti è sulla via del definitivo recupero (grande notizia, mamma mia quanto è mancato…) e l’ennesima buona prova di Paquetà che sta dimostrando un ottimo potenziale la notizia della settimana, volenti o nolenti, è l’affaire Higuain/Piatek, ma il vero punto nodale è Higuain.

cosa ti è venuto improvvisamente in mente ?

Mi sono chiesto molte volte cosa ci sia stato dietro. Mi chiedo se la scelta è stata della società per motivi economici e per la volontà di avere un rosa giovane, con un monte ingaggi contenuto, futuribile e vendibile in caso di bisogno. Se Higuain si sia sentito scaricato quando è stato detto chiaramente che il riscatto sarebbe arrivato solo in caso di qualificazione CL e che da lì in poi egli abbia perso le motivazioni arrivando ad ascoltare le sirene di Sarri o, viceversa, se sia stato il Pipita sin dall’inizio forzare le cose perché si aspettava altro e si sia reso conto che al Milan i tempi della risalita sarebbero stati molti più lunghi del previsto (e magari promesso) e vista l’età non giovanissima si sia sentito limitato, come chiuso in una gabbia, per quanto platinata, con poche prospettive. O, forse, un mix di queste ed altre cose. Curiosità a parte il dato di fatto è che i due giocatori più importanti presi nelle ultime due campagne acquisti, sono fuggiti subito dopo essere arrivati. Prima Bonucci e poi il Pipita. A noi tifosi, ovviamente,  essere sfanculati non può piacere ma soprattutto ne viene fuori una immagine limitata e limitante della società. Non trascurerei il punto e le conseguenze. Se a questi due non vanno le mie simpatie non può nemmeno essere tutta, ma proprio tutta, colpa loro.

Forse, ma è solo una mia teoria bislacca, Il grande giocatore affermato, quello che gira intorno alla trentina, quello che non deve dimostrare più nulla, fa la differenza se il resto della squadra è una base solida in cui diventa un vero valore aggiunto.  Allora si esalta, gioca e si comporta da leader e da campione quale è. Il fuoriclasse no, quello fa la differenza da se, ma Bonucci ed Higuain sono grandi giocatori ma certamente non fuoriclasse, non nella mia accezione del termine almeno. Forse, per quanto mi dispiaccia e non mi illuda che Piatek possa essere paragonato ad Higuain (ma spero di sbagliarmi alla grandissima), è alla fin dei conti la scelta migliore che si potesse fare.

Forse fu un errore (in buona fede) sin dall’inizio puntare su Bonucci. Si parto da Bonucci perché l’arrivo di Higuain è stata, a mio avviso, solo la diretta conseguenza di una situazione in cui Juventus e Milan hanno dovuto ambedue subire i desiderata dell’altro. La Juve desiderosa di riprendersi il figliol prodigo, il Milan in qualche modo costretto a caricarsi, almeno temporaneamente, sulle spalle i costi di Higuain (che la Juve non poteva più sostenere visto l’arrivo di CR7) e che in fondo di un grande attaccante avrebbe avuto gran bisogno  ma che di contro ha preteso Caldara (giovane e di grande prospettiva al di là dei problemi fisici che lo hanno bloccato fino ad ora) che la Juve non avrebbe mai voluto cedere tanto che hanno provato ad inserire nella trattativa praticamente chiunque prima di cedere “ob torto collo” alla posizione rigida di Leonardo.

Forse, in sintesi, dopo dieci anni di distruzione di massa del parco giocatori, era necessario prima costruire la squadra e per i giocatori di livello e blasone non eravamo ancora pronti. Se, al di là di tutte le valutazioni sull’impatto finanziario delle operazioni nei quali sarebbe troppo complicato entrare, sono arrivati (o Gazidis ha fatto arrivare) alla conclusione che si deve far crescere la squadra con giocatori di grande prospettiva e che è l’unico modo per ritornare piano piano in alto aggiungendo poi mano a mano pezzi sempre più pregiati ed elevando per gradi la media qualitativa della rosa potrebbe pure avere un senso. Gazidis parla poco (o  nulla) ma quando parla è chiaro. La sua strategia l’ha fatta percolare sin dal suo insediamento e ieri l’ha ribadita altrettanto chiaramente (con qualche doveroso distinguo).

Donnarumma – 20 anni, Plizzari – 18 anni, Calabria – 23 anni, Caldara – 25 anni, Conti – 25 anni, Romagnoli – 24 anni, Bakayoko – 25 anni, Kessie – 22 anni, Mauri – 22 anni, Paquetà – 21 anni, Castillejo – 24 anni, Cutrone – 21 anni, Piatek – 24 anni, Suso – 25 anni. 14 giocatori under 25 anni, in buona parte titolari (o potenziali tali), molti con margini di crescita elevati e di cui 4 provenienti dal nostro vivaio (da quanti secoli non accadeva ?). Inoltre il buon Moncada pare stia setacciando il mercato dei giovanissimi per lo sviluppo futuro. In teoria tra buoni, potenzialmente buoni, discreti o anche solo utili nella rosa ora una base da cui partire ci sarebbe.  Ma perché possa funzionare si devono rispettare delle condizioni.

facciamo che lo riscattiamo …

La prima è che se la strategia è questa la si decida e si persegua senza commettere gli errori del recente passato e senza cambiare continuamente direzione. Se qualche acquisto non andrà, pazienza, con i giovani non si può mai sapere prima. Che in società si muovano tutti nella stessa direzione e con l’obiettivo chiaro in testa. Poi è ovvio che i giocatori che esploderanno devono essere tenuti e non venduti per fare cassa continuando a sostituirli con giovani e giovanissimi. Quello che ha fatto, ed in parte fa ancora il Napoli (da questo punto di vista un esempio virtuoso). Immaginate un Napoli che dopo aver preso a condizioni più che accettabili giocatori come Cavani, Lavezzi, Jorginho (insieme ad altri ancora in rosa come Hamsik ad esempio) avesse potuto trattenerli anziché doverne sacrificare alcuni autolimitandosi nel ruolo di eterna seconda dietro la corazzata sabauda. Con tutto il rispetto per i partenopei il Milan ha potenzialità commerciali ed immagine ben diverse e le nostre aspettative devono essere altrettanto diverse in proporzione. Le idee della società al riguardo le scopriremo già nel prossimo mercato. Per finire pretendo, questo si, che la società rimanga compatta. Che non lasci l’allenatore (che sia Gattuso o si scelga qualcun altro non importa) esposto al pubblico ludibrio e solo a difendere maglia, colori e giocatori. Che non debba essere l’unico a metterci la faccia ed prendersi sempre tutte le responsabilità. Che non sia l’unico a rispondere per le rime al mondo del calcio classe arbitrale e stampa in primis. Voglio una società presente e che si faccia sentire e rispettare e poco mi importa dello stile silenzioso di Elliott. Questo è il calcio e l’Italia. Se poi scopriremo che lo stanno facendo sottotraccia e all’interno delle segrete stanze senza starnazzare ma con egual efficacia sarò pronto al mea culpa, ma lo facciano perchè mi sarei rotto i cosiddetti di subire sempre ed essere trattati un tanto al kilo.

Per ultimo un pensiero per Gattuso. Si può accusarlo di tutto. Di essere limitato e non sufficientemente esperto, di non far giocare un bel calcio,  di essere ripetitivo nelle conferenze stampa, di non parlare un Italiano corretto e forbito, di sbagliare i cambi e chi più ne ha più ne metta. Ma solo un uomo con un carattere così solido sarebbe stato capace di mantenere la barca in linea di galleggiamento in questa situazione. Questo glie lo dobbiamo riconoscere perché credo che “maestri di calcio” ben più preparati di Lui, chessò mi vengono in mente tra gli altri i Gianpaolo ed Gasperini di turno, nel caos di questi mesi li avrebbero già ricoverati in psichiatria. “Non sarà bello, non andrà in panchina con il cardigan come Pep ma lui è l’unico che ha capito cos’è il Milan” Scriveva Johnson mercoledì. Non volermene John, mi permetto di correggerti. “è l’unico che l’ha sempre saputo”.

Ma forse il nostro Diavolo” non è così brutto quanto lo si dipinge…

FORZA MILAN

Axel

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