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Tesla rompe con Mobileye dopo l’incidente mortale

Cadono le prime teste nella filiera dei fornitori della componentistica necessaria al funzionamento del sistema di guida semi-autonoma delle vetture Tesla, dopo l’incidente mortale passato agli onori della cronaca anche perché avvenuto con modalità Autopilot attiva. Tesla interrompe la collaborazione con Mobileye, la startup che ha fornito alla società di Elon Musk i chip che per il riconoscimento delle immagini che permettono alle vetture Tesla di evitare gli ostacoli sul percorso in modalità Autopilot.

tesla crash

(Foto della Tesla Model S coinvolta nella collisione rivelatasi fatale per il conducente Joshua Brown – Fonte NTSB)

La notizia è stata confermata dal CTO di Mobileye, Ammon Sashua, in occasione dell’incontro con gli investitori al termine del suo secondo trimestre fiscale. Notizia, come facilmente, intuibile che ha prodotto un impatto diretto sulle quotazioni azionarie della startup, calate del 7% a poche ore di distanza dall’annuncio. Mobileye non fornirà più nuovi chip a Musk, ma continuerà a portare avanti l’attività di supporto e di manutenzione di quelli già integrati nelle vetture Tesla. L’attività comprenderà ulteriori aggiornamenti che permetteranno, senza richiedere interventi di tipo hardware, di migliorare sia l’efficienza del sistema di sterzo automatico, sia la capacità di evitare collisioni.

Elon Musk ha commentato freddamente la notizia della recente decisione di interrompere la collaborazione con Mobile: “La nostra separazione è stata piuttosto inevitabile. Dal nostro punto di vista non c’è nulla di inatteso“. Rimasta senza partner, per Tesla si apre la prospettiva dello sviluppo in proprio della tecnologia necessaria al sistema di guida semi-autonoma delle sue autovetture. Per il momento, non c’è ancora nulla di ufficiale a riguardo, ma alcune recenti scelte compiute dall’azienda, come l’assunzione di Jim Keller, storico progettista di chip AMD, in qualità di Vice President of Autopilot Hardware Engineering, lasciano intendere che Musk stia approntando le risorse per gestire in proprio lo sviluppo del sistema di guida semi-autonoma. 

Nel frattempo, si aggiunge un nuovo tassello alla vicenda che contribuito a generare molti dubbi sull’affidabilità dell’Autopilot delle auto Tesla. Dalle indagini preliminari compiute dall’NTSB statunitense (National Transportation Safety Board) è emerso che la collisione che ha determinato la morte di Jousha Brown è stata determinata anche dalle velocità elevata: il conducende viaggiava con modalità Autopilot attiva 9 miglia oltre il limite di velocità. E’ ancora una volta il software delle vetture Tesla ad essere sotto accusa: l’attivazione della modalità Autopilot, infatti, va incontro a delle restrizioni in base alla velocità – non può essere attivata viaggiando a cinque miglia oltre il limite di velocità – che operano, tuttavia, solo circolando nelle strade residenziali e nei centri urbani. 

Tesla aveva riconosciuto che l’incidente era avvenuto per una serie di concause, tra cui il colore bianco del rimorchio che ha colpito la vettura e che, a causa della forte luce solare, ha tratto in inganno i sensori dell’Autopilot. Mobileye ha inoltre confermato che i sistemi AEB (Autonomous Emergency Braking) sono messi in difficolta da ostacoli che raggiungono la vettura lateralmente, come avvenuto nell’incidente dalla Tesla S. Al di là dei limiti tecnici delle tecnologie di auto-guida esistenti, per ora è certo che Tesla seguirà altre strade per equipaggiare le vetture Tesla con una tecnologia per la gestione della guida semi-autonoma ancor più affidabile di quella attuale.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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