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TSMC Jumps Into Silicon Photonics, Lays Out Roadmap For 12.8 Tbps COUPE On-Package Interconnect

Author: AnandTech

Optical connectivity – and especially silicon photonics – is expected to become a crucial technology to enable connectivity for next-generation datacenters, particularly those designed HPC applications. With ever-increasing bandwidth requirements needed to keep up with (and keep scaling out) system performance, copper signaling alone won’t be enough to keep up. To that end, several companies are developing silicon photonics solutions, including fab providers like TSMC, who this week outlined its 3D Optical Engine roadmap as part of its 2024 North American Technology Symposium, laying out its plan to bring up to 12.8 Tbps optical connectivity to TSMC-fabbed processors.

TSMC’s Compact Universal Photonic Engine (COUPE) stacks an electronics integrated circuit on photonic integrated circuit (EIC-on-PIC) using the company’s SoIC-X packaging technology. The foundry says that usage of its SoIC-X enables the lowest impedance at the die-to-die interface and therefore the highest energy efficiency. The EIC itself is produced at a 65nm-class process technology.

TSMC’s 1st Generation 3D Optical Engine (or COUPE) will be integrated into an OSFP pluggable device running at 1.6 Tbps. That’s a transfer rate well ahead of current copper Ethernet standards – which top out at 800 Gbps – underscoring the immediate bandwidth advantage of optical interconnects for heavily-networked compute clusters, never mind the expected power savings.

Looking further ahead, the 2nd Generation of COUPE is designed to integrate into CoWoS packaging as co-packaged optics with a switch, allowing optical interconnections to be brought to the motherboard level. This version COUPE will support data transfer rates of up to 6.40 Tbps with reduced latency compared to the first version.

TSMC’s third iteration of COUPE – COUPE running on a CoWoS interposer – is projected to improve on things one step further, increasing transfer rates to 12.8 Tbps while bringing optical connectivity even closer to the processor itself. At present, COUPE-on-CoWoS is in the pathfinding stage of development and TSMC does not have a target date set.

Ultimately, unlike many of its industry peers, TSMC has not participated in the silicon photonics market up until now, leaving this to players like GlobalFoundries. But with its 3D Optical Engine Strategy, the company will enter this important market as it looks to make up for lost time.

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Lenovo ha presentato una serie di nuove workstation mobili AI-ready con prestazioni al top

Author: Tom’s Hardware

Lenovo ha annunciato oggi una nuova serie di workstation mobili progettate per offrire massima potenza e prestazioni di alto livello per gestire carichi di lavoro complessi.

Le nuove workstation includono i modelli ThinkPad P1 Gen 7, P16v i Gen 2, P16s i Gen 3 e P14s i Gen 5, che integrano tecnologie all’avanguardia nell’ambito dell’intelligenza artificiale per trasformare il modo in cui i professionisti interagiscono con i flussi di lavoro AI.

Queste workstation sono alimentate da processori Intel Core Ultra con Intel vPro e GPU NVIDIA RTX, offrendo così potenti soluzioni AI per rispondere ai moderni carichi di lavoro AI.

L’integrazione dei processori Intel Core Ultra con unità di elaborazione neurale integrate (NPU) e le GPU NVIDIA RTX Ada Generation rappresenta un punto di svolta nei processi di elaborazione AI, fornendo prestazioni e capacità produttive di alto livello.

Le nuove workstation mobili ThinkPad serie P di Lenovo sono progettate per offrire flessibilità, prestazioni e efficienza energetica. Con la NPU integrata dedicata alla gestione di attività AI leggere e continue e la GPU NVIDIA per l’elaborazione AI più impegnativa, queste workstation garantiscono un funzionamento fluido delle tecnologie AI. Sono ideali per una vasta gamma di professionisti, tra cui creatori di contenuti, data scientist, sviluppatori di giochi e specialisti di applicazioni CAD.

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Il modello ThinkPad P1 Gen 7 è una delle workstation mobile AI-ready più potenti di Lenovo. Dotato di processori Intel vPro Evo Edition con Intel Core Ultra, NPU integrata e GPU NVIDIA RTX 3000 Ada, offre potenza e prestazioni incredibili.

Il design in metallo termico liquido migliora le prestazioni di raffreddamento, mentre il display da 16 pollici con proporzioni 16:10 offre un’esperienza visiva eccezionale. La ThinkPad P1 Gen 7 è certificata ISV e include funzionalità come display a bassa luce blu e calibrazione del colore per immagini nitide e vivide.

Le workstation mobili Lenovo ThinkPad serie P sono progettate per migliorare la produttività degli utenti in una varietà di settori, tra cui AEC, M&E, automobilistico e sanitario. Grazie alla loro capacità di potenziare i flussi di lavoro, dall’analisi dei dati ai processi creativi, queste workstation forniscono la potenza necessaria anche per i carichi di lavoro più sofisticati.

Inoltre, le nuove workstation mobili ThinkPad P1 Gen 7, P16v i Gen 2, P16s i Gen 3 e P14s i Gen 5 sono dotate di componenti all’avanguardia che consentono prestazioni di prim’ordine.

Insieme a Intel, Lenovo ha migliorato significativamente le prestazioni e le capacità dell’ultima serie ThinkPad P includendo gli innovativi processori Intel Core Ultra fino al Core Ultra 9 185H. Questi processori vantano un pacchetto multiprocessore integrato composto da CPU, NPU e GPU integrata, progettato per ottimizzare le prestazioni delle funzionalità AI.

In conclusione, le nuove workstation mobili ThinkPad serie P di Lenovo rappresentano un’importante evoluzione nel campo della produttività professionale, offrendo prestazioni all’avanguardia e un’ampia gamma di funzionalità per soddisfare le esigenze emergenti dei professionisti moderni.

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Come disinstallare programmi in Ubuntu Linux | IlSoftware.it

Author: IlSoftware

Come disinstallare programmi in Ubuntu Linux

Gli utenti di Ubuntu hanno a disposizione una gamma di strumenti per gestire l’installazione e la disinstallazione dei programmi. Come esistono varie metodologie per installare le applicazioni nella nota distribuzione Linux, Ubuntu offre diversi strumenti per disinstallare programmi.

In questo articolo ci proponiamo di presentare le principali strategie, utili per un’esperienza senza intoppi nella gestione del software su Ubuntu.

Disinstallare programmi usando il Software Center di Ubuntu

La modalità più ovvia per rimuovere i programmi che non servono più da un’installazione di Ubuntu, consiste nell’accedere al Software Center, disponibile anche nella colonna di sinistra (Ubuntu Software).

Cliccando sull’icona raffigurante una piccola lente d’ingrandimento, si può digitare – nella casella di ricerca – il nome del programma da disinstallare.

Disinstallare programmi Ubuntu

Dalla schermata dei risultati, si può quindi cliccare sull’applicazione da eliminare quindi selezionare l’icona del cestino (pulsante rosso).

Rimozione applicazioni Ubuntu Linux

Questo approccio è semplice ed efficace. Tuttavia, può capire che il Software Center si comporti in modo anomalo o che l’elemento software da rimuovere sia una libreria software o un’utilità funzionante dalla riga di comando. In questi casi, è indispensabile ricorrere alla finestra del terminale Linux.

Come eliminare i programmi Linux dal terminale di Ubuntu

Per rimuovere un programma Linux dalla finestra del terminale, è necessario conoscere il nome corretto del pacchetto software corrispondente. Nel caso in cui il nome indicato non fosse corretto, Ubuntu mostra il messaggio d’errore Impossibile trovare il pacchetto.

Conoscere il nome del pacchetto relativo al programma da disinstallare è molto semplice. Basta infatti digitare quanto segue:

apt list -i | grep -i nome

Al posto di nome, si può indicare una parte del nome dell’applicazione della quale ci si vuole liberare. Il comando, tuttavia, potrebbe non restituire uno o più programmi Linux che risultano invece installati sul sistema. Perché? Perché Ubuntu si serve anche del sistema di gestione dei pacchetti Snap, sviluppato da Canonical (ne parliamo più avanti).

Disinstallazione programmi da riga di comando

A questo punto, si può impartire il comando seguente per rimuovere l’applicazione specificata. La denominazione corretta del pacchetto va riportata al posto della stringa nome:

sudo apt remove nome -y

L’opzione -y permette di rimuovere subito il pacchetto indicato senza ulteriori conferme.

Come disinstallare programmi installati con Snap su Ubuntu

Canonical ha integrato in Ubuntu il suo package manager Snap. Tra le sue caratteristiche distintive, vi è l’isolamento delle applicazioni. Ogni programma installato sul sistema Ubuntu con Snap contiene già tutte le dipendenze e librerie necessarie; inoltre è eseguito sfruttando un ambiente sandboxed.

L’idea alla base di Snap, inoltre, è quella di poter eseguire la stessa applicazione su distribuzioni diverse (quindi non solo Ubuntu) senza la necessità di ricompilare il codice, scongiurando qualunque problema di compatibilità.

Il concetto di versioning offre la possibilità di installare più versioni di un’applicazione contemporaneamente. Un approccio utile per chi è interessato a provare nuove versioni dei software senza sostituire la versione stabile in uso.

Il sistema di installazione classico dei programmi Linux, si basa principalmente su package manager come apt per Debian/Ubuntu o yum/dnf per Fedora: ne parliamo nell’articolo su come creare un server Linux. Le applicazioni sono caricate attingendo al contenuto dei repository ufficiali della distribuzione e le dipendenze sono risolte dal gestore di pacchetti. Le applicazioni possono anche essere installate manualmente dai sorgenti, ma in questo caso la gestione delle dipendenze è più complessa e dipende dall’utente.

Quali applicazioni Snap sono presenti sul sistema Ubuntu Linux

Per farsi un’idea dei programmi installati mediante Snap e presenti sulla macchina Ubuntu, è possibile digitare l’istruzione seguente dalla finestra del terminale Linux:

snap list

Con una sintassi simile a quella vista in precedenza, si può cercare il nome del pacchetto corrispondente al programma da eliminare:

snap list | grep -i nome

Disinstallare programmi Ubuntu Snap

La disinstallazione dei programmi installati mediante il package manager Snap è possibile semplicemente digitando quanto segue:

sudo snap remove nome

Rimuovere tutte le tracce dei programmi Linux installati

Quando si richiede la rimozione di un pacchetto software in Ubuntu, i componenti del programma sono automaticamente rimossi. Tuttavia, il sistema lascia inalterato il contenuto dei file di configurazione: il comportamento è voluto in quanto reinstallando il medesimo programma l’utente potrebbe avere piacere a ritrovarsi le stesse preferenze e impostazioni personalizzate.

Per rimuovere anche i file di configurazione, ovvero le tracce dei programmi Linux permaste sul sistema, si può utilizzare il comando seguente (al posto di sudo apt remove o dopo aver impartito quest’ultimo):

sudo apt purge nome

In ogni caso, il comando purge non rimuove alcun dato o file di configurazione memorizzato nella directory home di qualsiasi utente.

Infine, c’è un utile “comando magico” che si occupa di recuperare spazio su disco, ad esempio eliminando le dipendenze non utilizzate e tutte le informazioni obsolete ancora conservate sul sistema:

sudo apt autoremove

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MS-DOS 4.0 diventa open source: Microsoft rende disponibile il codice sorgente

Author: Hardware Upgrade

Microsoft ha reso disponibile sotto licenza open source MIT il codice sorgente, i binari, le immagini e la documentazione di MS-DOS 4.0. La gradita novità è stata comunicata da Scott Hanselman, VP Developer Community e Jeff Wilcox, Head of Open Source Programs Office, in un post.

“10 anni fa, Microsoft rilasciava il sorgente di MS-DOS 1.25 e 2.0 per il Computer History Museum. […] Oggi, in collaborazione con IBM e nello spirito di innovazione aperta, stiamo rilasciando il codice sorgente per MS-DOS 4.00 sotto licenza MIT“, esordisce il post. 

Hanselman e Wilcox ricordano la storia “piuttosto complessa e affascinante” dietro la versione 4.0 di DOS, con Microsoft che collaborò con IBM per parti del codice, creando però “un ramo di DOS chiamato Multitasking DOS che non vide un ampio rilascio”. Multitasking DOS, o MT-DOS, fu poi abbandonato da Microsoft per concentrarsi su MS-DOS 5.x e MS-DOS 6.x prima dell’era Windows.

Microsoft ha deciso di rendere open source MS-DOS 4 dopo che un giovane ricercatore inglese (Connor “Starfrost” Hyde) è entrato in contatto con Ray Ozzie. L’ex direttore tecnico aveva nei suoi archivi alcuni binari beta inediti di MS-DOS 4.0, che aveva ricevuto mentre lavorava presso Lotus. Starfrost era interessato a documentare la relazione tra DOS 4, MT-DOS e OS/2 e stava anche cercando di convincere il Microsoft Open Source Programs Office (OSPO) a rilasciare il codice DOS 4.

Lavorando con archivisti di Internet e appassionati di software, OSPO e Starfrost sono riusciti a trovare il codice sorgente completo di MS-DOS 4.00, che Microsoft ha deciso di rilasciare insieme ai binari beta di Ozzie, ai file PDF della documentazione originale e ai file di immagine che possono essere usati con emulatori PC (PCem, 86Box) per riportare in vita il sistema operativo sui PC moderni.

Microsoft afferma che le immagini sono state testate con successo direttamente su un PC originale IBM PC XT, un più recente sistema basato su CPU Intel Pentium e all’interno dei suddetti emulatori PC open source.

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In episode 295 of The Full Nerd the gang covered Microsoft's decision to lock future Windows 10 updates behind a paywall, and Will had an idea…

Read the story: https://www.pcworld.com/article/2287070/want-to-stay-safe-on-windows-10-microsoft-wants-61-bucks.html
Watch the full episode: https://youtube.com/live/BSL8Z_IggBA?feature=share

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