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Google, numero di telefono non più richiesto per la verifica in due passaggi

Author: IlSoftware

Google, numero di telefono non più richiesto per la verifica in due passaggi

La verifica in due passaggi di Google è un’opzione di sicurezza aggiuntiva progettata per proteggere l’account di ciascun utente da accessi non autorizzati. Funziona aggiungendo un secondo livello di verifica, che va ad affiancarsi all’inserimento della password corretta al momento del login. La novità è che d’ora in avanti, come annunciato dall’azienda di Mountain View, non è più necessario un numero di telefono, tipicamente un’utenza mobile, per abilitare la verifica in due passaggi.

Cosa significa che Google non richiede più il numero di telefono per la verifica in due passaggi

In un altro articolo abbiamo visto cos’è la verifica in due passaggi e come funziona. In una nota, da poco comparsa online, Google spiega che nell’intento di semplificare le cose, d’ora in avanti sarà possibile attivare la verifica in due passaggi (2SV, Two-Step Verification) senza specificare alcun numero di telefono personale.

Fino ad oggi, infatti, l’azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin chiedeva agli utenti di fornire comunque un’utenza di riferimento. Adesso, portandosi nelle impostazioni dell’account, cliccando su Sicurezza e infine su Verifica in due passaggi, è possibile saltare il passaggio legato all’inserimento di una numerazione telefonica.

Sebbene l’articolo pubblicato da Google evidenzi il fatto che questa modifica aiuterà gli amministratori ad applicare le policy 2SV nelle loro organizzazioni (si pensi a tutte le realtà che si servono della piattaforma Google Workspace), la decisione sarà certamente gradita a tutti gli utenti.

L’abbiamo detto in tutte le salse: usare gli SMS come secondo fattore è una pratica sconsiderata. I codici di conferma inviati tramite SMS, possono infatti essere facilmente oggetto di furti. Per questo è importante affidarsi ad altre metodologie molto più sicure.

Quali meccanismi di autenticazione possono essere utilizzati su Google

Mettendo da parte l’inserimento del numero di telefono, Google da oggi permette di abilitare la verifica in due passaggi usando tre differenti strumenti:

  • Codici OTP generati su un’app dedicata. Dopo il login con nome utente e password corretti, si può utilizzare un’app di autenticazione come Google Authenticator o Microsoft Authenticator per la generazione di codici OTP. Esistono però tante applicazioni alternative open source per l’autenticazione: tra queste ci sono, ad esempio, Aegis per Android, 2FAS per Android/iOS o Ente Auth (Android/iOS).
  • Token di sicurezza hardware. Al posto del numero di telefono e quindi dell’invio di SMS, Google permette di usare chiavette di sicurezza hardware come YubiKey. Anche queste permettono di proteggere efficacemente l’account utente. Google afferma che i token verranno registrati come FIDO1, anche se la chiave supporta FIDO2.
  • Passkey. Come ulteriore alternativa, è possibile creare una passkey associata all’account Google: il sistema la gestirà come una credenziale FIDO2. In un altro articolo abbiamo provato a mettere in luce vantaggi e svantaggi delle passkey, strumento di autenticazione e autorizzazione che vuole essere anche un’alternativa alle password e sul quale Google, così come molte altre aziende, stanno investendo tantissimo.

Salvaguardie aggiuntive per gli utenti che disabilitano la verifica in due passaggi

Nel suo breve intervento, i portavoce di Google aggiungono che quando un utente che aveva abilitato la verifica in due passaggi per il proprio account disabilita l’impostazione, gli altri secondi  fattori non saranno più rimossi automaticamente. Si pensi ai codici di backup, alle applicazioni collegate che generano codici OTP, allo smartphone usato come secondo fattore.

La misura sembra essere volta a fornire salvaguardie addizionali per gli utenti. In alcuni circostanze, infatti, la disattivazione della verifica in due passaggi poteva mettere gli utenti nelle condizioni di non essere più in grado di accedere agli account. Con le modifiche appena applicate, non si correrà più questo rischio.

Inoltre, come osservato in precedenza, le modifiche applicate al processo di verifica in due passaggi non è esclusivo degli utenti Google Workspace ma è esteso a tutti, compresi coloro che si servono di account personali.

Google tiene a precisare che le modifiche applicate al sistema di verifica in due passaggi sono attualmente in fase di dispiegamento e che potrebbe passare un po’ di tempo prima che risultino disponibili per l’intera base di utenti.

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Broadcom taglia fuori AWS… dal servizio VMware Cloud on AWS

Author: Hardware Upgrade

Continuano le mosse aggressive da parte di Broadcom, che sembra avere tutta l’intenzione di inimicarsi l’intero parco di partner. L’ultima vittima è nientemeno che AWS, che dal 30 aprile non può più vendere contratti per VMware Cloud on AWS, servizio che consente alle aziende di accedere ai servizi di VMware ospitati sul cloud di Amazon. La quale, intanto, spiega come passare ai suoi servizi nativi bypassando VMware.

VMware on AWS verso il tramonto? Sicuramente no, ma più probabilmente sì

Finora il programma VMware Cloud on AWS ha permesso alle aziende clienti di rivolgersi tanto a VMware quanto ad AWS per la fatturazione e la fornitura del servizio. La novità è che ora questa seconda opzione non sarà più disponibile, e sarà necessario rivolgersi esclusivamente a Broadcom. I clienti che hanno un accordo annuale o pluriennale in essere continueranno a pagare AWS fino alla scadenza; al termine dovranno rivolgersi a Broadcom.

Hock Tan, CEO di Broadcom, ha pubblicato un articolo sul blog aziendale in cui spiega che “sfortunatamente ci sono state false dicerie sul fatto che VMware Cloud on AWS potrebbe sparire, il che sta causando preoccupazioni non necessarie per i nostri clienti fedeli che hanno usato il servizio per anni. […] Mi fa piacere confermare che il servizio è vivo, disponibile, e continua a supportare gli interessi strategici di business dei nostri clienti come ha sempre fatto.”

Il titolo di tale articolo è: “VMware Cloud on AWS: c’è oggi, ci sarà domani”. Il che fa sorgere spontanea la (scomoda) domanda: e dopodomani? La risposta non è così scontata, perché nel frattempo AWS ha pubblicato una guida su come effettuare la migrazione delle VM da VMware Cloud on AWS verso EC2, il suo servizio equivalente che non sfrutta, però, le tecnologie VMware. Un segnale piuttosto chiaro della sua insoddisfazione circa la decisione di Broadcom. La verosimile presenza di contratti con VMware che impongono ad AWS di continuare a fornire il servizio non significa che non ci siano tentativi, come sta per l’appunto avvenendo, di far virare verso altre soluzioni i clienti. Che di nuovo, dall’acquisizione di VMware, si trovano senza un’idea chiara di cosa accadrà con la propria infrastruttura IT.

Citando un famoso film, Broadcom sta dicendo: “ho cambiato i termini dell’accordo. Prega che non li cambi di nuovo.” E AWS sembra prepararsi per evitare che ciò succeda.

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Upcoming AMD Ryzen AI 9 HX 170 Processor Leaked By ASUS?

Author: AnandTech

In what appears to be a mistake or a jump of the gun by ASUS, they have seemingly published a list of specifications for one of its key notebooks that all but allude to the next generation of AMD’s mobile processors. While we saw AMD toy with a new nomenclature for their Phoenix silicon (Ryzen 7040 series), it seems as though AMD is once again changing things around where their naming scheme for processors is concerned.

The ASUS listing, which has now since been deleted, but as of writing is still available through Google’s cache, highlights a model that is already in existence, the VivoBook S 16 OLED (M5606), but is listed with an unknown AMD Ryzen AI 9 HX 170 processor. Which, based on its specificiations, is certainly not part of the current Hawk Point (Phoenix/Phoenix 2) platform.


The cache on Google shows the ASUS Vivobook S 16 OLED with a Ryzen AI 9 HX 170 Processor

While it does happen in this industry occasionally, what looks like an accidental leak by ASUS on one of their product pages has unearthed an unknown processor from AMD. This first came to our attention via a post on Twitter by user @harukaze5719. While we don’t speculate on rumors, we confirmed this ourselves by digging through Google’s cache. Sure enough, as the image above from Google highlights, it lists a newly unannounced model of Ryzen mobile processor. Under the listing via the product compare section for the ASUS Vivobook S 16 OLED (M5606) notebook, it is listed with the AMD Ryzen AI 9 HX 170, which appears to be one of AMD’s upcoming Zen 5-based mobile chips codenamed Strix Point.

So with the seemingly new nomenclature that AMD has gone with, it has a clear focus on AI, or rather Ryzen AI, by including it in the name. The Ryzen AI 9 HX 170 looks set to be a 12C/24T Zen 5 mobile variant, with their Ryzen AI NPU or similar integrated within the chip. Given that Microsoft has defined that only processors with an NPU with 45 TOPS of performance or over constitute being considered an ‘AI PC’, it’s likely the Xilinx (now AMD Xilinx) based NPU will meet these requirements as the listing states the chip has up to 77 TOPS of AI performance available. The HX series is strikingly similar to AMD’s (and Intel’s) previous HX naming series for their desktop replacement SKUs for laptops, so assuming any of the details of ASUS’s error are correct, then this is presumably a very high-end, high-TDP part.


AMD Laptop Roadmap from Zen 2 in 2019 to Zen 5 on track for release in 2024

We’ve known for some time that AMD plans to release AMD’s Zen 5-based Strix Point line-up sometime in 2024. Given the timing of Computex 2024, which is just over four weeks away, we still don’t quite have the full picture of Zen 5’s performance and its architectural shift over Zen 4. AMD CEO Dr. Lisa Su also confirmed that Zen 5 will come with enhanced RDNA graphics within the Strix Point SoC by stating “Strix combines our next-gen Zen 5 core with enhanced RDNA graphics and an updated Ryzen AI engine to significantly increase the performance, energy efficiency, and AI capabilities of PCs,

While it’s entirely possible as we lead up to Computex 2024 that AMD is prepared to announce more details about Zen 5, nothing is confirmed. We do know that the CEO of AMD, Dr. Lisa Su is scheduled to deliver the opening keynote of the show, Dr. Lisa Su unveiled their Zen 4 microarchitecture at Computex 2022 during AMD’s keynote and even unveiled their 3D V-Cache stacking, which we know today as the Ryzen X3D CPUs back at Computex 2021.

With that in mind, AMD and Dr. Lisa Su love to announce new products and architectures at Computex, so we just have to wait until the beginning of next month. How AMD denotes the nomenclature for the upcoming Zen 5 mobile and desktop processors remains to be seen, but hopefully, all will be revealed soon. Regarding the ASUS Vivobook S 16 OLED (M5606), we currently don’t know any of the other specifications at this time. Still, we expect them to be available once AMD has updated us with information on Zen 5 and Strix Point.

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Nella confezione dei nuovi iPad Pro e iPad Air manca l’alimentatore, ma stavolta non è colpa di Apple

Author: Tom’s Hardware

Apple ha recentemente presentato i nuovi iPad Pro e iPad Air, insieme agli aggiornamenti per Apple Pencil e Magic Keyboard. Tuttavia, per gli acquirenti residenti nell’UE ci sarà una sorpresa nella confezione: l’assenza del caricatore.

Analizzando le specifiche sulle pagine di prodotto, si nota che per l’iPad Pro e l’iPad Air venduti in Italia solo il cavo USB-C è incluso, a differenza delle generazioni precedenti, che includevano anche l’alimentatore. La decisione di Apple di escludere il componente dalla confezione ha sollevato numerose discussioni, soprattutto in quanto i modelli di iPad mini e iPad 10 continuano ad includere il caricatore.

Una possibile spiegazione di questa modifica è riconducibile alla normativa europea sui “Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche” (RAEE), che mira a ridurre il volume di rifiuti elettronici promuovendo una maggiore responsabilità ambientale.

Si solleva la questione di come Apple equilibri le responsabilità ambientali con le aspettative e le esigenze dei suoi clienti.

Segue quindi una riflessione su come questa mossa di Apple, pur essendo in linea con le iniziative ecologiche dell’UE, possa incidere sulla convenienza e sull’esperienza d’uso dei consumatori, specie per chi si aspetta di ricevere un prodotto pronto all’uso completo di tutti gli accessori essenziali. I modelli di iPad Pro e iPad Air commercializzati al di fuori di questi Paesi, invece, saranno ancora forniti con questo componente.

L’adeguamento di Apple alle direttive ambientali europee riflette un impegno verso la sostenibilità, pur sollevando interrogativi su come le aziende di tecnologia gestiscano le attese dei consumatori in un mondo sempre più ecologicamente consapevole. Questa mossa rappresenta uno dei tanti passi nell’evoluzione del packaging dei prodotti elettronici, un tema di ampio dibattito all’interno dell’industria tecnologica e tra i consumatori.


Fonte dell’articolo: 9to5mac.com

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Apple presenta il nuovo chip M4: potentissimo e ideale per l’AI

Author: IlSoftware

Apple presenta il nuovo chip M4: potentissimo e ideale per l'AI

L’evento Let Loose andato in scena il 7 maggio ha visto i nuovi iPad Air e iPad Pro come principali protagonisti. In particolare, è stato il secondo ad aver attirato maggiormente l’attenzione per via del design incredibilmente sottile, del display con tecnologia OLED Tandem e, soprattutto, delle incredibili prestazioni, anche in termini di intelligenza articiale. Le performance sono ovviamente legate al processore, e in casa Apple c’è un’importante novità lanciata proprio con il nuovo iPad: il chip M4.

Il chip M4 debutta con il nuovo iPad Pro: le caratteristiche del nuovo processore made-in-Cupertino

Nonostante il limite rappresentato da iPadOS (per molti, il vero “problema” dei tablet Apple), il nuovo iPad Pro è senza alcuna ombra di dubbio il tablet più potente e versatile oggi in commercio. E l’azienda di Cupertino ha scelto di presentare il nuovo chip M4 in questa occasione perché senza quest’ultimo non sarebbe stato possibile gestire le novità che l’iPad Pro porta con sé, come la tecnologia OLED Tandem, il Dynamic Caching e tutte quelle funzioni AI che professionisti come illustratori, videomaker e musicisti potranno utilizzare durante i loro processi creativi.

Apple Chip M4

L’M4, spiega Apple, è un System on a Chip basato su una tecnologia a 3 nanometri ed è così costituito:

  • Display Engine: il nuovo motore del display è fondamentale per consentire al display Ultra Retina XDR di iPad Pro nuovi livelli di precisione, accuratezza del colore e uniformità della luminosità
  • CPU con fino a 4 perfomance core e 6 efficiency core con acceleratori di machine learning di ultima generazione
  • GPU a 10-core con architettura di nuova generazione, Dynamic Caching, Mesh Shading e Ray Tracing
  • Neural Engine a 16-core

CPU, GPU e Neural Engine del chip M4

La nuova CPU del SoC M4 vanta fino a 10-core di ultima generazione che “permettono una migliore predizione delle diramazioni, con motori di esecuzione e decodifica più ampi per i performance core, e un motore di esecuzione più profondo per gli efficiency core”. In termini di potenza, questa CPU è fino a 1,5 più veloce rispetto a quella dell’M2 dell’iPad Pro della generazione precedente.

La GPU 10-core porta con sé il Dynamic Caching, una tecnologia innovativa di Apple che, allocando dinamicamente e in tempo reale la memoria locale nell’hardware, riesce ad aumentare l’utilizzo medio della GPU per performance ancora superiori con app professionali e giochi graficamente più esigenti. Con la GPU dell’M4 arrivano anche il ray tracing (per ombre e riflessi realistici) e il mesh shading (per il rendering di scene più complesse).

Apple M4 CPU

Durante l’evento Apple di maggio è stata più volte citata l’intelligenza artificiale. Questo perché il Neural Engine di nuova generazione, il più potente mai creato dall’azienda californiana con 38.000 miliardi di operazioni al secondo, rende l’M4 un chip che offre ottime performance anche durante l’utilizzo di funzioni AI.

Nel corso della presentazione sono stati mostrati degli esempi per rendere meglio l’idea, come la creazione di uno spartito in automatico e in tempo reale durante l’ascolto di un brano eseguito al piano o l’isolamento di un soggetto dallo sfondo in un video in 4K in Final Cut Pro con un solo tap sul display. Ma la sensazione è che questo sia solo un assaggio.

Apple ha ancora tanto da svelare

È importante precisare che, ad oggi, tutte le informazioni diffuse da Apple sul nuovo chip M4 sono relative al nuovo iPad Pro e ad iPadOS 17, l’ultima versione del software. Questo significa che c’è ancora tanto da scoprire sul nuovo SoC, che debutterà di certo anche sui Mac e in più versioni potenziate (Pro, Max e Ultra). Il colosso di Cupertino, quasi sicuramente già alla WWDC24 del mese prossimo, descriverà quindi come il SoC M4 migliorerà l’esperienza degli utenti sia su macOS che su iPadOS 18, soprattutto in ottica AI.