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FTSE 100 ai massimi. E la Brexit è stata una festa!

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Quando si analizza un mercato, bisogna sempre ricordare quali sono gli elementi che lo compongono.
In questi giorni si parla molto della Brexit e degli effetti minimi che avrebbe avuto sull’economia inglese. Mi sorprende non poco il fatto che molte persone continuino a non capire che, in realtà, la Brexit è solo sulla carta ed il lungo ed impervio processo di uscita non è nemmeno iniziato. Quindi come si può dire che la Brexit è stato un successo?
Ah…certo, il FTSE 100, il listino azionario inglese, è ai massimi. Segno che quindi tutto va bene e le prospettive sono splendide…
Diamo a Cesare quello che è di Cesare ed alla Brexit quello che essa comporta.

Che il FTSE 100 sia ai massimi è vero, ma è altrettanto vero che la sterlina inglese è ai minimi. Questo significa quindi che l’investitore dell’Eurozona si ritrova con una minus in portafoglio se aveva comprato il giorno prima del referendum. Eccovi la dimostrazione.

Grafico FTSE 100 vs EURGBP

FTSE-EURGBP

Potete vedere che sale la borsa ma…sale anche l’Euro contro il GBP. Quindi sulla carta il FTSE 100 va alla grande ma se andiamo a togliere l’effetto cambio ecco il risultato. Questa è la minus che si avrebbe se avessimo investito il giorno del referendum.

FTSE 100 in Euro

FTSE-UK-100-IN-EUR

Quindi a conti fatti, siamo così certi che gli effetti di una Brexit che al momento non è ancora partita, siano già vincenti?

Anzi, secondo Oliver Wyman le cose sono ben diverse. L’analista inglese facente parte dello staff di TheCityUK ha recentemente rilasciato un report dove calcola in circa 52 miliardi di dollari la perdita in conto ricavi per le banche e i servizi finanziari della City, settore chiave per l’economia britannica (che oramai è basata sul terziario).
E questi 52 miliardi di USD sono così trascurabili? Senza poi dimenticare che, sempre secondo questo report 70.000 posti di lavoro rischiano di saltare sempre nel settore del credito. Inoltre il Tesoro UK si ritroverà automaticamente con introiti fiscali diminuiti pari a circa 12,7 miliardi di dollari.

sterlina-inglese-minimi-2011

BREXIT: hard o soft?

E’ chiaro che questi numeri sono ben noti al Governo (ma forse non a tutti i risparmiatori e cittadini di UK e non solo) ed ovviamente faranno il possibile per evitare che questi numeri diventino realtà, ma non farà semplice riuscire a limitare questi effetti negativi.

Sempre secondo questo report, la City fattura ogni anno tra i 240 e i 260 miliardi di dollari, dà lavoro a 1,1 milioni di persone e paga dai 76 agli 85 miliardi di tasse l’anno.
L’unica cosa che potrebbe succedere, per evitare questo tracollo, sarebbe la soluzione “soft”: Gran Bretagna che uscirà dal Mercato comune europeo ma continuerà a mantenere una forma di accesso al mercato unico, in un modo simile a oggi. In tal caso gli effetti sarebbero molto meno invasivi (ma non si tratterebbe di vera Brexit!).
Se invece l’approccio sarà “hard“, i numeri rischiano di essere quelli sopra presentati.

Ovviamente i pareri sull’argomento sono discordanti, proprio perchè nessuno può quantificare con certezza gli effetti della Brexit sia perchè nell’effettivo non è ancora partita e sia perchè nessuno ha ancora capito quale sarà la strada presa: quella Hard o Soft. Dato per scontato che solo l’autolesionismo porterebbe la Gran Bretagna alla strada HARD, l’ipotesi soft ci farebbe ritrovare con una Brexit molto più morbida. Ma ripeto, non sarebbe la Brexit che tanto sta ispirando i No Euro di tutta Europa che vorrebbero anche loro uscire dal sistema.

brexit-eurozona
Certo è che l’Ultra Conservatorismo della May non renderà facile una rottura molto soft. Autolesionismo inglese? Orgoglio infinito di stampo anglosassone? Di certo un elemento deleterio per il luno periodo che tende ad isolare ulteriormente la Gran Bretagna. Ok, può starmi bene tutto, però ci si dimentica che l’UK vive e cresce grazie proprio al suo taglio internazionale. Tanti auguri, amici inglesi..

(…) May ha un disegno ben chiaro in testa. Il governo forte serve per controbilanciare le ingiustizie, per fare il «bene di tutti, di quegli ordinary people» che sono la «working class» ormai abbandonata, è la tesi, dai laburisti e che trova riparo nella retorica strampalata e semplicista dello Ukip. (…) «Lo Stato esiste per procurare agli individui, alle comunità e al mercato ciò che questi non possono raggiungere da soli. Noi dobbiamo semplicemente usare la forza del governo per il bene delle persone». (Source)

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Danilo DT

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