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Le ambiguità del mercato obbligazionario USA

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Nel post di ieri, decisamente strategico ed operativo, abbiamo iniziato a parlare delle reazioni del mercato obbligazionario USA all’elezione di Donald Trump. Ed una cosa che è subito saltata all’occhio è l’andamento negativo (bull steepening) dei Titoli di Stato USA.
La cosa suona strana andando proprio a vedere cosa vuol fare Trump. Sulla carta con i repubblicani al potere, possiamo aspettarci un allungamento delle tempistiche sugli aumenti dei tassi. Quindi come detto in QUESTO POST, il rialzo di dicembre addirittura rischia di non arrivare, anche se in questo caso si tratterebbe magari di un rimando di qualche settimana.
Io credo che difficilmente tale rialzo venga rimandato, anche perchè la Yellen (rimarrà ancora a lungo in carica con Trump presidente?) non vorrà figurare come NON indipendente.
Ma poi, sempre teoricamente, ci potrebbe essere un altro lungo periodo senza rialzi. Condizioni economiche permettendo.
Quindi, se i tassi non salgono, diventa normale trovarsi con una curva deitassi che torna ad appiattirsi. Ed invece no.

Curva Tassi USA: oggi, il giorno prima dell’ElectionDay ed un mese fa

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Come vedete la curva addirittura si è un po’ impennata. Si dice “Bull steepening”. Assurdo se si pensa ad un andamento flat della corsa al rialzo dei tassi.
E difatti tutto subito, c’è stata una corsa agli acquisti di Treasury, corsa che poi si è subito fermata ed il risultato della curva di cui sopra ne è la conseguenza.
Insomma, che sta succedendo? Chi è che ha venduto sopratutto il 30yr?

Ho provato allora a capire le motivazioni dell’anomalia. Il programma di Trump prevede uno stimolo fiscale attraverso tagli alle imposte e spesa infrastrutturale. Aumentando il deficit è ovvio un conseguente aumento del debito pubblico che quindi, aumentando, perde in qualità ed allo stesso tempo può provocare proprio il “bull steepening”, ovvero un aumento dell‘inclinazione della curva dei rendimenti.
Seconda cosa: e qui il discorso si fa molto più interessante. Ricordate che il mercato obbligazionario statunitense vede una forte presenza di investitori esteri, inclusi Stati come la Cina nei cui confronti Trump ha pronunciato frasi tutt’altro che amichevoli? Guardate questo grafico e meditate

US Treasury: i bondholder

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Ecco fatto. Il 50% del mercato dei Treasury è in mano a stranieri (la Cina ne possiede il 19%, il Giappone il 18%), come pure il 30% del mercato delle obbligazioni societarie americane. E gli stranieri, con la Cina al primo posto, sono già diventati in massa venditori netti di Treasury USA negli ultimi sei mesi.

Quindi l’arrivo di Trump non sarà certo salutato positivamente dai bondholder asiatici. E tenuto conto che la FED ha ormai terminato i suoi acquisti, se l’Asia e gli emergenti iniziano a vendere a piene mani gli US Treasury, chi si metterà in acquisto?

Diventa a quel punto una conseguenza anche la tendenza del Dollaro USA che mai come in questa fase diventa relativa e condizionata da politica, economia e finanza. Ovvero può succedere realmente di tutto. Anche se al momento non mi sembra di intravvedere in ambito forex delle prese di posizioni nuove o rivoluzionarie.

Inutile negare, in conclusione, che forse la nostra attenzione dovrebbe essere rivolta ai nostri BTP più che agli US Treasury: siamo con il referendum alle porte. E credo che il risultato dello stesso potrebbe essere molto più condizionante (per il nostro paese in primis) del risultato elettorale USA.
Ma questa volta, sia ben chiaro, non voglio nemmeno sentir parlare di sondaggi….

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Danilo DT

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Autore: Finanza.com Blog Network Posts

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