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INTERMARKET: manca solo un attore all’appello

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L’analisi intermarket negli ultimi anni ha subìto una forte evoluzione.
Chi magari non la conosce troppo bene, potrebbe aver pensato che, a causa della politica monetaria iper espansiva delle banche centrali, l’analisi intermarket avesse esaurito la sua funzione analitica.
Tutt’altro.
Come tutte le cose l’analisi intermarket si è invece evoluta. E’ stata senza dubbio influenzata fortemente da questo nuovo grande attore, che è stato il “quantitative easing”. Ma non per questo possiamo decretare la morte e la fine di questo tipo si studio.
Ne è un esempio quanto stavamo dicendo da mesi su come questo mercato era strutturato:

(…) “siamo in un mercato che ora è unidirezionale, quindi banalmente possiamo dire che tutto va su”. (…)

Questo era quanto vedevamo qualche mese fa. A questa banale ma realistica constatazione, ne aggiungevo però un’altra:

(…) “Se quindi oggi qualsiasi cosa sale, cosa succederà quando il mercato, restando unidirezionale, cominciasse ad invertire e quindi a scendere? Avremmo la debacle sia dell’obbligazionario che dell’azionario. In altri termini non ci sarebbe più nulla che difende il capitale con una volatilità ragionevole”. (…)

L’idea quindi era che la fase correttiva avrebbe portato ad una debacle dei bonds ma anche del’equity.
In questo caso, però, ecco il nuovo elemento correttivo che per certi versi sostiene proprio quest’ultimo mercato: l’azionario.

Analisi Intermarket: Quadro Eurozona

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Il grafico parla chiaro. Abbiamo in fase correttiva l’obbligazionario, le commodity, l’Euro. Mentre tiene bene l’Eurostoxx50. Che mai? Anche in questo caso c’è un elemento di “disturbo”, Ma che di disturbo non è. Se lo si conosce, lo si gestisce e lo si va ad inserire in questo quadro.

Il ruolo di Trump e del suo potenziale “super deficit”, che potremmo definire come mega politica fiscale (che noi possiamo solo invidiare agli USA) continua per certi versi a sostenere l’equity ma abbandona il mercato che più di tutti ha beneficiato degli acquisti delle banche centrali: l’obbligazionario.

Ovviamente ora la sfida per l’azionario sarà con gli utili aziendali, puntuali e prospettici, e poi con l’evoluzione del programma Trump. Ma sembra che anche questa volta il “cigno nero”, al momento, se ne resterà nel suo nido.

E quindi, per certi versi, oggi è molto più sicuro l’equity USA che non quello europeo, visto che qui da noi abbiamo altre problematiche di tipo politico (vedi Francia ed Italia): se ovviamente qui le cose si mettono mali, il quadro unidirezionale si concretizzerà.

STAY TUNED!

Danilo DT

(Clicca qui per ulteriori dettagli)
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Autore: Finanza.com Blog Network Posts

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