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La protezione del lifecycle

Dopo tutte le misure in favore dei pensionati adottate di recente, non è infrequente che i lavoratori con una buona dose di scetticismo alla fine si stanno ancora di più convincendo che l’unica strada per assicurarsi una pensione decente è il ricorso alla previdenza complementare. La legge di bilancio non solo prevede la mitica Ape, cioè la possibilità di andarsene in pensione prima dell’età prevista per legge con un piccolo sacrificio per soli 20 anni, ma anche quella di poter anticipare la rendita complementare attraverso la richiesta di Rita ( Rendita integrativa temporanea anticipata). Ma fatta questa scelta egli   si rende subito conto che quella non è un’unica scelta definitiva, ma che ne deve farne altre a cascata, sulle quali non sempre è adeguatamente preparato.
Come paradossalmente ha fatto notare Mefop, a nessuno, dovendo fare un viaggio aereo sarà chiesto di scegliere la rotta, scegliere dove e quando atterrare perchè è già tutto stabilito e durante la navigazione ci pensano le torri di controllo.
Ma nella previdenza complementare non è così.

Quasi tutte le scelte sono a carico del lavoratore ed i “piloti automatici” messi in piedi convincono poco.

La prima scelta riguarda l’adesione: E’ opportuno aderire alla previdenza complementare o accontentarsi del “poco ma sicuro” garantito dalla pensione Inps e tenersi il Tfr che ha rendimenti garantiti dalla rivalutazione prevista per legge? E se si decide ad iscriversi, basta il proprio contributo e quello del datore di lavoro, più il Tfr maturato dal giorno dell’adesione per avere una integrazione sufficiente, oppure è il caso di fare un versamento aggiuntivo?
Una volta stabilito tutto questo, si entra nel campo della “Alta finanza”. Le forme di previdenza complementare, si sa, investono le somme versate dai lavoratori sui mercati finanziari I fondi investono in vari “comparti” che corrispondono a diverse linee: bisogna decidere a quale comparto di investimento iscriversi, cioè come far investire i propri soldi, se scegliere un investimento garantito oppure rischiare in prodotti con più alti rendimenti, optare per il monetario o il bilanciato.
Oppure conoscere i meccanismi automatici di tutela dell’iscritto nella sua vita lavorativa fino alla pensione, come prevede il cosiddetto «lifecycle», letteralmente “ciclo della vita”: consiste nell’adeguamento periodico degli investimenti dalle forme più rischiose a quelle più tranquille man mano che si avvicina l’età della pensione.
La componente azionaria si ridurrà a tappe prestabilite per lasciar sempre più spazio a titoli obbligazionari o garantiti, che diventeranno prima maggioritari poi esclusivi negli ultimi anni di lavoro. Ma quest’ipotesi valida quando le obbligazioni producevano risultati consistenti, è ancora valida nell’attuale fase dei rendimenti zero?

L’automaticità di questo meccanismo ha il pregio di standardizzare le scelte correlandole all’anzianità contributiva e anagrafica, facendo risparmiare l’interessato sull’onere di decisioni che nella gran parte dei casi risultano difficili anche per i professionisti della finanza. Attenzione, però: questo automatismo non garantisce risultati e non protegge totalmente da eventuali crack di Borsa né nella sua ripresa. Tuttavia la teoria che le azioni nel lungo termine rendono più delle obbligazioni non è stata ancora smentita. Così se mancano decenni alla conclusione del proprio piano previdenziale ci si può fidare delle azioni.
In Italia il lifecycle è stato adottato da tempo dalla gran parte dei numerosi fondi aperti e Pip,e fra i fondi negoziali da Previmoda.
Il lifecycle serve soprattutto a ottimizzare la volatilità dei mercati e la gestione del rischio, insito in qualsiasi scelta finanziaria. Un alternativa concorrenziale è utilizzare per il portafoglio titoli affidabili, dalla volatilità estremamente contenuta, come quelli indicizzati all’inflazione.
E’ più che normale che un lavoratore qualsiasi di fronte a queste domande non sappia cosa fare, ci vogliono competenze specifiche.
Servirebbe un consulente, possibilmente terzo, che non vende prodotti o quantomeno non ha finalità di lucro. In sostanza, un giovane neoassunto trentenne versa le sue quote periodiche in un comparto di investimento a maggior componente azionaria, a maggior rischio e maggiore potenzialità nel lungo termine; che corrisponde al suo orizzonte temporale. Qusto è un compito che può svolgere l’Inps che da qualche tempo dichiara di voler intraprendere la strada della consulenza ai cittadini.
Una volta tanto sarebbe una scelta con un fine nobile oltre che utile. L’Istituto di previdenza nazionale invece di almanaccare riforme pensionistiche o come tarpare le residue ali al Civ, potrebbe svolgere anche più correttamente il proprio ruolo dando consigli sicuramente imparziali. A condizione che prioritariamente l’ente di previdenza sia a sua volta convinto della bontà della rendita integrativa. Nelle  fluviali esternazione dei vertici l’argomento della previdenza integrativa non è stata mai preso di petto e come cartina di tornasole si può vedere il tasso di adesione dei dipendenti al Fondo pensione complementare Perseo Sirio, che è vicino allo zero assoluto.
Camillo Linguella

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Autore: Finanza.com Blog Network Posts

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