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Nasce “Veneto Welfare” una società per diffondere la cultura previdenziale

L’attenzione degli interessati e dei mass media rispetto al pianeta pensioni è tutta concentrata sull’ape sociale, quella volontaria e della Rita, la rendita complementare anticipata, nonché dagli elementi evidenziati dal presidente dell’Inps nella sua relazione non al Parlamento, ma fatta in Parlamento, nella sala della Regina, appunto.
Conseguentemente sulla previdenza complementare c’è un certo stand bye che si fa fatica a rimuovere.C’è sfiducia, rassegnazione e poca conoscenza di questo strumento pensionistico aggiuntivo. Ma la situazione non è più la stessa di qualche anno fa quando la Covip denunciò una vera “voragine conoscitiva” sull’argomento. Sfortunatamente sono le altre variabili ad essere  cambiate, come l’occupazione e la crisi economica e che hanno mutato lo scenario, acuendo spinte localistiche che sembravano sopite dopo l’infausta modifica del Titolo V della Costituzione. Questa modifica fu fatta proprio per venire incontro e contenere le forze centripete che si andavano in quel momento sviluppando. Il risultato sono sotto gli occhi di tutti specie se si va a guardare la Sanità: In liquidazione coatta amministrativa a fronte dell’esplosione dei fondi integrativi, oltre 300!
Ricomporre questo tessuto non è impresa da poco ma ci si prova e quindi tutto quello che viene proposto come collante unificante non può che essere ben visto.
Il decreto legge salva Italia del duo Monti Fornero, all’articolo 24 ( quello che porterà tutti in pensione al compimento del 70simo anno di età), al  comma 29 prevede Iniziative di promozione della cultura del risparmio previdenziale. Esso stabilisce che il Ministero del Lavoro e della Politiche Sociali elabora annualmente, unitamente agli enti gestori di forme di previdenza obbligatoria, un programma coordinato di iniziative di informazione e di educazione previdenziale. A ciò concorrono la comunicazione da parte degli enti gestori di previdenza obbligatoria circa la posizione previdenziale di ciascun iscritto e le attività di comunicazione e promozione istruite da altre Autorità operanti nel settore della previdenza. I programmi dovranno essere tesi a diffondere la consapevolezza, in particolare tra le giovani generazioni, della necessità dell’accantonamento di risorse a fini previdenziali, in funzione dell’assolvimento del disposto dell’art. 38 della Costituzione. A dette iniziative si provvede attraverso le risorse umane e strumentali previste a legislazione vigente.
Concetti che sono stati ribaditi nel disegno di legge sul mercato e la concorrenza all’art 1 comma 39 che alla fine di un percorso di circa 3 anni ora trovasi al Senato per la IV lettura, caso mai dovesse essere approvato. Quindi non si sentiva la necessità di un nuovo soggetto che intervenisse sulla stessa materia, anche se abundare è sempre meglio che deficere.
Infatti all’inizio della settimana corrente la Regione Veneto ha licenziato un provvedimento per l’istituzione di una società regionale per promuovere la diffusione della cultura previdenziale che si chiamerà Veneto Welfare e che secondo le dichiarazioni del proponente questa legge si propone ben altri fini, perchè “aiuterà la battaglia dell’autonomia del Veneto pur senza capire come. In realtà Veneto Welfare è una soluzione di ripiego perché, sulla scorta di quanto è stato fatto in Trentino Alto Adige dove opera con efficacia il fondo territoriale Laborfonds e in Val d’Aosta, dove c’è il Fondo Fopadiva, si voleva dar vita ad un fondo regionale previdenziale del Veneto. Questa possibilità oltretutto è prevista dalla legge ( decreto legislativo 252/2005 fattio dall’allora ministro del Lavoro, Roberto Maroni).
Ora con Veneto Welfare la istituzione di un fondo regionale è prevista solo come una possibilità futura  demandata alla decisione della giunta regionale, per il momento il fine istituzionale della nuova società sarà unicamente limitato alla promozione e informazione sui fondi pensione e sanitari. In effetti si ha  la vaga  impressione della costituzione di un ennesimo carrozzone di cui forse se ne poteva fare a meno. Non perché non ci sia bisogno di diffondere la cultura previdenziale e anche quella finanziaria fra i lavoratori dipendenti ed autonomi, ma  perché in questo settore già si sono indirizzi legislativi precisi che definisce i soggetti che vi devono provvedere come abbiamo visto sopra.
Inoltre c’è la società Mefop, una partecipata del Tesoro attiva da anni che svolge un ruolo meritorio in proposito, nonché il Miur che ogni tanto fa qualche iniziativa interessante. Ma quelli che più specificatamente si danno da fare senza costituire nessuna società specifiche sono i patronati ed i sindacati. Con buoni risultati.

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Autore: clinguella@finanza Finanza.com Blog Network Posts

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