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WhatsApp, rischio sanzione dall’Antitrust

Nel bollettino settimanale rilasciato dall’AGCM il 28 agosto c’è posto anche per WhatsApp, che viene accusata di clausole vessatorie che gli utenti devono forzatamente accettare se vogliono usufruire dell’app di messaggistica. L’Antitrust ha pertanto avviato un procedimento ai danni della società che si concluderà entro 120 giorni con un’eventuale multa pecuniaria, a meno che non venga accettato il ricorso e vengano discusse altre modalità in risposta all’illecito.

Sono parecchie le modalità vessatorie applicate da WhatsApp ai propri utenti: esclusioni e limitazioni di responsabilità in capo a WhatsApp molto ampie e assolutamente generiche, la possibilità di interruzioni del servizio decise unilateralmente da WhatsApp senza motivo e senza preavviso, il diritto generico esercitabile da WhatsApp (ma non dall’utente) di risolvere il contratto in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo e non consentire più l’uso dei servizi.

E ancora, un’altra modalità vessatoria è relativa al diritto generico di introdurre modifiche anche economiche nei termini d’uso del servizio. Nei termini si legge anche “un generico diritto esercitabile dalla società di recedere dagli ordini senza fornire rimborsi”, o anche clausole relative alla traduzione in lingua italiana di alcune parti del contratto. WhatsApp non ha ottemperato alle richieste dell’Autorità in merito a queste violazioni all’interno di una delibera dello scorso maggio.

La società avrebbe dovuto pubblicare sulla propria pagina web, in chiaro, l’informativa sul procedimento effettuato ai suoi danni e il suo esito, informando così i suoi utenti anche per mezzo del sito web Professionista. Adesso WhatsApp dovrà fornire entro quaranta giorni eventuali documenti capaci di provare il contrario avendo il diritto di organizzare una difesa. Il tutto con l’obiettivo di concludere il procedimento entro 120 giorni dalla comunicazione dello stesso.

Stando a quanto si apprende su ansa.it la società sta valutando la possibilità di effettuare un ricorso.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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