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Cina blocca WhatsApp

Gli esperti di sicurezza hanno confermato nelle scorse ore che la Cina ha bloccato WhatsApp. Negli scorsi mesi il client di messaggistica adesso di proprietà di Facebook ha ricevuto il blocco di alcune funzionalità, come la possibilità di inviare video, foto, conversazioni vocali o in video. Quest’ultimo blocco riguarda invece anche il cuore del servizio, ovvero l’accesso alla messaggistica. A dichiararlo al mondo è Nadim Kobeissi, crittografo presso la parigina Symbolic Software.

L’azienda si occupa principalmente di ricerca ma monitora anche la censura digitale nel paese asiatico. Secondo il ricercatore il blocco di WhatsApp rappresenta un’evoluzione della precedente censura avvenuta a luglio con foto, video e note vocali. Quella attualmente in opera prevede anche blocco dei messaggi e rallentamenti del servizio diffusi lungo tutto il territorio. Secondo Kobeissi non si tratta di un problema tecnico, ma di un’azione governativa su vasta scala.

La Cina, sostiene Kobeissi, avrebbe recentemente aggiornato le regole dei propri sistemi di censura per rilevare in maniera accurata il protocollo NoiseSocket utilizzato da WhatsApp per inviare messaggi di testo, in aggiunta al blocco già attivo dei protocolli HTTPS/TLS che il servizio utilizza per mandare foto e video. Probabilmente quest’ultima regola ha richiesto un quantitativo di tempo superiore per attecchire, in modo da rilevare correttamente i messaggi e bloccarli.

La censura ha avuto inizio lo scorso mercoledì, secondo Symbolic Software, e potrebbe essere una manovra che prende di mira Facebook, servizio bandito in Cina che oggi possiede WhatsApp. Il blocco potrebbe essere collegato all’imminente inizio del 19esimo  Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, con la crittografia end-to-end di WhatsApp che potrebbe essere il motivo principale di un’azione così ferrea da parte dei vertici nazionali.

La crittografia consente di mantenere private le conversazioni degli utenti anche se intercettate e va in contrasto con le regole cinesi. Le app di messaggistica nazionali, infatti, offrono alla dirigenza del paese i dati personali e privati degli utenti, come nel caso di WeChat che conta oggi quasi un miliardo di utenti attivi e che sicuramente beneficerà parecchio dall’ultima azione del governo cinese. Nel frattempo si attende un commento ufficiale da parte di WhatsApp.

Autore: Le news di Hardware Upgrade

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