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Crisi in Venezuela: i videogiochi aiutano a sopravvivere

Author: GAMEmag – Videogames

La crisi economica in Venezuela ha creato terreno fertile per quello che soprattutto negli anni d’oro di World of Warcraft veniva definito come “gold farming”. Si tratta di una pratica per la quale si accumula valuta virtuale all’interno del gioco per poi rivenderla in cambio di criptovaluta o denaro convenzionale.

Il gold farming è rimasto particolarmente popolare nelle nazioni in ginocchio dal punto di vista economico, come la Corea del Nord, e recentemente si sta diffondendo a macchia d’olio in Venezuela, come emerge da un’inchiesta realizzata dall’organo di informazione economica Bloomberg.

RuneScape

RuneScape, MMORPG gratuito che si gioca tramite web browser e che fino a poco tempo fa era uno dei titoli online in assoluto più giocati, sembrerebbe uno dei titoli preferiti dai venezuelani.

Il regime socialista di Caracas monitora questo ambito già da diverso tempo, soprattutto certe compagnie come PapusGold, SoliderGold e Tibia Venezuela Coins che sono diventate popolari in Venezuela presso la comunità dei videogiocatori per scambiare in bolivar le valute virtuali servendosi di trasferimenti bancari. C’è inoltre un online marketplace di riferimento, conosciuto come Mercadolibre.

I gold farmer venezuelani si concentrano su titoli dai contenuti requisiti hardware che non richiedono investimenti importanti per l’acquisto di PC competitivi. Oltre RuneScape, infatti, Bloomberg cita anche Tibia, altro titolo di genere MMORPG realizzato in Adobe Flash, rilasciato per la prima volta nel 1997.

La velocità delle connessioni a internet in Venezuela è inferiore anche a quella della Siria, coinvolta in un atroce conflitto negli ultimi anni. Altro motivo per cui i giochi che interessano sono quelli meno esosi anche in termini di quantità di dati da trasferire. Il fenomeno, inoltre, comporta delle ripercussioni anche sulla community di titoli online: i venezuelani sono infatti visti come una piaga dagli altri giocatori di RuneScape, e presi di mira in certi casi.

Nei giorni scorsi il Venezuela ha annunciato anche l’instaurazione di una nuova criptovaluta nazionale basata sulle riserve petrolifere della nazione, tra le più estese del mondo. Si chiama “Petro” ed è stata ideata dal presidente plenipotenziario Nicolas Maduro per contrastare il blocco finanziario che gli Stati Uniti impongono a Caracas.

“L’obiettivo è l’acquisizione di maggiore sovranità monetaria e procedere alle transazioni finanziarie nonostante il blocco finanziario”, ha detto Maduro alla nazione dopo aver annunciato che si ricandiderà alle elezioni presidenziali del 2018.

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