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Economia

La complementare, fra fake news e opportunità

Author: clinguella@finanza Finanza.com Blog Network Posts

La lotteria delle pensioni è aperta, bisogna vedere chi vincerà la befana in palio. Intanto assistiamo sbigottiti ed affascinati al gioco pirotecnico scatenato attorno ad esse. In realtà a prescindere delle coloriture ideologiche o semplicemente demagogiche, la struttura delle pensioni è abbastanza semplice. Occorre mettere da parte dei soldini per poter vivere quando non si lavora più. Quanti più soldi si  mettono da parte, tanto maggiore sarà quello di cui si potrà disporre mese per mese. Nel calcolare quanto si  potrà spendere mensilmente, facendo i debiti scongiuri, si dovrà fare la previsione di quanti anni si continuerà ad allietare l’umanità con la propria presenza: perché più la previsione sarà a lungo termine, cosa che tutti vogliamo, più la disponibilità mensile diminuisce. E’ ovvio
Per mettere da parte il gruzzoletto occorre lavorare sempre e guadagnare stipendi dignitosi. Cosa non sempre compatibile con le crisi economiche e strutturali.     Ecco, intorno a questi parametri fondamentali ci possiamo fare tutti i ricami possibili, ma la sostanza non cambia. Per esempio ho sentito di una proposta che dal taglio delle pensioni d’oro si vorrebbe assicurare una pensione di 700 euro a tutti, mentre altri promettono una pensione di 1000 euro senza neppure preoccuparsi di tagliare quelle d’oro. C’è chi invece vuole abolire la Fornero ( intesa come legge sulle pensioni). Una proposta che tutt’ora manca è quella di estendere le pensioni d’oro a tutti, così si evitano ogni ingiustizia sociale!
In effetti, al di là di facili ironie, il problema è tremendamente serio e va affrontato con la stessa serietà perché riguarda il destino di tutti noi tenendo presente che avremo di fronte ( fortunatamente) una popolazione sempre più anziana.
All’incapacità o impossibilità di continuare a mantenere il vecchio sistema pensionistico basato sulle ultime retribuzioni, anche da noi vige il cosiddetto sistema contributivo, che tiene conto, sia pure con modeste rivalutazioni, anche delle retribuzioni percepite all’inizio della carriera, venti, trenta anni fa, così necessariamente gli importi complessivi pensionistici attuali subiscono una diminuzione media dal 20/50%.
Per compensare questa diminuzione è stata prevista un supporto su base volontaria di integrazione pensionistica, la pensione complementare.
Non è che prima della legge Dini non esistessero delle pensioni integrative. Esistevano, i cosiddetti fondi preesistenti ed erano appannaggio delle categorie forti, in quel periodo, cioè le banche e le assicurazioni generalmente.
Ora la previdenza complementare non ha conquistato gli animi, né ha dato quello slancio   allo sviluppo dell’economia nazionale come si pensava.
Hanno contribuito a questi risultati anche delle vere campagne di disinformazione che oggi non avremmo nessuna difficoltà ad etichettare come fake news.

Molti pensano che non essa non sia necessaria e che il Tfr rivalutato per legge è più che sufficiente come integrazione. Si ha paura di rimanere intrappolati con una scelta irrevocabile, dimenticando che l’adesione alla complementare segue pari pari le sorti del tfr. Finchè si lavora non è disponibile. Lo stesso accade per il capitale accumulato nei fondi pensione. Se si smette di lavorare si prende la pensione complementare, se non si ha diritto alla pensione, si riscatta la posizione maturata.
Le recenti disposizioni legislative aboliscono questo spauracchio. Aderendo alla previdenza complementare ora il lavoratore decide la percentuale di versamento del proprio trattamento di fine rapporto da versare alla previdenza complementare che può essere da zero fino al 100%.
Inoltre non sempre si tiene in debita considerazione il contributo dell’1% dello stipendio versato dal datore di lavoro ai fondi pensione, che in un arco temporale lungo diventa molto considerevole. Anzi molti neppure lo sanno.
Primeggia ancora la paura di perdere tutto il capitale con gli investimenti fatti sui mercati finanziari.
Venti anni di esperienza dovrebbero aver insegnato che i fondi hanno lavorato bene, positivamente, con rendimenti superiori a quelli del tfr e che nessun fondo pensione si è trovato in cattive acque.
Poi ci sono i benefici fiscali che non sono di poco conto e consentono notevoli risparmi così che gli investimenti diventano anche più remunerativi. Si pensi alla defiscalizzazione dei premi di produzione introdotti nel 2017 se questi sono versati alla previdenza integrativa.
Oggi la legge di bilancio del 2018 fa un ulteriore passo in avanti per la diffusione di questo strumento nel pubblico impiego equiparando le regole fiscali di cui hanno goduto i lavoratori del settore fiscale.
Naturalmente da solo questo elemento, importantissimo, non sarà sufficiente a favorire iscrizioni di massa, che rimarranno spero per un breve periodo ancora, un fatto elitario.
Proprio per debellare tutta una serie di notizie non rispondenti proprio alla verità è stata istituita presso il Mef una commissione che dovrà curare la diffusione della cultura previdenziale e finanziaria fra i lavoratori dipendenti e per i giovani addirittura, sarebbe auspicabile, fin dalle aule scolastiche. In modo che ognuno abbia consapevolezza di quali sono le varie opzioni di scelta che ognuno liberamente potrà fare.

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