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AL LUPO AL LUPO ARRIVA L’INFLAZIONE SALARIALE!

Author: icebergfinanza Finanza.com Blog Network Posts

Dal Giappone, il nostro ambiente di studio preferito, quello che da quasi trent’anni sta sperimentando gli effetti della più colossale deflazione da debiti della storia arriva la “smoking gun” pistola fumante che ci aiuta a cancellare ogni probabilità di inflazione nei prossimi anni…

Vorrei solo fare notare a tutti che il Giappone, ha già sperimentato una trumpnomics alla leva esponenziale, tutte le politiche monetarie possibili, quantitative easing, liquidità a go go ovunque e una serie di stimoli fiscali impressionanti provenienti dalla famigerata Abenomics .

Dopo lo scoppio della più spettacolare bolla finanziaria della storia, il Giappone non si è più ripreso, ne demograficamente, ne economicamente.

Il risultato è quello che vedete qui sopra, ovvero ZERO crescita dei salari, qui sotto invece la dinamica dell’inflazione o meglio della deflazione.

Loro, i media mainstream, non vi racconteranno mai la verità, Icebergfinanza è l’unico in Italia che dal 2009 vi racconta perché per ancora qualche lustro non ci sarà inflazione e soprattutto inflazione salariale. Solo grazie al giornalismo alternativo, siamo riusciti in una intervista a raccontarvi la realtà…

Tornando al Giappone, dopo mesi e mesi di crescite economiche meravigliose in arrivo e di miracoli dall’economia americana è davvero strano che le aziende giapponesi non sentano il bisogno di assumere o aumentare i salari…

TOKYO (Reuters) – Più della metà delle aziende giapponesi non prevede di aumentare i salari di base nei prossimi mesi, una battuta d’arresto per il primo ministro e la principale lobby del paese che ha chiesto aumenti salariali del 3% carburante per una rinascita economica.

In un sondaggio mensile di Reuters, solo meno della metà ha dichiarato che avrebbero aumentato i salari e la maggior parte di questo gruppo ha affermato che l’aumento sarebbe stato simile al livello dell’anno precedente, circa il 2%.

Il primo ministro Shinzo Abe e il gruppo commerciale Keidanren stanno cercatndo un aumento del salario del 3% per incoraggiare il consumo e l’inflazione, elementi chiave dell’offerta di Abe per sconfiggere anni di deflazione.

Un aumento del PIL nel quarto trimestre segnalato la scorsa settimana ha segnato la più lunga espansione economica del Giappone dagli anni ’80, ma aumenti significativi dei salari rimangono inafferrabili anche se il mercato del lavoro è nella forma migliore da circa quattro decenni.

Attenzione però, perchè 1,8 % di questo aumento è un semplice automatismo legato all’anzianità dei dipendenti.

Molte aziende sono caute nell’aumentare i salari in quanto significa avere costi fissi più elevati per il personale, quindi preferiscono invece pagare premi unici.

Ma come, con le migliori prospettive economiche in arrivo, questi hanno paura di aumentare i costi fissi del personale, ma non stiamo entrando nel migliore dei mondi possibili?

“Sarebbe un peso nel caso le condizioni economiche peggiorassero”, ha scritto nel sondaggio, un responsabile di produttore di attrezzature per il trasporto.

Quindi riassumendo, solo il 48 % ha intenzione di aumentare i salari, ma di questo 48 % solo il 14 % prevede aumenti superiori allo scorso anno.

In Giappone, i salari di base rappresentano la maggior parte delle retribuzioni mensili. L’aumento della retribuzione base è stato praticamente congelato dai primi anni del 2000, a causa della persistente deflazione.

Ribadisco che si tratta di un aumento annuale di un miserabile ZEROVIRGOLADUE per cento, che verrà attuato solo dal 48 % delle aziende.

Faccio notare che il governo giapponese ha aumentato gli incentivi fiscali per le società che aumentano i salari, tuttavia il 52 % degli intervistati ha dichiarato che l’aumento al 3 % è irrealistico, il 7 % “fuori questione”.

Nei giorni scorsi uno smemorato di nome Calenda, uno che ama la globalizzazione ma non conosce il significato di delocalizzazione, ha definito gentaglia quelli della Embraco, solo perché facevano i loro interessi, ovvero delocalizzavano dove costava di meno produrre, no in Asia, ma in Slovacchia alla faccia di più Europa.

Embraco si impunta, Calenda: «Non incontro più questa gentaglia»

Fa sorridere che un partito come il Partito Democratico, attento più al capitale che al lavoro, si indigni per una delocalizzazione che è la natura intrinseca della globalizzazione che loro tanto amano e auspicano.

L’Ue: “Saremo intransigenti sulla chiusura di Embraco

Il dossier Embraco è arrivato sul tavolo della Commissione europea. Margrethe Vestager ha assicurato che l’Ue sarà «intransigente». Carlo Calenda ha ribadito che «il governo non molla di un millimetro». La confederazione dei sindacati europei ha promesso «tutti i passi possibili per bloccare l’operazione». Ma le possibilità di trovare una soluzione europea che eviti il trasferimento in Slovacchia della multinazionale, pronta a chiudere lo stabilimento di Riva di Chieri, sono ai minimi termini. Per questo il governo è al lavoro con l’Ue per tamponare le ferite e contenere i danni: il fenomeno delle delocalizzazioni all’interno dell’Unione – frutto del dumping salariale e fiscale – è una questione che non può essere ignorata. Al momento, però, non esistono strumenti adeguati per contrastarlo.

Il ministro Calenda propone alla commissaria Vestager un fondo contro le delocalizzazioni.

Prego, prego? Un fondo contro le delocalizzazioni? Ma la globalizzazione non si ferma dicevano loro, non si può fermare il progresso.

Ma tu pensa, si parla di dumping sociale e fiscale, materia nella quale la Germania di Angela Merkel è campione del mondo…

Crisi, Germania accusata di dumping sociale davanti all’Unione 

Lunedì vi abbiamo raccontato che lo straordinario aumento per la classe media americana si riassume tutto in ben OTTO CENTESIMI DI DOLLARO in più all’ora rispetto allo scorso anno, una meraviglia un CENTINAIO DI DOLLARI in più all’anno, roba da far tornare persino l’inflazione.

Da noi, ci ha pensato lui a fare il lavoro sporco ad imporre ad un Paese impaurito la deflazione salariale e la distruzione della domanda interna attraverso Monti.

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Chiudiamo con una nota di speranza, almeno qualcuno sta guadagnando qualcosina…

Grazie ai programmi di incentivazione Marchionne ha accumulato un pacchetto di 16,41 milioni di titoli Fca, oltre a 11,86 milioni di azioni Cnh e 1,46 milioni di azioni Ferrari, per un controvalore, ai corsi attuali, di oltre 570 milioni di euro.(ANSA).

Il buon Marpionne avrebbe dovuto spendere almeno 23.600 dollari al giorno dal primo giorno della sua nascita ad oggi per contribuire al rilancio dei consumi, ma che cavolo compra con soli 23.600 dollari in un giorno?

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Ehi bellezza è il capitalismo, la globalizzzzzzazione e tu non ci puoi fare nulla, se non essere più produttivo e smetterla di frignare. ;-)

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