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Pillola del giorno dopo, se il diritto a comprarla vale meno della coscienza del farmacista

Author: Chiara Lalli Wired

Pillola abortivaLe premesse di questa storia sono tre: la contraccezione d’emergenza è contraccezione; non esiste una legge che permette di invocare l’obiezione di coscienza per la contraccezione; le farmacie sono dei negozi particolari. Se ti serve la cosiddetta pillola del giorno dopo, insomma, dovresti poter andare in farmacia (non altrove e questo è un punto importante) e comprarla senza difficoltà. Se sei maggiorenne non serve nemmeno la ricetta.

Eppure non sempre va tutto bene e può capitare che il farmacista decida di non vendertela. Perché è convinto che sia abortiva. Perché rispetta la vita. O per qualsiasi altra stramba credenza. Come la farmacista di Monfalcone che nel 2013 non vende la pillola del giorno dopo a una donna che l’aveva chiesta (allora con la ricetta). Ieri la sua assoluzione è stata confermata dalla Corte d’appello di Trieste per la tenuità del fatto.

L’obbligo di vendere i farmaci (contraccettivi compresi) per i farmacisti rimane e la legge 194 non li riguarda, quindi se il farmacista decide che la sua coscienza è più importante dei suoi doveri professionali dovrebbe pagare le conseguenze della sua scelta.

Tuttavia il tribunale ha deciso che il diritto di comprare un farmaco è meno importante della credenza allucinatoria della farmacista. E quindi non c’è nulla da fare, se non andarsi a cercare un’altra farmacia (di notte, in quel caso).

A che punto la tenuità diventerebbe grave e perfino sanzionabile? Quanti tentativi si devono fare? Quante ore devono passare? Di notte è più grave che di giorno? Dipenderà anche dal numero di farmacie e, quindi, a Roma sarebbe ancora più tenue che a Monfalcone? Aspettando di leggere la sentenza, alcuni commenti alla vicenda rischiano di essere ancora più bizzarri della decisione delle Corte.

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Potremmo ordinarli secondo alcune categorie. «È complotto» (cioè non è vero che la contraccezione d’emergenza è contraccezione, il suo effetto è abortivo e Big Pharma ce lo nasconde): con i complottisti non c’è niente da fare.

«La vita è sacra»: quale, quella dei gameti? «La coscienza è importante»: certo, certo, ma se scegli di fare un lavoro, esistono dei doveri professionali oppure no? Ricordiamo che la farmacia ha una concessione governativa e che, nel caso in oggetto, la donna aveva una ricetta.

«È la democrazia»: questa è forse la più bella. Deve essere una nuova definizione di democrazia – che fa ripensare all’indimenticabile spot di Corrado Guzzanti e Neri Marcorè: «Questa è la casa delle libertà, facciamo un po’ come cazzo ci pare». Se una storia così semplice e con poco margine di incertezza subisce un tale stravolgimento, mi viene un po’ di paura a immaginare cosa può succedere in un contesto più complicato.

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