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Vittorio Feltri, la vecchiaia e il gusto infantile della parolaccia

Author: Lorenzo Fantoni Wired

Perché i bambini dicono le parolacce? Di solito le hanno ascoltate dagli adulti o da altri bambini e inizialmente le ripetono per un semplice meccanismo di imitazione, slegato dal significato. Il fascino della parolaccia subentra quando i genitori si voltano scandalizzati e intimano al bambino di non ripetere mai più quella cosa.
In quel momento il bambino capisce che quella parola gli dà il potere dell’attenzione, è un’attenzione negativa ovviamente, ma il bambino se ne frega, perché è pur sempre un buon modo per essere al centro della scena, per recuperare spazio, per avere potere.

Il bambino dice “cazzo” tutti si voltano, la madre urla e il bambino ride, perché pensa “ok perfetto, il mondo gira ancora attorno a me”. Come si smonta questo meccanismo? Di solito ignorando il bambino dopo i primi rimproveri. Sì depotenzia la parolaccia togliendo attenzione. Ci vuole del tempo, ma tendenzialmente funziona, spiegando anche che è un comportamento sbagliato.

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È un metodo che potrebbe funzionare benissimo anche con Vittorio Feltri e i titoli di Libero, che ormai da anni sfruttano quella che potremmo definire la “Trigger Economy” ovvero fare click e quindi ottenere soldi dai banner pubblicitari, sfruttando l’incapacità umana di sorvolare su ciò che ci scandalizza.

Una incapacità che col tempo si è andata sempre più rafforzando, tanto che oggi è praticamente impossibile arrivare a fine giornata senza aver affermato a gran voce che quella cosa ci offende.

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Trigger” è ormai un termine estremamente usato in rete, letteralmente sarebbe il grilletto di una pistola o un innesco, in psicologia e psichiatria sono quelle cose che scatenano una reazione e portano a rivivere un trauma, ma nello slang internettiano quando una persona è “triggered” (o in italiano “triggerata”) vuol dire che una parola o una frase l’hanno punta sul vivo e sta scatenando una reazione spesso esagerata e prevista da chi voleva provocare.

Libero e Vittorio Feltri funzionano esattamente così, sanno benissimo di dire cose sbagliate ma è l’unico modo che hanno per rimanere rilevanti nel panorama italiano, sanno benissimo di scatenare reazioni scandalizzate che non avranno alcuna ripercussione, anzi, garantiranno un po’ di pubblicità (negativa o positiva non importa, è come l’attenzione del bambino), sa benissimo anche che qualcuno scriverà un articolo come questo per invitarvi a rompere questo circolo vizioso e che voi non lo farete.

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Inoltre, ci sarà sempre qualcuno disposto a cadere vittima del fascino di chi “dice le cose come stanno”, come se una persona che dà sfogo alla parte peggiore di sé stessa ci liberasse da ogni male. Non è che siamo volgari, rozzi, ignoranti e privi della capacità di avere una discussione normale, no “diciamo le cose come stanno”, senza farci abbindolare dal grande nemico di questo periodo, il famigerato professorone buonista radical chic, offesa che di solito viene lanciata contro gente che sbarca il lunario come partita IVA e ha solo la colpa di cercare un ragionamento che superi quello del bambino che urla “Vaffanculo” per farsi guardare dalla mamma.

Vittorio Sgarbi è un altro per cui questo sistema funziona benissimo, tanto alla peggio qualcuno dirà “eh ma quando parla di arte è tanto bravo (ed è vero)“.
Feltri non è mai stato una persona conciliante, è coerente con se stesso e credo che vada ammirato moltissimo per questo. Non ha mai negato a nessuno la schiettezza del suo parere, da sempre le sue performance artistiche si basano sull’esagerazione, sulla provocazione, sul lancio virtuale di fango, un’abilità che gli ha permesso di ottenere un riconoscimento unico: sei mesi, poi ridotti a tre, di sospensione dall’Albo dei Giornalisti per il famigerato “Metodo Boffo”. Considerando che l’OdG non si muove neppure per le fake news non si può non definirlo un premio alla carriera.

Con l’età l’attitudine di Feltri sta un po’ peggiorando, manca la fantasia, restano gli insulti di base, ormai quasi automatici, ma d’altronde si sa, quando si invecchia si torna bambini si torna alle parolacce di base, l’importante è che qualcuno si arrabbi e ci faccia sentire potenti. Subentra anche un altro fenomeno che rende gli anziani particolarmente portati alla schiettezza: ci si sente più saggi, arrivati e senza dubbio lontani dal bisogno di essere gentili, tanto ormai l’età e quel che è e chi vuoi che se la prenda con uno di 75 anni?

Già, 75 anni, un’età in cui di solito si accetta di essere ormai stati superati dalla realtà e si fa altro, ma non quando sei uno che urla la parola sbagliata sui giornali o in televisione, personaggio che fa sempre comodo, alza gli ascolti, crea casino, insomma è la Trigger Economy, bellezza.
Forse la mia generazione, che la pensione la vedrà col Telescopio Hubble, dovrebbe imparare: il miglior modo per garantirsi un reddito anche da anziani potrebbe essere tornare bambini e lanciare parolacce, sperando che tutti ci guardino.

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