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Pillars of Eternity II: Deadfire Recensione, l’isola del tesoro di Obsidian

Tutti gli orfani dei leggendari Black Isle Studios hanno sempre saputo cosa aspettarsi dalla compagnia fondata nel 2003 da Feargus Urquhart per accogliere i reduci degli insormontabili problemi politici e finanziari di Interplay: da allora, Obsidian Entertainment è sempre stata sinonimo di giochi di ruolo dall’elevata profondità narrativa, complice anche il proficuo contributo di Chris Avellone che, dall’alto dell’esperienza maturata con gli ormai storici Planescape: Torment e la saga di Icewind Dale, ha da sempre deliziato gli appassionati con le sue sapienti amalgame di racconti suggestivi e personaggi memorabili, uno stile che traspare anche dal primo RPG della compagnia finanziato grazie al crowdfunding; quel Project Eternity divenuto poi Pillars of Eternity che, a scanso di qualche marginale stortura (su tutte, l’eccessiva verbosità dei testi), ha soddisfatto i palati di quanti erano in attesa di un’odissea fantasy come non si vedeva dai tempi della leggendaria duologia di Baldur’s Gate. E così, dopo aver ulteriormente posizionato l’asticella bene in alto con il successivo Tyranny, Obsidian resta orfana di Avellone, migrato nel frattempo verso i Paesi Bassi per supportare a tempo pieno Larian Studios e il loro Divinity: Original Sin II, e si affida di nuovo al finanziamento collettivo per dare alla luce il secondo capitolo della saga dell’Osservatore che, cinque anni dopo la tremenda Crisi dei Senz’Anima, si ritrova lontano dai suoi compagni di un tempo a fronteggiare il nuovo avvento di Eothas, il dio della luce, della redenzione, della speranza e della rinascita, che si impossessa del titano di roccia rimasto sepolto per millenni sotto la nostra roccaforte, Caed Nua, distruggendo quest’ultima e riducendoci in fin di vita. Pillars of Eternity II: Deadfire piazza una scommessa importante con tanto, tantissimo da perdere in termini di consensi e credibilità, dunque non resta che scoprire se Josh Sawyer, già direttore del primo episodio e ora anche al timone (è proprio il caso di dirlo) della sceneggiatura assieme a Carrie Patel, sia riuscito a giocarsela nel migliore dei modi.

Pillars of Eternity II: Deadfire
Gli eoten sono ogre a due teste particolarmente aggressivi, che compensano le ridotte capacità cerebrali con un’incredibile forza fisica.

Sono stato calpestato da un Dio, una volta

Mentre il già citato Original Sin II si prefigge di replicare le atmosfere dei grandi classici ruolistici del passato, selezionando le parti migliori da Wasteland, Baldur’s Gate e Neverwinter Nights per combinarle in un prodotto contemporaneo dal sapore antico, il titolo firmato Obsidian ha l’audacia di salpare per mari inesplorati e incorporare alcuni degli elementi che caratterizzano produzioni moderne quali Dragon Age, The Witcher e le più recenti iterazioni di Fallout, tentando di oltrepassare il muro della nostalgia e presentare al pubblico un’autentica evoluzione del genere. La parola d’ordine di Pillars of Eternity II è, in primis, libertà: la libertà di viaggiare in lungo e in largo per il complesso di terre emerse che forma l’arcipelago di Mortafiamma, un nutrito raggruppamento di isole che ricorda per molti versi la regione caraibica del diciottesimo secolo, quando il mare delle Antille veniva solcato da navi corsare di ogni tipo, una piacevole e convincente ventata d’aria fresca rispetto alle ambientazioni medievaleggianti proposte dalla stragrande maggioranza dei “colleghi” presenti sulla piazza. L’ampia mappa di gioco pullula di luoghi da esplorare, personaggi da incontrare e, soprattutto, incarichi da svolgere: in effetti, il quantitativo di cose da fare potrebbe sembrare soverchiante, specie durante le primissime battute, e la voluta assenza di qualsivoglia tutorial troppo approfondito o invadente può mettere alla prova la pazienza degli avventurieri più acerbi, desiderosi magari di gettarsi nel vivo dell’azione da subito piuttosto che perdere tempo a sviscerare le premesse della campagna, ma chiunque accetti di indulgere nelle fasi iniziali di Deadfire si ritroverà davanti un universo ricchissimo e meticoloso, nel quale la passione riversata dagli sviluppatori trasuda persino dagli angoli più remoti e insignificanti.

Pillars of Eternity II: Deadfire
L’abbondanza di scenari, la cura maniacale per i particolari e l’assidua presenza di giochi di luce regalano scorci davvero intriganti.

Obsidian non ha scelto il mare come semplice componente scenografica, poiché tutto ruota attorno alle vaste distese di acqua salina che utilizzeremo per spostarci da un punto all’altro, per tracciare rotte mercantili particolarmente vantaggiose, per respingere gli assalti di mostri e briganti oppure, com’era lecito aspettarsi, per intraprendere a nostra volta una redditizia e, si spera, longeva carriera piratesca. La strada per diventare intrepidi navigatori è infatti percorribile come meglio ci aggrada, mentre la freschezza offerta dagli inediti scontri navali, che si giocano su schermate dal vago retrogusto di librogame e richiedono un elevato livello di controllo e micro-amministrazione dei vascelli controllati, aggiunge ulteriore profondità a un sistema decisionale già complesso e articolato di per sé, capace di regalare incredibili soddisfazioni anche di fronte alla più cocente delle disfatte provocata da un improvvido arrembaggio. Certo, alla lunga la vita del commerciante portuale può stancare a causa del ripetersi di mandati un po’ tutti uguali fra di loro, ma del resto è sempre possibile sbarcare e dedicarsi alle innumerevoli subquest legate alle fazioni in lotta per il predominio di Mortafiamma. Un consiglio: acquistate immediatamente il cannocchiale dall’emporio di Sanza a Neketaka, poiché vi permetterà di esaminare le imbarcazioni avversarie da una certa distanza e valutare con cognizione di causa le probabilità di successo. Per il resto, i combattimenti si svolgono secondo una tradizionale struttura in tempo reale con la facoltà di mettere in pausa lo svolgimento quando lo riteniamo opportuno, onde istruire nel migliore dei modi i nostri compagni di ventura e correggere strategie poco efficaci nell’arco di una manciata di secondi: come già accaduto con il predecessore, le direttive che costituiscono il fulcro degli scontri di Pillars of Eternity II attingono a piene mani dalle meccaniche di Dungeons & Dragons, pertanto gli appassionati del gioco di ruolo da tavolo incontreranno molte similitudini in termini di tiri per colpire, riduzione del danno, logica di accumulo delle varie tipologie di bonus e sistema vanciano per la gestione degli incantesimi, tutte regole che è possibile affidare alla discreta intelligenza artificiale per poi iniziare ad amministrare manualmente con la graduale comprensione delle stesse. I personaggi reclutati possono anche accedere a classi diverse da quella di partenza o a sottoclassi specifiche per migliorare competenze e versatilità e, più in generale, adattarsi nel migliore dei modi allo stile dei giocatori.

Pillars of Eternity II: Deadfire
Oltre alle peculiari battaglie navali, gli abbordaggi in Deadfire si risolvono come tutti gli altri incontri sulla terraferma, ovvero a suon di fendenti, proiettili e incantesimi!

La carne di squalo di qualità è difficile da trovare

La storia riprende ed espande il finale del primo episodio, con il protagonista che si risveglia a bordo della sua barca con pochi e frammentati ricordi di quanto successo fino a quel momento. Come anticipato nell’introduzione, un dio creduto scomparso torna nel mondo di Eora seminando morte e distruzione, nonostante la sua presunta natura benevola, strappando parte dell’anima dello stesso Osservatore. Soltanto un patto con Berath, il nume tutelare della morte, gli ha consentito di reincarnarsi per scoprire le motivazioni che hanno spinto Eothas lungo il suo rovinoso cammino e scegliere se ostacolarlo oppure assecondarlo. Sebbene si tratti di un seguito diretto, non è necessario aver completato il primo Pillars of Eternity per godere appieno di Deadfire, dato che le decisioni formulate nel primo, che andranno poi a condizionare parte degli eventi di quest’ultimo, possono essere importate da un file di salvataggio oppure selezionate manualmente per non imporre vincoli eccessivi. L’inquietudine delle circostanze iniziali e i potenziali sviluppi apocalittici della nuova venuta di Eothas infondono un palpabile senso di urgenza che, tuttavia, non si riflette davvero nel resto dell’arcipelago, dove la maggior parte degli abitanti resta invischiata in una serie di guerre intestine e lotte di potere, come se non incombesse su di loro la minaccia di un colosso dagli smisurati poteri il cui unico scopo sembra essere quello di annientare qualunque cosa si frapponga tra lui e il suo ignoto obiettivo. Non si tratta di un difetto vero e proprio, beninteso, perché il potere “distrazionale” delle miriadi di trame secondarie che si dipanano con la perlustrazione di Mortafiamma sono piuttosto indice della bontà degli sforzi profusi nel realizzare un contesto uniforme e avvincente, un ecosistema attendibile che cattura l’interesse dei suoi visitatori a prescindere da cosa li ha condotti fin laggiù, ed è sempre un piacere constatare quanto, in questi specifici frangenti, le cornici risultino di gran lunga più affascinanti dei quadri che contengono. Le relazioni, i conflitti, i pericoli e i benefici che costellano l’intero agglomerato di isole sono influenzati enormemente dalle nostre preferenze, dato che avremo modo di toccare con mano l’impatto delle stesse sul destino delle varie fazioni rivali, siano esse grandi compagnie imperialiste che vogliono impadronirsi delle risorse locali a vantaggio dell’aristocrazia del continente, sparuti gruppi di pirati, mercanti in lotta per la sopravvivenza o stanziamenti indigeni che si oppongono alle mire espansionistiche dei colonizzatori: gli autori hanno prestato grande attenzione nel dipingere un fitto intreccio di contingenze nel quale il bene e il male si confondono fra mille sfumature di grigio, lasciando il più possibile le redini al giocatore per dargli modo di plasmare la sua personalissima epopea.

Pillars of Eternity II: Deadfire
Le consorterie che decideremo di appoggiare sapranno ricompensarci in vario modo per i nostri servigi… come concederci, ad esempio, l’utilizzo di un pratico sottomarino!

Nonostante i relativi limiti del motore grafico utilizzato, la resa visiva di Pillars of Eternity II è oltremodo spettacolare e l’encomiabile scelta del periodo storico da riprodurre conferisce al titolo una propria personalità distintiva, che si allontana dalle consuete scelte commerciali per sfoggiare un carattere unico e, se vogliamo, innovativo. Al netto di piccole incertezze tecniche che si verificano nelle situazioni più concitate, i prerequisiti molto contenuti dovrebbero permettere a chiunque di assaporare l’esperienza di gioco in proporzione alla potenza della macchina posseduta, conservando in ogni caso un magnetismo artistico accattivante. Grazie alla struttura che incorpora molti aspetti dei sandbox odierni, all’oculato viluppo di traversie splendidamente narrate, alla corposa presenza di aggiunte più o meno significative e, di nuovo, al singolare approccio estetico, Pillars of Eternity II: Deadfire si conferma non solo un degno successore del capostipite ma anche uno dei migliori RPG degli ultimi tempi, caratterizzato da un incredibile ammontare di peripezie da vivere e sperimentare alla ricerca di un’identità che sia solo e soltanto nostra. Il lavoro di Obsidian esprime al contempo un incrollabile rispetto per gli archetipi del genere e uno straordinario, coraggioso e risoluto passo in avanti per l’intera categoria, una nuova pietra di paragone per tutti i CRPG che d’ora in avanti si affacceranno sul mercato.

Author: GamesVillage.it

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