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Perché è assurdo indignarsi per la casa di appuntamenti di sex doll a Torino

Author: Chiara Lalli Wired

Era prevedibile che l’apertura di una casa di appuntamenti con bambole “molto realistiche” avrebbe scatenato, nonostante il caldo, indignazione e sdegno. Sembra necessario commentare sempre e comunque, soprattutto in presenza del fantasma di un sessismo patriarcale, e inevitabile azzardare ipotesi strampalate e basate sul proprio senso di repulsione.
Se qualcosa vi fa schifo, però, non è detto che faccia schifo a tutti.

Tuttavia le proprie reazioni immediate di ripugnanza vengono spesso scambiate per leggi universali. Ci vuole poco, poi, a convincersi che quel feroce moralismo dovrebbe essere imposto all’umanità.
Ecco che il degrado morale assoluto diventa una indubitabile conseguenza delle bambole a pagamento, che è un po’ come temere ombre e maledizioni divine senza sapere cos’è che fa ombra e senza provare imbarazzo a invocare entità non esistenti. Ma se il pericolo è certo (come?, perché?, di cosa?), allora è necessario reagire. Se non lo fai, sei a favore del patriarcato o di qualche altro turpe schieramento.

foto Wikipedia
foto Wikipedia

 

C’è l’infantile certezza che fare sesso con le bambole (che tra l’altro si possono comprare a vari prezzi e da molti anni e che sostituiscono o affiancano altre entità inanimate) vada a rinforzare il sessismo patriarcale. Che è sempre semplicisticamente esercitato dagli uomini cattivi e brutti e inevitabilmente sessisti.
Quel principio che faticosamente ci eravamo illusi di aver stabilito – che cioè dovremmo sanzionare e condannare quelle azioni che danneggiano qualcuno e che violano diritti – è travolto dall’indignazione giustizialista. Non solo dobbiamo punire azioni che consideriamo immorali o ineleganti, ma anche i pensieri peccaminosi.

Manco a dirlo, stiamo dando per scontata l’incapacità di distinguere una bambola da un essere umano, esasperando quella credenza altrettanto infondata che se sparo in un contesto virtuale poi mi imbottisco di dinamite e mi faccio esplodere nell’ufficio postale perché mi hanno fatto aspettare troppo.
Chissà cosa avrei dovuto fare dopo anni di Tetris. Forse diventare ossessionata dall’ordine. Ma niente, peccato.

È un mondo in cui non c’è alcuna distinzione tra intenzioni e azioni, tra immaginazione e condotta. Un incubo popolato da psicopolizia, precrimine, codici morali assoluti e ciechi, punizioni preventive e precauzionali. Un mondo, cioè, in cui nessuno si salverebbe.
Avete mai fantasticato gesti che mai e poi mai avreste pensato di compiere davvero – mica solo per codardia?
Quanti di voi hanno distrutto Barbie o altre bambole non destinate al sesso senza diventare poi serial killer?

Ve lo ricordate il distruggitore di Ghostbusters, no?
Il sottofondo è questa visione da 12enni di un mondo in cui tutto è sacro, la vita e i corpi non hanno costi e usi (se non quelli previsti da una Commissione del Buon Ordine Morale) e una concezione semplicistica che pretende di spiegare tutto senza capire nulla.

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