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Ace Combat 7: Skies Unknown Anteprima, gli assi dei cieli tornano in pista

Uno fra i simulatori giapponesi forse più sottovalutati dalle nostre parti è la serie di Ace Combat: sempre piuttosto popolare in terra natia, il franchise di Bandai Namco ha avuto non poche difficoltà nel corso dei decenni a raccogliere un pubblico occidentale che riuscisse ad andare oltre una ristretta nicchia. Per questo motivo, negli ultimi anni le pubblicazioni dei videogiochi ad essa appartenenti si sono via via diradate, spostandosi anche su piattaforme handheld, ed hanno avuto un buon successo soltanto in Giappone. Il team Project Aces, però, non ha affatto intenzione di rinunciare a portare avanti la serie, ed ecco che Ace Combat torna in pompa magna sulle scene dopo ben cinque anni, con il settimo capitolo (nella numerazione ufficiale e canonica), denominato Ace Combat 7: Skies Unknown. Noi abbiamo avuto modo di provarne una demo in anteprima alla gamescom, cercando di capire se effettivamente si tratta di un capitolo che può puntare ad innovare qualcosa nella serie e di conseguenza raccogliere nuovi proseliti.

Ace Combat 7 racconta la storia di un conflitto fra le nazioni fittizie di Osea ed Erusea, noto come Lighthouse War. La modalità storia, che è confermato essere parecchio sviluppata e tratterà tematiche militari molto forti, verrà narrata attraverso diverse cutscene in CG, complessivamente davvero ben realizzate e viste durante una breve presentazione antecedente alla demo. Il protagonista, Trigger, è un ex militare oseano accusato di omicidio di un ex presidente, a seguito del quale, per potersi redimere, entra a far parte dello Spare Squadron, un battaglione di disciplina costituito da soldati con problemi penali, i cui aerei sono “marchiati a fuoco” con strisce bianche, per evidenziare la loro colpa. Nel gioco saranno presenti diversi tipi di missioni, che includeranno tanti tipi di combattimento aereo: battaglie contro caccia nemici, bombardamenti di obiettivi fissi o mobili a terra e mix fra queste differenti tipologie, oltre ad altre non ancora rivelate. La versione PlayStation 4, tramite PS VR, sarà compatibile con la realtà virtuale: al booth di Bandai Namco, però, ci siamo dovuti accontentare della versione standard, nella quale abbiamo provato le missioni 6 e 7. La versione di prova su cui siamo riusciti a mettere le mani ci ha permesso di testare ben tre aerei, l’agile F-140, il Rafale M e il Typhoon, gli ultimi due piuttosto simili fra loro nelle statistiche, ma di classi differenti. Ogni aereo, oltre alla classica mitragliatrice, poteva essere equipaggiato con diversi tipi di missili, da scegliere all’inizio della missione a seconda dei bersagli da colpire. Nelle opzioni abbiamo inoltre trovato due diversi sistemi di controllo, standard ed expert: il primo, pensato per i novizi, gestisce automaticamente le virate laterali con la semplice pressione della leva analogica sinistra, mentre il secondo, per i giocatori più navigati, coinvolge entrambi gli stick ed obbliga a mettere di traverso l’aereo prima di virare.

Abbandonati i convenevoli, siamo stati accolti dalla solita schermata di briefing della missione, con tanto di mappa altimetrica che segnava  con precisione gli obiettivi da colpire ed evidenziava il tempo atmosferico, la data e l’ora, oltre alle coordinate dell’area bersaglio interessata e ad altri dettagli. Una volta preparato tutto e sceso in cabina di pilotaggio, mi sono sentito immediatamente a casa con l’hud e le visuali a disposizione (esterna, mirino e cockpit): da molti punti di vista, Skies Unknown non fa assolutamente nulla per differenziarsi dai suoi predecessori, e questo è sia un bene che un male, dato che effettivamente qualcosina in più poteva essere tentato da diversi punti di vista. La sensazione di fondo è chiara: ci troviamo di fronte ad un’esperienza squisitamente retrò, che piacerà sicuramente ai vecchi fan, ma probabilmente faticherà non poco ad acquisirne di nuovi, e questo nonostante qualche semplificazione di troppo nei controlli base e i discreti miglioramenti tecnici apportati, soprattutto nel rendering delle nuvole. Fortunatamente, il feeling dei vecchi episodi è rimasto intatto e assolutamente incontaminato, senza alcuna ibridazione: un’impresa non banale, visto che il team, con poche mosse, avrebbe potuto facilmente rendere Ace Combat un banale simulatore di volo moderno, e invece il suo inconfondibile stile “arcade-simulativo” è ancora lì, per la gioia dei vecchi fan. Un po’ meno, forse, per i nuovi, che però potrebbero essere attratti dall’inconfondibile fascino old school di una serie che è ormai un classico imperituro nella storia dei videogiochi.

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Ace Combat 7 è Ace Combat, nel bene e nel male. Pur introducendo una modalità storia finalmente completa e sfaccettata, il nuovo capitolo della serie nipponica resta fortemente legato al suo passato e alle sue origini in numerosissimi aspetti, mantenendo la giocabilità che tutti i fan hanno imparato ad amare, ma anche alcune antesignane legnosità che nel 2018, per un titolo tripla A, finiscono per diventare quasi grottesche. I fan (e, perché no, qualche curioso) lo ameranno, come al solito. Per tutti gli altri, l’invito è quello di pensarci su bene in questi mesi, e di continuare a seguirci per conoscere vita, morte e miracoli di Ace Combat 7: Skies Unknown. Appuntamento a gennaio!

Author: GamesVillage.it

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