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Tra teen drama e mutaforma, ma a The Innocents manca ancora un ingrediente

Author: Paolo Armelli Wired

Di storie adolescenziali più o meno complicate le serie tv più recenti sono piene, dal controverso Tredici al Cloak and Dagger dalle tinte supereroistiche. Ma The Innocents, la nuova produzione originale europea che sbarca su Netflix il 24 agosto, cerca di elaborare ulteriormente il modello del teen drama in chiave non solo paranormale ma anche esistenziale. I protagonisti sono infatti due giovani, June (Sorcha Groundsell) e Harry (Percelle Ascott), che per coronare il loro sogno d’amore clandestino fuggono dalle reciproche famiglie.

June lascia un patrigno che, dopo la scomparsa in passato della madre, la tiene sotto controllo in maniera ossessiva, mentre Harry si sente in trappola dovendo occuparsi del padre gravemente malato e non autosufficiente. La loro fuga d’amore è anche una fuga verso Londra e verso una libertà che neanche loro riescono a definire ma che subirà subito una svolta inaspettata: la ragazza, infatti, scopre di riuscire a cambiare aspetto quando entra in contatto in maniera concitata con altre persone, lasciandole però in stato catatonico.

Nel frattempo in una sperduta isola norvegese, un misterioso e forse non del tutto benevolo professor Halvorson (Guy Pearce) ha creato un Santuario dove cerca di insegnare ad altri mutaforma, fra cui la stessa madre di June, a controllare i loro poteri.

netflix-the-innocentsNei primi tre episodi l’elemento di queste abilità misteriose è distillato in maniera essenziale mentre a dominare è più spesso il rapporto zuccheroso fra i due giovani. A fronte delle insicurezze legate alla scoperta paranormale, i due ribadiscono di voler stare insieme a tutti i costi, confermando un doppio registro che può essere visto come la metafora di un’adolescenza sempre inquieta e alla ricerca di una definizione di sé. Al contempo il ritmo narrativo esce piuttosto rallentato da questa reiterata convinzione romantica, alternata a scatti di gelosia quasi goffa e di incosciente insicurezza.

Il tentativo di rinnovare il genere adolescenziale è, se non del tutto convincente, certamente evidente. Le atmosfere cupe e uggiose dell’ambiente metropolitano inglese, contrapposte a una Norvegia insolitamente soleggiata, richiamano altre produzioni europee che hanno segnato in questi anni una narrazione inquieta e tipicamente locale, come The Missing o Dark. Allo stesso modo, il fatto che ci siano persone che possano cambiare aspetto e che questo scateni una serie di eventi quasi incontrollabili diventa specchio di un clima culturale più generalmente insicuro e problematico, in cui la perdita di punti di riferimento è una cosa quasi più intima che sociale.

innocentsNel corso degli episodi, soprattutto dei primi, viene in mente anche un altro parallelo recente, con un’altra produzione inglese intitolata The End of the F***ing World. Anche in questo caso due adolescenti problematici fuggono in un viaggio senza arte né parte che, nonostante i risvolti tragici, trasuda un’ironia cupa ma irresistibile. Ecco, forse il problema più grande di The Innocents è che, a fronte di un fascino misterico e introspettivo che diventa in effetti magnetico, non è capace, almeno nei primi episodi, di dimostrare un’ironia, neppure sottile. Ma il dubbio su cosa avremmo fatto noi, da adolescenti capaci di assumere qualsiasi forma, si presenta troppo assillante per essere ignorato.

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