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Dragged Across Concrete, il cinema duro ha un nuovo genio

Author: Gabriele Niola Wired

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Chi non conosce S. Craig Zahler è ora che si rimetta in pari. Questo regista, emerso pochi anni fa con un Bone Tomahawk(un western a metà tra modernità e tradizione con un incredibile Kurt Russell), in tre film è diventato una garanzia del cinema duro, senza sconti e dai pochissimi fronzoli. Questioni di spari e di scarse parole, frasi fulminanti e poco compiacimento. Non sono blockbuster, non c’è edonismo. Si tratta di storie dure fatte di uomini che lottano per un obiettivo.

L’anno scorso, Brawl in Cell Block 99, proprio alla Mostra del Cinema di Venezia, aveva messo in luce un Vince Vaughn durissimo in un viaggio volontario in prigione verso il temibile blocco 99, con lo scopo di tenere in vita la propria famiglia, ora, sempre a Venezia, Dragged Across Concrete (il talento per scegliere i titoli obiettivamente non gli manca) conferma lo stile asciutto e la capacità di giocare con trame classiche in modi nuovi, coerenti e impeccabili.

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Qui c’è Mel Gibson con dei baffi da grande occasione e un personaggio dal nome che grida “poliziotto” ad ogni lettera (Brett Ridgeman).

È stato sospeso dal servizio assieme al suo compagno, Vince Vaughn: qualcuno l’ha filmato mentre arresta uno spacciatore malmenandolo oltre il consentito. Nel quartiere dove vive, la figlia adolescente è vittima dei bulli, che futuro ha lì? Cosa le accadrà quando sarà donna? Deve cambiare zona, servono soldi. E servono anche al suo compagno che si vuole sposare. La coppia, durante il periodo di sospensione, decide di seguire un criminale per rubargli l’incasso.

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Il colpo è molto più complesso di quello che sembrava e alla fine i due rimarranno coinvolti in una questione ben più grande.

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La forza di questo e degli altri due film di Zahler è però la calma. Di fronte a situazioni che altri filmerebbero con esagerazioni, montaggio frenetico e musica a volume altissimo, lui rimane di ghiaccio, controlla tutto e crea un clima rigido e dal sangue freddo. Ha visto i film di Refn, li ha amati e li ha uniti a quelli di Carpenter. Controlla ogni emozione senza annullarla, ma tenendola a bada. Cinema dalla forza tranquilla, muscolare ed efferato quando serve, virile e mai ideologico (Gibson è un poliziotto razzista pieno di pregiudizi, ma l’ex carcerato è il suo opposto e noi stiamo con entrambi).

L’impressione è di guardare una storia già vista (due poliziotti, un colpo, un buono tra i cattivi, dei criminali da prendere in uno scontro finale) ma senza fretta, badando ad ogni singolo risvolto, godendoselo. Gli appostamenti, gli armamenti, le motivazioni di ognuno, la tecnica usata nel colpo o anche solo il menu ordinato al ristorante. Zahler si sofferma su ogni particolare creando una mini-scena per ogni piccolo dettaglio su cui altri avrebbero sorvolato. Lungo ma mai lento Dragged Across Concrete ha la qualità delle serie tv: dilatare i tempi senza perdere mordente, anzi guadagnandone! Più dettagli, più esplorazione, più calma si traducono in una tensione maggiore verso il momento inevitabile in cui guardie e ladri si incontreranno. Che è l’essenza stessa dei suoi film.

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