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Bollette a 28 giorni: multe di 2,4 milioni di euro a TIM e Wind Tre per mancanza di trasparenza

Author: Le news di Hardware Upgrade

TIM e Wind Tre hanno ricevuto l’ordine da parte di AGCOM di pagare diverse sanzioni amministrative per un totale di 2,4 milioni di euro, stabilite sulla base del fatturato netto realizzato nel 2017 (TIM 19,8 miliardi di euro, Wind Tre 6,2 miliardi). Causa delle multe è il modo in cui le società hanno affrontato il ripristino delle bollette a tariffazione mensile, da quelle a 28 giorni che erano state adottate nei periodi precedenti al mese di aprile del 2018. A richiedere l’intervento dell’AGCOM sono stati Vodafone (che è stata condannata per lo stesso motivo) e Altroconsumo.

L’Autorità ha accertato, in base ad alcune indagini svolte in materia, che TIM e Wind Tre non hanno rispettato “gli obblighi normativi vigenti in materia di trasparenza e completezza delle informazioni, nonché di diritto di recesso”. Una la multa per Wind Tre, pari a 870 mila di euro (con attenuanti); due invece quelle che dovrà versare TIM, suddivise in 464 mila euro e 1,044 milioni, per un totale di 1,508 milioni di euro. Le due aziende dovranno rispondere con il pagamento delle multe entro 30 giorni dalla notifica di AGCOM.

Nei documenti rilasciati dall’Autorità si legge che Wind Tre ha “leso il diritto di una vasta platea di utenti di disporre di elementi contrattuali essenziali al fine di confrontare le diverse offerte presenti sul mercato e operare scelte contrattuali consapevoli”. La società ha attuato la modifica unilaterale dal 24 marzo al 3 aprile, e ha effettuato successivamente una variazione del “repricing”, inizialmente senza concedere il diritto di recesso e, in un secondo momento dopo la notifica dell’Autorità, ha fornito informazioni fuorvianti e incomplete agli utenti.

Le stesse violazioni sono state accertate per quanto riguarda TIM, con le diverse multe ricevute dall’operatore che fanno riferimento una al mercato consumer, l’altro al mercato business. L’azienda ha effettuato la modifica unilaterale a partire dal 5 marzo, e ha effettuato un’ulteriore manovra di rimodulazione il mese successivo. Anche in questo caso agli utenti non è stato concesso il diritto di recesso in un primo momento, ma solo dopo la notifica dell’Autorità, ma anche TIM ha in seguito offerto informazioni incomplete e fuorvianti. TIM ha inoltre impedito agli utenti il recesso dal contratto presso tutti i punti vendita dove gli stessi contratti possono essere attivati.

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