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A meno che

Author: seal Milan Night

AC Milan, dopo aver valutato la decisione espressa dalla Adjudicatory Chamber del Club Financial Control Body (CFCB), esprime disappunto e comunica che avvierà procedura di ricorso presso il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna.”

Alla vigilia di Natale, dopo una decina di giorni dalla nuova sentenza della camera arbitrale CFCB, il Milan pubblicava sul proprio sito ufficiale questo comunicato stampa in cui la parola disappunto sembrava celare profonda rabbia per quella che, probabilmente, a Casa Milan è stata vista come una seconda legnata per le mire societarie.
Di primo acchito molti organi di informazione si sono affrettati a parlare della sentenza pronunciata dal CFCB come una vittoria a tratti schiacciante perché ci sarebbe stato detto “fate quello che volete l’importante è avere i conti in regola a giugno 2021” dimenticando probabilmente cosa ciò volesse dire, specie se una proprietà volesse investire per accrescere le possibilità di vittoria e far ripartire un circolo non dico virtuoso, ma quantomeno in grado di aumentare notevolmente il fatturato.
Stando alle indiscrezioni giornalistiche, Gazidis tra giovedì e venerdì sarà a Nyon per parlare prima con l’ECA e poi con i “vertici” della UEFA. Per chi non lo sapesse Gazidis fa parte del board dell’ECA dal lontano 2012 e tra le varie iniziative l’ECA (acronimo di European Club Association) collabora con la UEFA su quello spauracchio che risponde al nome di financial fair play. Certezze ovviamente non ne ho, ma un’idea del perché possa recarsi a Nyon per incontrare prima il board di ECA e poi i vertici UEFA me la son fatta. Le versioni di tifosi, giornalisti, ben informati e non, variano da “gli facciamo un culo così!” a “qui finisce a schifio”. Per come la vedo io, la società cercherà di capire che vento tira all’interno dell’ECA sapendo di poter essere la testa d’ariete dietro cui potrebbero presentarsi club come Psg, City e la stessa inter, per diversi motivi. Se per l’inter il motivo può essere equiparabile a quello rossonero, per le proprietà arabe di Psg e City si può tradurre in un più semplice spendere a piacimento visto che i nuovi paletti previsti dal cosiddetto ffp 2.0 sembrano andare in direzione opposta rispetto alle spese folli stile neymar e mbappé. Non è una questione di lana caprina perché le cifre spese per questi ultimi sono difficilmente sostenibili anche da club come Barcellona, Real o simili che potrebbero vedersi scavalcati sul trono d’europa, con tutte le conseguenze economiche del caso.

Come più volte ripetuto su questo blog, il ffp ha delle storture evidenti perché il divario economico creatosi fra i club ha dato vita a una sorta di oligopolio in cui l’impedire gli investimenti affossa le possibilità di rientrare fra i grandi club se non grazie a circostanze eccezionali. Come scritto più volte, con le attuali regole, sempre più restrittive, sarebbe difficile veder nascere quasi dal nulla club come psg, city e chelsea. Certo, va anche detto che negli anni abbiamo visto vari modi con cui piegare le regole, ma appare assurdo dover passare per sotterfugi o situazioni limite. Non mi è chiaro quale sia il reale beneficio di queste restrizioni se poi si chiude un occhio o forse due nei confronti di qualcuno, rendendo così le regole ancor meno difendibili.
A mio parere il Milan non cercherà uno scontro frontale perché smontare questa sorta di oligopolio (ciò che io vorrei) significa creare frizioni in più ambiti ed inimicarsi troppi elementi in troppe posizioni. Non mi sorprenderebbe un accordo bonario (diciamo così) tra la proprietà e la Uefa che permetta al Milan di rientrare in un dato tempo in questo club esclusivo che, ripeto, io demolirei seduta stante, perché un domani se qualcuno volesse comprare il Celtic (prendo un club a caso) per fargli vincere una nuova Coppa dei Campioni non vedo perché dovrebbe rinunciare all’idea o stimare un tempo di riuscita tra i 120 e i 370 anni.

Al tema financial fair play è legato anche il calciomercato rossonero che ieri ha visto la presentazione di Lucas Paquetà. In conferenza si è parlato di “ruolo da definire” per il giocatore e sinceramente la cosa mi trova d’accordo. Il calcio brasiliano è molto differente e Paquetà aveva parecchia libertà di azione svariando molto tra centrocampo e trequarti sapendo anche mazzuolare all’occorrenza. Teniamo presente che parliamo di un giocatore di 21 anni ossia il terzo giocatore più giovane in rosa dopo Gianluigi Donnarumma e Cutrone. Paquetà deve avere il tempo di ambientarsi in un campionato completamente diverso e paragonarlo a Kakà, come fanno i giornali, oltre ad essere senza senso dal punto di vista tecnico, crea un’aspettativa esagerata e conseguenti mugugni anticipati.

Al termine della conferenza stampa di presentazione di Paquetà Leonardo ha poi rilasciato alcune dichiarazioni. Interessante, ma soprattutto pesante, quella riguardante Higuain:

“Un gol cambia, bisogna assumersi le proprie responsabilità, deve decidere questo. No “sì, no, però, non so”. Ha vissuto un momento così, deve smettere quel momento e pedalare. Sta qua, sta qua e fai”.

Dichiarazione dal peso specifico enorme e se volete fuori tempo massimo a meno che…
Già perché diciamola tutta, dopo il gol con la Spal e l’abbraccio con Gattuso, e lo stadio intero se volete, il tutto sembrava rientrato verso un girone di ritorno in cui dimenticare i problemi avuti all’andata per conquistare col coltello tra i denti il quarto posto. Più ci penso e più non trovo una spiegazione logica a questa esternazione, a maggior ragione visto il mutismo che normalmente caratterizza questa proprietà. Queste parole riempiranno sicuramente i giornali e daranno adito a mille illazioni perché una strigliata la si può dare tranquillamente tra quattro mura, a meno che…

Seal

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