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ECONOMIST: DEBITO PUBBLICO UNA PAURA ESAGERATA!

Cartone animato del giorno: Sisyphus e #Tsipras https://t.co/wiJvMFmvL5 via @hedgeye #Grecia #ECB #euro

Prima di iniziare, ieri sull’Economist è uscito un pezzo da manuale sul debito pubblico, una vera e propria chicca, che mette definitivamente alla berlina gli economisti in stile Cottarelli e tutti i fessi che in questi mesi lo hanno invitato a parlare sulla manovra finanziaria, di cui parleremo espressamente lunedì, come promesso, visto che il decreto sul reddito di cittadinanza e quota 100 è stato definitivamente approvato dal Consiglio dei ministri in meno di mezzora!

“Una paura eccessivamente pronunciata del debito pubblico, accresciuta dagli economisti, è in parte da biasimare”. Non ditelo a Cottarelli e agli ignoranti che lo invitano a parlare! 😉 Economists reconsider how much governments can borrow https://t.co/VM9OwcUFSU

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) January 17, 2019

Per l'Economist troppa paura del debito pubblico https://t.co/0FqqHsTSf8

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) January 18, 2019

“I governi non possono indebitarsi senza limiti”, riflette la rivista britannica, “eppure per gran parte dell’ultimo decennio i politici hanno stimolato le economie troppo poco. I paesi ricchi hanno passato molto più tempo al di sotto della loro capacità produttiva che al di sopra di essa – con gravi costi economici. Una paura eccessivamente pronunciata del debito pubblico, accresciuta dagli economisti, è in parte da biasimare”.La rivista britannica cita l’esempio del Giappone. “L’esperienza del Giappone, in cui il debito pubblico in percentuale del Pil supera il 230%, suggerisce che anche livelli molto alti di debito potrebbero non spaventare i creditori, almeno nelle economie avanzate che si indebitano nelle proprie valute”, si legge su l’Economist. In una recente conferenza Olivier Blanchard, ex economista a capo del Fmi, “ha sottolineato che quando il ritmo della crescita economica supera il tasso di interesse sul debito di un paese, la gestione dell’indebitamento diventa sostanzialmente più facile”.

Mesi e mesi, di fesserie e frivolezze cottarelliane, il rischio terribile di un nuovo governo Monti-bis, che avrebbe dato il colpo di grazia alla nostra economia. Piano, piano, lentamente la teoria dell’austerità espansiva finirà in cenere, seppellita in un’urna dalla storia, nella notte degli Alesini volanti.

Come da manuale, per gli amici di Machiavelli ieri è saltato fuori un pezzo dell’antibiblioteca di Umberto Eco come abbiamo visto nell’ultimo outlook 2019, la notizia che ha fatto sussultare per un attimo i mercati, poi prontamente smentita dal Tesoro americano…

JUST IN: Treasury spokesperson tells CNBC: “Neither Secretary Mnuchin nor Ambassador Lighthizer have made any recommendations to anyone with respect to tariffs or other parts of the negotiation…” https://t.co/Av6jyw2WOk pic.twitter.com/ACOZdA38m1

— CNBC Now (@CNBCnow) January 17, 2019

In sostanza qualche fesso o qualche algoritmo fesso ha creduto alla notizia del WSJ secondo la quale il segretario al Tesoro Steven Mnuchin stava prendendo in considerazione una proposta per cancellare alcune o tutte le tariffe americane sui beni cinesi nel tentativo di spingere ulteriormente i colloqui commerciali tra Stati Uniti e Cina.

Lightzer invece è preoccupato che qualsiasi concessione possa essere vista come un segno di debolezza. Trump vuole un accordo, il crollo del mercato americano lo ha terrorizzato, ma questo rimbalzo sconta già tutto, un vero e proprio rimbalzo del gatto morto a differenza della sterlina o dell’Inghilterra dove l’unico rimbalzo è il gatto del gatto morto di nome May.

Missione compiuta! Machiavelli docet! 😉 pic.twitter.com/a2nLcvmnXD

— Andrea Mazzalai (@icebergfinanza) January 17, 2019

Un pensiero in particolare per tutti coloro che suggerivano di disfarsi della sterlina, autentici geni, noi come ben sapete abbiamo un’altra opinione.

The European Union made provisional restrictions on steel imports permanent, citing a spike of steel products following President Trump’s 25% tariff on U.S. metal imports. @wsj https://t.co/H3Wy4Da4cd

— CSIS Scholl Chair (@SchollChair) January 17, 2019

Nel frattempo l’Europa si adegua alle politiche commerciali di Trump, dandogli indirettamente una mano. La Germania è terrorizzata, se dopo aver vinto con la Cina, Donald Trump dovesse occuparsi seriamente della Germania e dell’Europa.

Tornando alla Brexit, forse a qualcuno è sfuggito ma non certo a noi, le chance di una hard Brexit in futuro, stanno aumentando di giorno in giorno…

Brexit, il premier Philippe: Francia avvia piano legato a no deal #brexit https://t.co/AWH34muHLc pic.twitter.com/mDJK3j9o8B

— Tgcom24 (@MediasetTgcom24) January 17, 2019

“Quando si passano 17 mesi con questo tira e molla – ha aggiunto – bisogna dire che in qualche modo è esagerato, in Europa ci sono altre cose di cui occuparsi, non soltanto questo divorzio. Se c’è un modo di dividersi ordinato, che consente alla Gran Bretagna di rimanere in futuro vicina all’Unione europea, questo è l’accordo previsto. Le opzioni sono o niente accordo o niente Brexit”.

Un nodeal, sarebbe disastroso per la Germania e il suo export di automobiline. A chi è rimasto scettico, dopo aver letto le nostre visioni sulla Germania e sul Dax nell’outlook 2019 pubblicato domenica, suggerisco di iniziare a fare un pensiero a tutta una serie di coincidenze che va da Deutsche Bank sino ad arrivare alla Brexit.

Ricordo a chi è distratto che Donald Trump si è dichiarato più volte convinto sostenitore della Brexit!

Nel frattempo cinque su cinque, anche Morgan Stanley crolla sul reddito fisso, uno spettacoli di trimestrali davvero per le banche americane…

Morgan Stanley: la trimestrale è sotto le attese, titolo giù: Azioni Morgan Stanley in forte ribasso nel pre-market a causa di una trimestrale sotto le attese. Tra i dati più importanti sicuramente quelli sull’utile https://t.co/5R515bNfap pic.twitter.com/fBEtVWBj9M

— Money.it (@moneypuntoit) January 17, 2019

Chiudiamo con la donna nera, Marina Le Pen, la quale si sente in dovere di avvertire il popolo francese che l’uscita dall’euro non è più una priorità…

#MarineLePen spiega che non vuole più uscire dall’eurohttps://t.co/cjkgrE1jkY

— neXt quotidiano (@neXtquotidiano) January 18, 2019

«Ora possiamo cambiare l’Europa dall’interno, uscire e adottare una nuova moneta non sono più le priorità. I trattati sono interpretabili a piacere, basti guardare cosa ha fatto la Bce con il quantitative easing. Quando il presidente della Commissione non sarà più Juncker ma una personalità espressione delle idee mie e di Salvini, la vita dei cittadini migliorerà».

O si certo, uscire dall’euro non è più una priorità, si cambia tutto dal di dentro, un pò come il carcerato che cerca di cambiare le tendine della sua cella, ogni giorno per sentirsi più libero. Un giorno l’euro se ne andrà dall’Europa e non chiederà il permesso a nessuno, perché il permesso, lo ha già ricevuto dalla storia.

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