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Una versione di HoloLens per l'esercito: perché non piace ai dipendenti di Microsoft

Author: Le news di Hardware Upgrade

Nello scorso novembre Microsoft e l’esercito Usa hanno firmato un contratto dal valore di 479 milioni di dollari per la fornitura di dispositivi di realtà aumentata ai militari. Si tratta di una variante del nuovo HoloLens 2 con una telecamera FLIR (Forward looking infrared) frontale leggermente più prominente sopra la fronte del’utilizzatore.

Un giornalista della CNBC ha avuto modo di provare il prototipo e ha scritto che corrisponde esattamente all’esperienza che gli sparatutto in prima persona offrono ai giocatori. Il visore mostra una bussola in corrispondenza del campo visivo del soldato e la posizione rispetto agli altri membri del commando. Inoltre, sovrappone un reticolo per agevolare la mira del soldato che lo indossa. La telecamera FLIR, inoltre, contribuisce a rendere il visore un dispositivo con visione agli infrarossi o notturna, per permettere di scorgere eventuali minacce all’interno della vegetazione o in una coltre di fumo.

HoloLens 2 US Army

Secondo recenti resoconti della Reuters l’esercito americano ha ordinato a Microsoft circa 100 mila dispositivi di questo tipo. L’esercito spera di iniziare a usare HoloLens in azioni militari nel 2022 e di rendere questo tipo di strategia lo standard entro il 2028. Il che non sembra essere gradito dai tecnici di Microsoft che hanno sviluppato la tecnologia, secondo i piani iniziali per intenti completamente diversi, di istruzione e intrattenimento.

“Ci preoccupa il fatto che Microsoft stia lavorando per fornire tecnologia alle forze armate statunitensi, aumentando la capacità di un governo di uccidere” si legge in una lettera inviata dagli impiegati di Microsoft al CEO della compagnia Satya Nadella e al presidente Brad Smith. “Non siamo entrati in Microsoft per sviluppare armi, e chiediamo che il nostro parere venga preso in considerazione quando si decide come usare la nostra tecnologia”.

La lettera, che secondo gli organizzatori comprende dozzine di firme dei dipendenti, sostiene che Microsoft ha violato il contratto secondo cui non può sviluppare tecnologie militari. “L’intenzione di ferire non corrisponde a un uso accettabile della nostra tecnologia” dicono i dipendenti, che chiedono alla compagnia di annullare il contratto con l’esercito e smettere di sviluppare qualsiasi tipo di tecnologia che possa essere di sostegno per le strategie militari. Inoltre, si chiede l’instaurazione di un comitato esterno per la revisione etica dei risvolti pratici legati all’utilizzo delle tecnologie sviluppate in Microsoft. La lettera rivela che internamente a Microsoft esiste già un organismo di revisione di questo tipo, assegnato all’intelligenza artificiale e identificato con il nome di Aether, che però “non è abbastanza robusto per prevenire lo sviluppo di armi, come dimostra il contratto sull’IVAS” (Integrated Visual Augmentation System ndr).

La lettera degli impiegati alla dirigenza di Microsoft, peraltro accolta da quest’ultima che “sta prendendo i considerazione” le modalità giuste per risolvere gli imbarazzi dei suoi dipendenti, è solo l’ultimo esempio di gruppi di lavoratori che si organizzano per protestare contro i piani delle loro aziende. L’anno scorso, i dipendenti di Google si sono mobilitati per respingere i piani per lo sviluppo di un progetto di intelligenza artificiale per il Pentagono definito Maven. Sotto pressione, Google ha dovuto rinunciare al contratto. Restando in ambito AR/VR, anche Palmer Luckey, il giovane inventore della versione iniziale di Oculus Rift, sta lavorando per adattare le tecnologie di realtà virtuali alle esigenze militari, anche in questo caso non senza malumori.

Casi di sollevamento da parte dei dipendenti rispetto alle politiche aziendali sono sempre più frequenti negli Usa. Più recentemente, i dipendenti di diverse aziende tecnologiche hanno fatto pressioni sui dirigenti su questioni legate alle molestie sessuali e allo sviluppo di procedure di riconoscimento facciale ai fini di identificazione.

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