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What/If Recensione

What/IfRecensione | Lisa e Sean (rispettivamente Jane Levy e Blake Jenner) sono una coppia affiatata, che non sembra minacciata da crisi alcuna. Il loro rapporto è solido, ma la situazione lavorativa un po’ meno: lui si divide tra l’impegno di paramedico e quello di barman in un hotel di notte, lei ha fondato una startup biotech ma non riesce a trovare un finanziatore che creda ciecamente nella sua idea. Poi però una notte, al bancone di Sean, si siede una donna misteriosa che sembrerebbe flirtare con lui. È Anne Montgomery (Renée Zellweger), ricca investitrice di San Francisco interessata al progetto di Lisa. In cambio però Sean dovrà passare una notte con lei…

What/If

I protagonisti in scena.

In What/If la Silicon Valley è un mondo spietato in cui conta un solo motto: business ad ogni costo

Dopo quasi un secolo di attività, il logo Warner Bros. rimanda irrimediabilmente agli immaginari del cinema classico. Rievoca un mondo in cui ancora aveva senso credere nella “grande illusione”, nel grande inganno collettivo che è il cinematografo.Ed in un certo senso anche questa produzione Warner, chiamata a fare la storia già solo per il fatto di aver stipulato un contratto di distribuzione con Netflix, lascia nello spettatore quella sensazione di tacito imbroglio. Ma ha ancora senso parlare di “grande illusione” per il cinema contemporaneo? Forse no, in senso canonico. Sicuramente sì se si pensa al cinema come al primo medium in grado di generare fenomeni di marketing collettivi come il divismo. Allora, nel momento in cui il filmico invade le nostre esistenze e diventa strumento fondamentale per comunicare un’emozione, le cose cambiano. Il post-cinema è alla base del marketing odierno, di quello storytelling reiterato che mira a vendere emozioni, appunto. Letta secondo queste coordinate, What/If diventa una serie che riflette a più riprese sul cinema e la Silicon Valley di oggi, due entità in apparenza lontane ma mai così vicine.In What/If nulla è mai veramente come sembra e le premesse gettate all’inizio della serie possono essere spazzate via con calma ascetica. Una cosa sola conta davvero: il profitto. E nel comunicare questa urgenza di capitalizzare ad ogni costo, il personaggio interpretato da Renée Zellweger è magistrale.

What/If

Anne Montgomery (Renée Zellweger)

Uno stile di regia raffinato al servizio di una trama avvincente

In What/If ogni personaggio messo in campo gode di un’ampia caratterizzazione e la sceneggiatura sfrutta ogni singolo minuto delle 10 puntate per rivelare allo spettatore segreti e misfatti di ognuno (cadendo ogni tanto in qualche plot twist di troppo!).Lo stile di regia è molto raffinato – talvolta persino barocco – ed è sempre al servizio di una trama che fonde l’universo Warner (citato esplicitamente da una fotografia schiettamente anni ’90) con i migliori neo-noir che stanno facendo la fortuna di casa Netflix.

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Se è vero che l’imperativo hollywoodiano è da sempre « the show must go on!», What/If è un prodotto ben confezionato, con un pilot tra i migliori visti negli ultimi anni. Talvolta si ha l’impressione che le puntate centrali non siano all’altezza della parti iniziali e finali di stagione, ma in linea generale il ritmo resta sempre incalzante e garantisce allo spettatore un “addiction level” elevatissimo, che spinge a divorare ogni episodio con straordinaria voracità.

Author: GamesVillage.it

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