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Batterie criogeniche per l’accumulo di lunga durata, primo vero impianto in UK


Author: Luca Re QualEnergia.it

Con tecnologia ad aria liquida da 50 MW/250 MWh sarà realizzato dall’azienda inglese Highview Power.

In Gran Bretagna si costruirà il primo impianto di taglia commerciale in grado di stoccare l’energia in enormi batterie criogeniche: l’annuncio è stato fatto da Highview Power, l’azienda inglese che ha sviluppato la tecnologia CRYOBattery, di cui esiste già un impianto-pilota da 5 MW/15 MWh in funzione dal 2018 nell’area di Manchester (vedi video di presentazione in basso).

Di cosa si tratta?

L’acronimo che definisce questa soluzione di accumulo energetico è LAES, Liquid Air Energy Storage, quindi parliamo di un sistema che utilizza l’aria liquida per immagazzinare/rilasciare energia.

La tecnologia LAES, in sintesi, usa l’elettricità in entrata per alimentare un apparato industriale di liquefazione che raffredda l’aria a -196 gradi centigradi facendola diventare liquida, in modo da poterla stoccare in serbatoi termoisolanti a bassa pressione, le batterie criogeniche.

E quando c’è bisogno di energia, ad esempio per coprire un picco dei consumi o per bilanciare qualche fluttuazione tra domanda/offerta sulla rete, l’impianto rilascia l’aria liquefatta contenuta nei serbatoi, facendola tornare allo stato gassoso con una tale espansione di volume (circa 700 volte) da poter attivare le turbine per la produzione di elettricità.

L’efficienza complessiva del sistema, secondo Highview Power, è del 60-75% ma può essere incrementata sfruttando l’energia termica di scarto.

Il progetto annunciato da Highview Power riguarda un impianto da 50 MW/250 MWh da realizzare nel nord dell’Inghilterra in una centrale termoelettrica in dismissione.

Così l’azienda inglese punta a sviluppare su una scala molto più ampia le sue batterie criogeniche; d’altronde, come spiega l’amministratore delegato di Highview Power, Javier Cavada, l’accumulo energetico di lunga durata e di grandi dimensioni è indispensabile per avvicinarsi il più possibile a un mix elettrico dominato dalle fonti rinnovabili intermittenti.

In tema di costi, l’azienda afferma che un sistema criogenico da 200 MW/2 GWh avrebbe un costo totale espresso in parametri LCOS (Levelized Cost of Storage) di circa 140 dollari per MWh.

Tra i punti di forza di questa tecnologia c’è soprattutto la possibilità di progettare unità di accumulo molto grandi, pressoché in qualsiasi area geografica (non ci sono, ad esempio, le limitazioni che contraddistinguono l’accumulo con pompaggio idroelettrico).

Inoltre, il sistema LAES impiega componenti derivati da altri processi/settori industriali, quindi l’affidabilità dell’intero “pacchetto” è particolarmente elevata e si parla di una vita utile intorno ai 30-40 anni.

L’obiettivo insomma è sviluppare una tecnologia per l’accumulo energetico di taglia gigante (giga-scale) per garantire forniture elettriche continue, stabili e sicure per molte più ore di quello che è consentito con le batterie al litio.

Al contempo, le batterie criogeniche potrebbero offrire diversi servizi alla rete elettrica, come il bilanciamento tra domanda-offerta, la regolazione di frequenza, la copertura dei picchi di domanda, rendendo sempre meno necessario l’utilizzo di grandi impianti a fonti fossili, non solo quelli a carbone (che già si sono praticamente azzerati in Gran Bretagna: vedi qui) ma anche quelli a gas.

Tra le sperimentazioni per nuove tecnologie di stoccaggio energetico “h24”, ricordiamo, ci sono quelle che sfruttano la gravità – vedi qui la soluzione ideata da Energy Vault per impilare blocchi di calcestruzzo con una gru e poi farli scendere a terra – e quelle che sfruttano i depositi ad aria compressa.

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