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Call of Duty: storia di una serie trasformista

Call of Duty, una serie più odiata che amata la quale dall’alto dei suoi diciassette anni ha subito cambiamenti, evoluzioni, involuzioni, ma soprattutto rivoluzioni. E’ necessario a volte, per poter gettare ventate d’aria fresca, stravolgere qualcosa in una serie. E chi meglio di Final Fantasy, che dal suo conosciutissimo battle system a turni è passato ad un combattimento che incentiva una maggiore azione. Oppure la serie Resident Evil, tornata in auge con un settimo capitolo più coinvolgente grazie ad uno stile di gioco soggettivo, avallato da una prima persona ed un comparto tecnico strabiliante. Purtroppo, soprattutto per le saghe più longeve, il cambiamento è necessario, a maggior ragione se si vuole evitare una stagnazione del franchise ed un conseguente appiattimento nel momento in cui alcune soluzioni di gameplay si ripetono più volte.

Sia chiaro, la rivoluzione delle meccaniche di un gioco, o della trama in sé non sempre è sinonimo di successo: come la storia videoludica insegna, molti tentativi terminarono con un fallimento, obbligando quella determinata serie di tornare sui propri passi. E Call of Duty ne sa qualcosa a riguardo, col tempo da normale serie sparatutto in soggettiva, propensa a garantire un’esperienza di gioco cinematografica, si è evoluta in qualcosa di più competitivo sfruttando il suo gameplay arcade, abbandonando pian piano quelle che sono le sue radici per poi ritornare sui propri passi. E con Call of Duty: Modern Warfare ormai arrivato sugli scaffali di tutti i negozi, fisici e digitali, non vogliamo raccontarvi la classica storiella di come è nata la saga e dei suoi alti e bassi, piuttosto, data l’ennesima trasformazione, vi accompagneremo nelle svariate trasformazioni, rivoluzioni che questo franchise ha vissuto, cosa ha sbagliato e che cosa ha indovinato.

Call of Duty: Modern Warfare 2

Call of Duty: Modern Warfare 2 rappresenta il più alto picco qualitativo raggiunto sinora nell’intera storia della saga, vincendo addirittura ben sette premi di cui svariati Game of the Year e miglior shooter dell’anno.

Call of Duty: dalle grandi guerre al multigiocatore competitivo

Come ormai risaputo, Call of Duty nasce come una serie sparatutto in prima persona la quale, sin dai tempi del suo debutto su PlayStation 2, propone una modalità campagna single-player trascinante, merito soprattutto della crudezza con cui la guerra veniva impressa su schermo. Ma con l’avvento di un’infrastruttura online più articolata sulle console casalinghe, il forte bisogno di proporre un’esperienza multigiocatore competitiva ha permesso alla saga di compiere un grandissimo salto in avanti, il quale non avvenne sin da subito. Nonostante il multigiocatore sia presente nella serie sin dai suoi albori, quest’ultimo esplose finalmente con Call of Duty 4: Modern Warfare, il quale siglò veramente una prima rivoluzione in casa Activision. Campagna e multigiocatore vantavano della stessa importanza all’interno del franchise, tant’è che ad oggi la serie Modern Warfare è ritenuta dalla community come la migliore tra i tanti capitoli usciti. Questo era dovuto soprattutto al grande valore che veniva attribuito durante lo sviluppo di un’esperienza di gioco single-player, con una storia dir poco coinvolgente. Fantapolitico, personaggi memorabili e missioni che hanno scavato un posto nel nostro cuore, sono i principali fattori che hanno permesso agli autori di imprimere nel gameplay scenari di guerra utopici, coinvolgendo direttamente il giocatore in scenari drammatici, che rasentano il più delle volte l’apocalittico.

Da una grande esperienza in giocatore singolo, deriva un comparto online solido, costellato da modalità variegate e mappe ispirate agli eventi principali della campagna. Col passare del tempo, e con l’uscita dei capitoli successivi del franchise, COD ha trovato una sua posizione nell’olimpo degli FPS, attirando sempre più giocatori tra le proprie fila. Come è migliorato o cambiato il multigiocatore di Call of Duty, prima del secondo sconvolgimento del brand? Tale comparto nelle sue iterazioni pubblicate durante la scorsa generazione, ha trovato una solidità sempre maggiore, mentre in parallelo, si cercava di creare un’esperienza di gioco cooperativa che supportasse tale modalità, puntando soprattutto ad una grande rigiocabilità ed un livello di sfida sempre più alto. Nacquero dunque due modalità: le operazioni speciali per i capitoli sviluppati da Infinity Ward e sopravvivenza zombi per quelli realizzati da Treyarch. Mentre la proposta nella serie Modern Warfare consisteva in missioni extra con obiettivi e difficoltà distinti tra loro, con World at War e a seguire, con la saga Black Ops, la modalità zombi ottenne un successo strepitoso, tanto da surclassare per certi versi anche il multigiocatore.

call of duty black ops 4

Call of Duty: Black Ops permise a Treyarch di entrare nei cuori di tutti gli appassionati della saga, nonostante il successo ottenuto già con Call of Duty: World at War

“Non vi piacerebbe la mia anima…sa di vuodka!”

Nazi zombi, in origine questo era il modo di definire la modalità sopravvivenza architettata da Treyarch, divenne – e lo è tutt’ora – un must per gli appassionati della serie di Call of Duty. Cosa ha permesso questo successo spropositato di una modalità secondaria? Semplicemente, la sopravvivenza zombie non era intesa solamente come una modalità, in cui basta avviare la partita e sopravvivere a quanti più round possibili per scalare le classifiche e stabilire nuovi record, bensì divenne un vero e proprio universo narrativo intricato, pieno di mistero con una lore che svela alcuni retroscena incredibili. Ebbene, Richtofen, Dempsey, Nikolai e Takeo non furono realizzati come “i quattro soldati che devono sopravvivere ad infinite ondate di zombi”, ma essi facevano parte di qualcosa di più grande, che solo con la pubblicazione di nuove mappe e nuove iterazioni della saga si sarebbe rivelato, passo dopo passo. I cosiddetti “easter egg” non erano altro che il vero obiettivo di una determinata mappa, il quale, se portato a compimento, decretava addirittura la fine di una partita. Man mano, per rendere il tutto maggiormente coinvolgente, vennero inseriti addirittura dei veri e propri boss all’interno delle varie mappe di gioco, facendo soprattutto da sfondo ad una narrazione non sempre tangibile.

Ad accompagnare un’evoluzione narrativa, che si avviava verso una strada tortuosa, il gameplay di questa modalità a sua volta ha vissuto degli sconvolgimenti, cambiamenti quasi radicali che in un modo o nell’altro hanno anche fatto storcere il naso a diversi appassionati. Questo era dovuto dal fatto che Zombi necessitava di una ventata d’aria fresca, lo svecchiamento di alcune meccaniche di gioco era legato all’inserimento di nuovi elementi, arrivando addirittura a sostituire le iconiche bevande. Anche le mappe a pari passo si sono evolute: se prima potevamo considerarle come delle arene in cui sopravvivere, esse continuavano ad espandersi, aggiungendo nuove interazioni con l’ambiente di gioco, oppure mezzi di trasporto per spostarsi da un punto all’altro della mappa. Sotto questo punto di vista, la mappa Tranzit di Call of Duty: Black Ops 2 ha rappresentato la prima grande rivoluzione della modalità zombi, coinvolgendo non solo più ambienti di gioco in un’unico ecosistema in cui era possibile spostarsi a piedi o con un mezzo di trasporto, ma anche introducendo nuove meccaniche di gioco e svecchiandone di vecchie. Ad ogni modo, zombi segue un’evoluzione a pari passo con tutto il resto dei contenuti dei svariati capitoli approdati sul mercato, raggiungendo addirittura degli stravolgimenti o rimpiazzi, come in Call of Duty: Ghost con la modalità Estinzione, la quale proponeva direttamente delle missioni di sopravvivenza contro una minaccia aliena.

Call of Duty: Black Ops 4

La modalità zombi generò una platea di seguaci i quali, sono minuziosamente attenti sulla cripticità delle mappe di gioco, ricche di dettagli narrativi da far venire letteralmente i brividi.

La necessità di stravolgere e sperimentare

E in questo punto, ci ricolleghiamo a quanto già anticipato in fase di apertura di questo speciale. Arriva il momento, soprattutto per quelle saghe più longeve, di sperimentare nuove direzioni, stravolgere il gameplay o trama per evitare un’eventuale stagnazione del brand e di attirare ovviamente nuovo pubblico. Spesso queste scelte vengono prese forzatamente, andando spesso e volentieri verso uno scontro con un pubblico prettamente purista.Con l’arrivo delle nuove – ed attuali – console, la serie di Call of Duty ha subito drastici cambiamenti, necessari o meno, per far fronte ad una concorrenza sempre più agguerrita. Il tanto acclamato gameplay arcade era giunto alla deriva e serviva un qualcosa di innovativo per la saga. Innanzitutto, si partì dal sistema di movimento, con un passaggio dai piedi per terra ad una maggiore verticalità, implementando quello che in seguito sarebbe divenuto un esoscheletro, in linea con l’avanzamento tecnologico introdotto con Call of Duty: Advanced Warfare. Il capitolo sviluppato da Sledgehammer Games scosse dalle fondamenta la serie: non si tratta solo di un cambio radicale, il quale avrebbe influito sulla realizzazione del level design, ma ha dato una scossa all’approccio tattico dei giocatori i quali, avrebbero dovuto fare fronte ad una totale verticalità del gameplay. Questo, grossomodo, veniva inteso come un tentativo di eliminare od arginare il fenomeno del camping. Collateralmente, il sistema di movimento venne sviluppato anche con una maggiore dinamicitá, introducendo movenze come scivolate ed un gunfight utilizzabile anche durante uno scavalcamento, senza dimenticare anche la possibilità di nuotare in alcune mappe.

Con l’insuccesso del gameplay verticalizzato, Treyarch optó per un sistema di gioco ancor piú dinamico con Call of Duty: Black Ops 3, introducendo un sistema di wall run e i cosiddetti specialisti, i quali, trasformavano il titolo in una sorta di Hero shooter. Anche il nuovo sistema di movimento, che metteva da parte l’esoscheletro per fare spazio al salto boost, apriva la strada per nuove tattiche ed approcci alle mappe, merito soprattutto della possibilità di nuotare sott’acqua. Gli scontri subacquei dunque aggiungevano maggiore profondità al gunplay, avallato anche da un sonoro ad hoc. Ma la vera chicca come anticipato prima, era il nuovo sistema degli specialisti. Essi, erano e sono tutt’ora degli “eroi”, con abilità passive ed attive che influivano sulla prestazione del giocatore: da armi speciali come un’unitá K9 o un cannone portatile a vere e proprie specialitá, come inflessibile o copie olografiche, insomma, l’occasione per realizzare delle uccisioni multiple non poteva di certo sfuggire. A sua volta, anche la campagna single player venne rivoluzionata, dando la possibilità a tutti i giocatori di vivere la storia insieme ad un amico. Infatti, Treyarch con la terza iterazione della serie Black Ops innovò parecchio il brand di Activision. Non vi era soltanto la cooperativa: la possibilità di personalizzare il proprio personaggio, la creazione di un hub di gioco da cui era possibile personalizzare i propri armamenti, insieme ad alcuni contenuti come Dead Ops Arcade rendevano la campagna del titolo intrigante, sopperendo ad una trama alquanto lacunosa. Per i fan della modalità zombi, Black Ops 3 rappresenta un grandissimo punto di svolta. L’arco narrativo, sostenuto per quasi dieci anni, giunge alla sua conclusione e per la gioia di tutti i giocatori, venne finalmente realizzata la tanto desiderata campagna zombi, un’esperienza di gioco del tutto nuova. Se non altro, seppur non sia stato apprezzato da molti, Call of Duty: Black Ops 3 fu anche il capitolo della serie piú venduto del franchise di Activision.

Che lo si voglia o meno, Call of Duty: Black Ops 3 ottenne un successo stratosferico, tant’è che a distanza di quattro anni dalla sua release, il titolo è ampiamente giocato e supportato.

Anni di buio, alla ricerca di una direzione da seguire

Dopo Treyarch, toccava nuovamente ad Infinity Ward, che arrivava sia dal trionfo della saga Modern Warfare che dal meno convincente Call of Duty: Ghost. Con il capitolo Infinite Warfare potremmo dire che iniziò un tangibile declino della saga. Esso infatti, si presentò come un vero e proprio “more of the same” del lavoro compiuto dai colleghi di Treyarch, aggiungendo però un sistema di crafting delle armi, giudicato non benissimo dalla platea di appassionati. Ciò nonostante, le vendite vennero influenzate da un’ottima strategia di marketing, offrendo come bonus dell’edizione Legacy del gioco Call of Duty 4: Modern Warfare Remastered, un rifacimento grafico del titolo originale approdato su PlayStation 3 e Xbox 360 ed ovviamente, anche su PC. Questo fattore, spinse di gran lunga le vendite del gioco, poiché era in tutto e per tutto un chiaro richiamo alla fan base più nostalgica ed un chiaro avvertimento, se così vogliamo interpretarlo. Infatti, Infinite Warfare divise l’opinione pubblica, finendo in questo modo nel dimenticatoio. Un anno più tardi, con Sledgehammer, la serie di Call of Duty tentò un ritorno agli antichi fasti, proponendo come nuova iterazione World at War 2, sviluppato rifacendosi ad alcuni eventi storici che hanno contribuito nella seconda guerra mondiale. Ma il tanto caro boots on the ground purtroppo non bastó per attirare tra le proprie grazie un affluenza maggiore di giocatori, nonostante una campagna giocatore singolo ben riuscita.

Infine, nel 2018, sempre con Treyarch, si verificò un nuovo cambio di direzione per la serie con Call of Duty: Black Ops 4. Dopo una serie di campagne giocatore singolo poco avvincenti, per la nuova iterazione della serie, si optò per un prodotto indirizzato unicamente al multigiocatore e modalità online, introducendo anche la tanto popolare Battle Royale, entrata in voga grazie ai fenomeni popolari come Fortnite e PUBG. Anche il sistema di gioco venne scosso, ancora una volta, dalle fondamenta: col ritorno degli specialisti, e il nuovo avvicinamento al mondo degli hero shooter, cambiò anche l’approccio al gameplay, eliminando la rigenerazione dei punti vita, visibili insieme al nome del giocatore, ed inserendo un sistema di recupero fatto di medikit ed oggetti vari. Anche il sistema di progressione ricevette una sostanziosa novità, ossia il battle pass: attraverso questo pass, era possibile ad ogni level up, ottenere degli oggetti cosmetici come skin o mimetiche, armi speciali ed altri contenuti di tiratura limitata, il tutto sotto la stella delle microtransazioni le quali vantavano di una massiccia presenza. Black Ops 4 è stato sviluppato come una via di mezzo tra il vecchio e il nuovo: a grande richiesta, il titolo venne sviluppato unicamente con una componente online, escludendo a tutti gli effetti una modalità giocatore singolo. Insieme a tutto questo, anche la modalità zombi ha iniziato un nuovo corso narrativo di cui si attende unicamente il proseguimento, ma sotto il profilo ludico non vi sono state grosse novità. Tutto ciò però non è bastato per risollevare la popolarità del brand, giunto quasi alla deriva dopo una serie di capitoli non proprio convincenti, ma a quanto pare, si intravede una luce alla fine del tunnel.

Call of Duty

Infinite Warfare siglò il punto più basso per la serie di Call of Duty, colpa di una campagna poco coinvolgente, un comparto multigiocatore per nulla ispirato ed una modalità zombi il cui inserimento risultava piuttosto forzato.

Un 2019 sotto la buona stella per Call of Duty

Il 2019 di Call of Duty sembrerebbe promettere molto bene: con Call of Duty Mobile abbiamo finalmente scoperto com’è giocare ad un capitolo della serie ovunque e con chiunque, merito soprattutto di un modello fortemente ispirato alla controparte cinese, con mix di elementi vari estrapolati dai vari capitoli della saga principale. Ed è stata anche una sorpresa questa versione tascabile di Call of Duty, non solo per il grande numero di download raggiunto, ma anche per come tale prodotto sia ad ogni modo accessibile a qualsiasi mano e hardware senza troppe pretese. Anche la solidità del gameplay, che invita ad usare dei comandi avanzati, ha contribuito al successo dell’applicazione, senza contare la grande dose di nostalgia contenuta in appena un gigabyte di spazio. Ultima ma non per importanza, la modalità battle royale, sviluppata con una mappa adiacente, la cui durata di una partita favorisce una maggiore rigiocabilità immediata, come del resto accade anche nel multigiocatore. Un buonissimo antipasto, se come portata principale abbiamo un ottimo capitolo su console.

Sia chiaro, durante il nostro percorso culminato con la recensione diCall of Duty: Modern Warfare, il soft-reboot della celebre saga sviluppata da Infinity Ward, siamo rimasti piacevolmente colpiti: sembra rivivere ad una nuova e promettente rivoluzione in casa Activision. Sono tanti i fattori che hanno soddisfatto le nostre floree aspettative, tra questi regna un gameplay più realistico, pensato, bellico, una sorta di maturità se così vogliamo definirla. La modalità campagna inoltre si è mostrata cruenta, priva di qualsivoglia politically correct per garantire un immersione al gameplay ancor più profonda, all’insegna di un contesto bellico positivamente raccapricciante e le nostre iniziali previsioni sono divenute realtà. Il multigiocatore, nonostante i suoi pregi e consueti difetti, ripropone l’esperienza di gioco classica della serie, con alcune meccaniche e contenuti moderni i quali aiutano a svecchiare quella che è l’intramontabile formula di Call of Duty, optando per un supporto post-lancio davvero invitante.

Call of Duty Modern Warfare

Call of Duty è una saga molto longeva, che nella sua epoca d’oro ha sfornato delle iterazioni interessanti, supportate a lungo termine non solo dagli sviluppatori, ma anche dai fan. Da Call of Duty 4: Modern Warfare a Call of Duty: Black Ops 2, possiamo dire che il franchise ha vissuto il suo più alto picco di popolarità, merito anche di un continuo rinnovo dei contenuti e del comparto multigiocatore. Con l’avvento delle attuali console, la serie non ha avuto molta fortuna nonostante possiamo definire questo periodo come il più sperimentale. Sperimentare è sempre un bene, specie se si ha un lungo trascorso alle spalle, ma ciò non vuol dire che il successo sia sempre assicurato, anzi, come abbiamo potuto notare con le ultime iterazioni, è stato ottenuto tutto tranne che un tangibile parere positivo da parte non solo della critica specializzata, ma anche della community. Tutto, però, è cambiato nel 2019, fra un eccezionale Call of Duty Mobile e un ancor più riuscito reboot di Modern Warfare. A questo punto possiamo dirlo: la serie di Activision è davvero tornata sulla cresta dell’onda.

Author: GamesVillage.it

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