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Sherlock Holmes Chapter One Recensione: detective e omicidi su PS5

Quattro romanzi, cinquantasei racconti, e nessuno si è mai messo a contare tutti i film, fumetti e videogiochi in cui è già comparso: parliamo naturalmente di Sherlock Holmes, l’investigatore più famoso al mondo, celeberrimo e immediatamente riconoscibile, vera e propria icona del giallo. Nessuno si sarebbe aspettato che il personaggio letterario nato dalla penna di Arthur Conan Doyle alla fine dell’Ottocento sarebbe sopravvissuto in notorietà fino ai gironi nostri. E invece ecco qui, a proporvi la recensione di Sherlock Holmes Chapter One, nuovo action-adventure sviluppato (e questa volta eccezionalmente anche pubblicato) da Frogwares, software house di cui probabilmente avete già sentito parlare in passato: oltre ad essersi occupata della serie di videogiochi interamente dedicata a Sherlock Holmes, infatti, sono coloro che hanno dato alla luce, due anni fa, The Sinking City, sempre basato su un altro prodotto letterario: l’opera di Lovecraft. Ecco la recensione sulle nostre pagine. Ebbene, abbiamo trascorso in compagnia di Sherlock Holmes e della città di Cordona intere giornate: siamo pronti per il verdetto.

Sherlock Holmes Chapter OneLa trama di Sherlock Holmes Chapter One

Sherlock Holmes Chapter One porta il giocatore indietro nel tempo. Il celebre detective deve ancora farsi un nome: nel momento in cui prende avvio la trama, Sherlock ha appena 21 anni, e decide di tornare nella sua città natale, Cordona, per fare visita alla tomba della madre morta dieci anni addietro, Violet. Si tratta di un trauma che non ha mai realmente superato: immediatamente dopo la scomparsa della donna, il padre lo mandò a studiare a Londra, relegandolo praticamente in un orfanotrofio. Il ritorno sull’isola del Mediterraneo dovrebbe servire a superare questo trauma indelebile: ma è proprio al cimitero, nella primissima ora di gioco, che avviene la scoperta fondamentale. Non tutto pare davvero chiaro in quella morte: il verdetto stabilisce che sia avvenuta per consunzione, ma in realtà qualcuno afferma che si trattò di omicidio.

Sherlock Holmes Chapter One

L’occasione è troppo ghiotta per il giovane detective, il quale decide di cominciare ad indagare, anche considerando la partecipazione emotiva al dramma: Sherlock, insomma, vuole prima di tutto come essere umano sapere che cosa sia accaduto a Violet. Ad accompagnarlo nel viaggio, per l’intera avventura, ci sarà Jon (con buona pace di Watson), il suo amico immaginario. Spiritoso e comprensivo, Jon è un po’ il contraltare di Sherlock: ironico, spiritoso, sarcastico, ma anche critico implacabile; tanto quando il protagonista è invece distaccato, razionale, introverso e meditativo. La presenza di Jon arricchisce in questo modo le prospettive dell’avventura e contribuisce a renderle più leggere e divertenti, senza mai esagerare. La storia di Sherlock Holmes Chapter One ha una durata di circa dieci ore, se si sceglie di dedicarsi esclusivamente alle missioni principali; naturalmente il numero sale esplorando anche le possibilità offerte da Cordona e dalle varie side quest.

Gameplay a base di indagini

Ovviamente, essendo Sherlock Holmes Chapter One un action adventure investigativo, sono le indagini a costituire il fulcro dell’offerta ludica vera e proprio. Va bene esplorare Cordona, parlare con i personaggi e proseguire nella storia, ma i momenti investigativi sono quelli meglio realizzati in assoluto. Ora, Sherlock Holmes Chapter One è chiaramente il calco 1 a 1 di The Sinking City: ogni meccanica, struttura e idea del secondo sono facilmente riscontrabili nel primo. Ma per quanto riguarda le indagini, Frogwares ha potenziato il meccanismo che animava l’adattamento letterario dell’opera di Lovecraft. Si comincia, ovviamente, da un delitto (furto, omicidio o sparizione) avvenuto in un determinato ambiente; per proseguire nella trama, Holmes è chiamato ad indagare e a risolvere il caso. Le missioni secondarie, che garantiscono collezionabili o accessori, vengono sbloccate dopo aver superato un test presso la sede della polizia di Cordona, così da diventare sorta di ausiliari distaccati. Prima di tutto il giocatore deve esaminare con estrema cura gli ambienti (costituiti di solito da poche stanze), rintracciando tutti i possibili indizi.

Sherlock Holmes Chapter One

Avolte per farlo deve utilizzare il “focus” di Homes (comando R1) la cui concentrazione permette di vedere aspetti del caso normalmente invisibili ad occhi nudo. Nel palazzo mentale, esattamente come già visto in The Sinking City, i vari aspetti della vicenda vengono messi in relazione per formulare deduzioni. Infine, bisogna interrogare tutti i presenti coinvolti, per cercare di capire chi sia la vittima e chi invece il carnefice, fino ad un’accusa formale che pone fine al caso in questione. Il procedimento è estremamente soddisfacente, con un problema però davvero seccante: qualsiasi soluzione del caso va bene ai fini della narrazione. Ovvero, non c’è una verità imposta in partenza, non c’è la possibilità di sbagliare conseguendo una penalità o addirittura il Game Over. In questo modo si arriva alla contraddizione della filosofia di ogni indagine di Holmes: una soluzione, un esito, una scelta vale l’altra. Potremmo anche accusa un innocente, ma a quel punto per il videogioco non sarebbe più un innocente, diventerebbe di default il cattivo. Bisognava osare di più in una direzione precisa, e non lasciare il tutto alle scelte del giocatore, con uno scarico di responsabilità creativo notevole.

Cordona, un open world affascinante (ma limitato)

Frogwares ha ormai deciso che i tempi moderni impongono l’open-world a qualsiasi produzione, ed eccolo tornare allora anche in Sherlock Holmes Chapter One sotto forma della gigantesca città di Cordona. Il problema è lo stesso di quello che notammo a suo tempo (e con noi i singoli giocatori) in The Sinking City: in un gioco altamente guidato come questi, l’open world rappresenta più una seccatura che una possibilità aggiuntiva. Chiariamo: Cordona è una città bellissima da esplorare, affascinante, credibile, etnicamente variegata. Il problema fondamentale è che a Sherlock Holmes Chapter One non serviva un open world, ma un sistema di livelli staccati intelligente.

Sherlock Holmes: Chapter One

Ci si ritrova così spesso a vagare dal punto A al punto B, semplicemente per rintracciare la sede di un sospetto o di un delitto, da dimenticarsi quello che si stava facendo. In aggiunta, la mappa di gioco è costruita con un sistema di incroci e vie estremamente ripetitivo, in cui peraltro le strutture non sono accessibili: solo quelle finalizzati all’avanzamento delle missioni permettono di entrare e di esplorare la zona. L’open world, insomma, è bello da vedere e basta: arrivati ad un certo punto, una volta sbloccati i punti di teletrasporto e di viaggio rapido, il tutto per fortuna diventa più spedito e immediato. È stato mantenuto anche il sistema basato su archivi, sedi della polizia e anagrafi: combinando varie voci attinte agli indizi dei casi, è possibile sbloccare la sede della prossima indagine. Tutto è rimasto macchinoso e poco funzionale come lo ricordavamo.

Molto affascinante, invece, il sistema di combattimento di Sherlock Holmes Chapter One, che sinceramente ci ha stupiti: infatti è bene che l’investigatore più noto al mondo non uccida i propri nemici, soluzione troppo crudele ed eccessiva. Holmes ha invece il compito di stordirli per poi ammanettarli; e in casi di scontri a fuoco, di colpire i loro pezzi di armatura per indebolirli e poi metterli fuori gioco. Lo scopo è sempre quello di assicurare i colpevoli alla giustizia, non di “diventare” noi stessi giustizia e decidere chi debba vivere e chi morire. Le armi a disposizione sono una vecchia pistola semiautomatica e una tabacchiera esplosiva, la quale (una volta caricatasi) può stordire tutti i presenti in un sol colpo.

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Piattaforme: PS5, Xbox Series X, PC

Sviluppatore: Frogwares

Pubisher: Frogwares

Sherlock Holmes Chapter One è un buon action aventure a tinte investigative, dove proprio i casi da risolvere rappresentano l’aspetto più riuscito e convincente della produzione. L’intera struttura – trama a parte – è ripresa di peso dal buon The Sinking City… difetti compresi. Dunque ritroverete un open world poco funzionale, l’accesso ad archivi e stazioni di polizia per trovare nomi e luoghi importanti, tanti viaggi a piedi da compiere per arrivare dal punto A a quello B, senza la possibilità di esplorare per davvero il mondo di gioco. Una buona narrazione (senza troppe sorprese) e la presenza dell’ispiratissimo Jon, comunque, bilanciano bene l’offerta di Frogwares. Così come è innegabile il fascino di una certa epoca storica, di un certo contesto geografico, e di tutti i personaggi che siano un po’ più che secondari. Resta l’amaro in bocca per un prodotto già molto bello, ma che avrebbe potuto esserlo anche molto di più.

Author: GamesVillage.it

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