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WALL STREET: segnali contrastanti dal COT Report

I Commercials mollano buona parte delle coperture. Un segnale potenzialmente positivo che però deve essere preso con le molle. La cautela resta al momento d’obbligo. [Guest post]

Cari amici, nella settimana appena trascorsa, i mercati finanziari internazionali, hanno faticosamente cercato di assestarsi e di trovare dei nuovi punti di equilibrio. Il processo è alquanto complesso.

Tante sono, infatti, le incertezze presenti sui mercati. Incertezze sull’andamento prospettico del tasso d’inflazione. Incertezze, circa gli effetti dell’annunciata stretta monetaria. Incertezze sulle prospettive di crescita dell’economia. Ed in ultimo, incertezze sulla tenuta degli utili delle imprese, e delle società quotate in particolare. In tale contesto, con pochi punti fermi, è del tutto naturale assistere a mercati alquanto nervosi, ed altamente volatili.

Gli investitori sono tutti impegnati a decodificare e rendere intellegibile una scenario macroeconomico globale molto particolare, e davvero difficile. Non credo che ci riusciranno in breve tempo. Serviranno infatti diversi mesi, per ottenere risposta a tutti gli interrogativi oggi presenti sul tappeto. Doveroso e saggio, dal punto di vista operativo, procedere pertanto con prudenza, e con molta cautela.

Nessuno credo abbia, al momento, molte certezze su come evolverà l’economia capitalistica nell’epoca post-covid. Sembra, tuttavia, prospettarsi un mondo più complesso del precedente, e sostanzialmente multipolare. L’aumento impietoso del prezzo delle commodities, riporta infatti sul proscenio economico globale altri attori ed altri protagonisti. Non più solo un confronto tra Cina ed Usa, ma anche Russia ed Arabi.

Servirà pertanto una capacità di governo davvero globale, di gran lunga superiore a quella registrata negli ultimi 20 anni. Inutili e dannosi i confronti muscolari del passato, che ci tocca rivedere anche in questi giorni, sulla questione Ucraina. Servirà, invece, molta saggezza e lungimiranza per governare un mondo ed un’economia ogni giorno più globale ed interconnessa. Né stanno prendendo faticosamente atto anche gli sventurati “ sovranisti “ nostrani, andati letteralmente allo sbaraglio nell’elezione del nostro Presidente della Repubblica.

L’interconnesione crescente dell’economia, s’è dimostrata molto più forte e condizionante dei loro irrealistici e deliranti proclami. Hanno cianciato per anni di fuoriuscita dall’Europa e dall’Euro, vaneggiando un’auto-sufficienza economica, e magari pure la restaurazione dell’Impero Romano, ed oggi si accorgono che non si sà come pagare le bollette del gas a Gazprom, ed ai Russi. Idee, le loro, malsane ed inutili, che non serviranno a governare il mondo e l’economia che verrà.

Ciò è vero, non solo per l’Italia, ma per tutti. Ed i prossimi mesi ed anni lo renderanno ancor più evidente. Serve con urgenza un governo mondiale dell’economia. Ed anche le sorti future dei mercati sono molto legate a questa necessità, ed a questo bisogno. Auguriamoci, pertanto, di avere presto classi dirigenti all’altezza del compito, intelligenti e, lungimiranti, e soprattutto scevre da vecchi schemi ed alquanto innovative. In caso contrario saranno guai, ed i riflessi li vedremo, prima di tutto, sui mercati finanziari.

Dopo le sopra esposte considerazioni, d’ordine generale, esaminiamo, cosa ci dice, al momento, lo scenario intermarket. Il dollar index sembra dimostrare improvvisa sfiducia nelle ultime scelte delle autorità politiche e finanziarie Usa, storna infatti dell’1,84 %, e retrocede a quota 95,48. Le commodities, invece, rallentano, ma non arrestano la loro corsa al rialzo. Lievitano, infatti di un ulteriore 0,42 % in termini reali.

Tensioni inflattive che trovano sempre maggiore riscontro anche nel mercato obbligazionario. Il rendimento del bond decennale Usa, lievita infatti di altri 14 bps e raggiunge quota 1,92 %. Il rendimento del bond a 2 anni, invece, cresce di ben 15 bps e raggiunge quota 1,32 %.

L’inclinazione della yield curve Usa pertanto si contrae sino a 60 bps, e lancia crescenti interrogativi circa le prospettive di crescita futura. I mercati azionari, invece, cercano con fatica un nuovo punto d’equilibrio. In particolare, il nostro benchmark azionario mondiale, l’$&P 500, rimbalza dell’1,55 %, e risale a quota 4.500,53. .

Tanto premesso, passo ad esaminare gli ultimi dati del COT REPORT settimanale, pubblicati venerdì sera dalla CFTC (Commodity Futures Trading Commission), concernenti i valori aggregati dei Futures edelle Options su tutti gli indici azionari USA, che risultano essere i seguenti:

Commercial Traders : – 31.852

Large Traders : + 23.879

Small Traders : + 7.973

Trova, dunque, conferma, anche se in palese indebolimento, l’incerta e volatile configurazione del Cot Report sui derivati azionari Usa, in voga ormai da più 9 mesi. Rispetto alla scorsa settimana, le variazioni nelle posizioni dei vari operatori sono state ingenti, pari a ben 29.760 contratti.

In particolare, i Commercial Traders, le MANI FORTI di questo mercato, acquistano l’intero lotto dei 29.760 contratti long, e quasi dimezzano l’entità della loro posizione di copertura, Net Short. I Large Traders, invece, cedono 18.795 contratti long, ed anch’essi dimezzano quasi la forza della loro posizione Net Long.

Gli Small Traders, infine, cedono i residui 10.965 contratti long, e tornano ad un’esposizione Net Long, cauta e non esuberante. Le movimentazioni di quest’ultima ottava, un po’ inattese, portano un raggio di luce nel fosco quadro d’insieme di queste ultime settimane. Le Mani Forti riducono, infatti, di molto il loro livello di copertura. Evidentemente conoscono, come sovente accade, molte più cose di noi.

Chissà, magari una schiarita sul pericoloso confronto Usa-Russia sull’Ucraina, che tanto pesa sui mercati. Sarebbe davvero una bella notizia. Come accennato, i confronti geopolitici del passato non servono più. Bisogna infatti governare, come già detto, una fase totalmente nuova e diversa dell’economia. Serve aggregare altri soggetti nella gestione, e non la riedizione di antiquati confronti politici e militari.

Anche Ia riduzione dell’esposizione dei Large e degli Small Traders, va vista con favore. Pericolosa infatti ogni loro manifestazione di esuberanza. Insomma, intravvedo una parziale ed ancor timida schiarita in un quadro d’insieme che resta però ancora molto incerto e volatile. Non muto, quindi, sostanzialmente la mia recente vision sulle prospettive dei mercati azionari.

Divento soltanto un po’ meno pessimista. Credo che anche esporsi pesantemente Short sull’equity, possa essere un rischio. Meglio assumere una posizione quasi neutra ed attendere lo sviluppo degli eventi.

Mercato, dunque, che rimane incerto, e che cercherò comunque di tradare con il mio originale trading system, fondato sull’analisi del Cot Report, nonchè sulla valorizzazione dell’effetto “LONG TERM MOMENTUM“, descritto negli studi dei due professori Usa, Jegadeesh e Titman, ed illustrato nel mio sito https://longtermmomentum.wordpress.com/.

Nel corso di quest’inizio d’anno, il mio portafoglio, denominato “ AZIONI ITALIA – LTM “, ha conseguito una perdita del 7,1 %. Il nostro benchmark di riferimento, il Ftse All Share, invece, ha registrato nel contempo una perdita del 3,23 %. Conseguita pertanto, sinora, una sotto-performance del 3,87 %.

Nei precedenti 9 anni, il mio trading system ha invece conseguito una sovra-performance media annua del 7,1 %, e presenta un’equity line in progresso del 175 %. Questa settimana, modifico un pò l’assetto del mio portafoglio, innalzo cioè dal 40 al 45 % le mie posizioni long, e riduco nel contempo dal 60 al 65 % le mie posizioni short, ossia assumo una posizione operativa, Net Short, pari al solo 10 % del mio portafoglio.

Chi desiderasse approfondire e ricevere maggiori informazioni sul mio trading system e sulla composizione del portafoglio “ AZIONI ITALIA – LTM “ può, se vuole, consultare direttamente il mio sito.

Vi ringrazio per la vostra stima e fiducia, ed auguro a TUTTI gli amici di intermarketandmore buon trading.

LUKAS

LUKAS

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Author: Finanza.com

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