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Lavoro

Diversity & Inclusion Hub 30 novembre 2022

Quali sono i livelli di occupazione delle persone con disabilità nel nostro Paese? Come si possono cambiare i tradizionali luoghi di lavoro e intervenire sui pregiudizi che spesso limitano o rendono impossibili le assunzioni per chi rientra nelle categorie protette?

Author: MondoLavoro

Come si può lavorare sui pregiudizi e creare ambienti di lavoro su misura di tutti, dove l’inclusione sia un valore al pari del risultato?

A tentare di dare una risposta a queste domande mercoledì 30 novembre si è tenuto il primo evento di Diversity & Inclusion Hub in collaborazione con Luiss Business School quale partner accademico. Partendo da un’idea di Core, il programma alla Lanterna di Fuksas ha visto un pomeriggio di confronto tra i diversi rappresentanti di associazioni, istituzioni, aziende e accademici sui temi della diversità e inclusione nel mondo del lavoro, allo scopo di condividere innovazioni e le migliori practice delle imprese intervenute, che è l’esatto obiettivo degli organizzatori dell’iniziativa.

Tra i partecipanti si sono riscontrati stakeholder, associazioni di riferimento e collaboratori aziendali. Sono intervenuti, tra i vari: Chiara Buonvino, HR – Equality Diversity & Inclusion leader di Ikea Italia; Matteo Caroli, docente della Luiss Business School; Andrea Catizone, legal advisor in Gender equality, Diversity and inclusion; Claudio Durigon, sottosegretario del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali; Maria Isabella Leone, docente della Luiss Business School; Giovanni Lo Storto, direttore generale della Luiss Guido Carli; Armando Melone, consigliere politico della Commissione Europea – Rappresentanza in Italia; Anna Maria Morrone, responsabile Organization & People Development del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane; Walter Rizzetto, presidente XI Commissione Lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati; Mariangela Siciliano, responsabile SACE Education; Michelangelo Suigo, direttore Relazioni Esterne, Comunicazione e Sostenibilità di Inwit; Maria Rita Testa, docente della Luiss Business School; Luisa Varriale, docente della Luiss Business School.

Importante la scelta di partecipare di aziende del calibro di Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Ikea Italia e Inwit. Il dibattito è stato incentrato su quattro temi legati alla sfera dell’inclusione e della diversità nel mondo del lavoro:

  • pari opportunità in ambito STEM e aree professionali ad alto contenuto tecnologico;
  • imprenditorialità femminile, export e internazionalizzazione;
  • gender balance e politiche HR;
  • digital divide e inclusione sociale e lavorativa dei soggetti vulnerabili.

“Un tema importantissimo», ha commentato in apertura Claudio Durigon, sottosegretario del Lavoro e delle Politiche sociali. Il suo intervento si è concentrato sulla disabilità, nei confronti della quale «una società civile che guardi al 2050 deve avere una visione diversa, si possono mettere in campo azioni e attività non solo assistenziali. In italia ha prevalso negli ultimi anni una prospettiva assistenziale».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il direttore generale della LUISS Guido Carli, Giovanni Lo Storto, secondo il quale diversità e inclusione «sono dimensioni rispetto alle quali è molto importante formare i nostri giovani. Luiss lavora su questi temi da anni, abbiamo immaginato di creare percorsi veri e propri per affiancare alla consapevolezza del Life long learning la capacità di essere sensibili al Life large learning, cioè l’opportunità attraverso la conoscenza dell’altro».

La LUISS si è prestata a presentare un focus specifico sulle pari opportunità in ambito STEM

La responsabile di Organization People Development del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, Anna Maria Morrone, ha ricordato in tema di parità di genere il progetto Women in Motion (Wim), «attraverso la quale abbiamo visitato 100 istituti, dalle scuole medie all’università» che ha visto «la partecipazione di 100 mentor, donne ma da quest’anno anche uomini, che raccontano la nostra realtà tecnico industriale per attrarre giovani studentesse e studenti ai nostri mestieri più tecnici ed entrare a far parte del nostro mondo». Inoltre, ha aggiunto, FS «è profondamente convinta che il talento non abbia genere e che il talento sia anche un’opportunità di business per le aziende. Di conseguenza tutte le iniziative che FS mette in campo per la parità di genere sono inclusive di tutto l’insieme sia femminile che maschile».

Un focus su D&I è stato messo anche dall’operatore italiano per le infrastrutture wireless Inwit, «ponendo in primo luogo le persone al centro», ha spiegato il direttore Relazioni Esterne, Comunicazione e Sostenibilità, Michelangelo Suigo. «Le nostre persone, le colleghe e i colleghi di Inwit – ha aggiunto – sono protagoniste di iniziative, di attività e di progetti. Abbiamo fatto per esempio a partire dalla costituzione di un team D&I, crossfunzionale al quale contribuiscono persone di tutti i nostri dipartimenti. Queste persone si sono già adoperate nel redigere la policy D&I di Inwit che poi è stata approvata e vagliata dal nostro consiglio di amministrazione».

Una partita importante, in campo infrastrutturale e sociale, legata a filo doppio con le risorse del PNRR, che sono nelle mani della politica per creare una nazione più inclusiva e attenta alle necessità di tutti i cittadini.

Quante persone con disabilità lavorano in Italia e come è distribuita socialmente l’occupazione?

Come di consueto, anche quest’anno Un.I.Civ. (Unione Invalidi Civili) in occasione del 1° maggio ha pubblicato uno studio su questa tematica e i dati riportati risultano complessi.

Considerando un campione di persone considerate abili al lavoro – seppure convivendo con limitazioni nelle funzioni motorie e/o sensoriali nella vita quotidiana – solo 35,8 di loro ogni 100 risultano occupate. Un numero molto lontano dal tasso medio dell’Unione europea, che si attesta su un solido 50%, specie guardando al milione circa di persone con disabilità in Italia disoccupate o in cerca del primo impiego.

Con soli 20/30mila inserimenti l’anno registrati dal sistema di collocamento pubblico, non sorprende se l’età media delle persone disabilità impiegate nel nostro Paese sia molto alta (59 anni).

Le disparità aumentano se si tiene conto del genere, dell’area geografica (la Lombardia da sola registra tante persone con disabilità occupate quanto l’intero territorio del Meridione e delle Isole) e del livello di invalidità.

Questi dati si intrecciano, parlando di inclusione mancata, con quelli sulla disoccupazione femminile (51,1% ad agosto 2021), che è cresciuta enormemente durante il periodo del lockdown – tre posti di lavoro su quattro persi durante il primo periodo di pandemia erano occupati da donne – e che finora non ha visto particolari inversioni di tendenza. Non a caso le giovani donne del Sud con invalidità elevata non si iscrivono nemmeno alle liste della legge 68/99, perché non c’è possibilità di impiego.

Il lavoro è basilare e «l’inclusione lavorativa è uno dei temi fondamentali per le persone con disabilità. Il lavoro è reddito ma è anche dignità e opportunità. Lavorare per un soggetto disabile significa migliorare la sua autonomia, perché si agevolano e si favoriscono stili di vita indipendenti, e tollerare con più facilità la malattia», come ha ricordato Giusi Pintori, project manager di Un.I.Civ.

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