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Che cosa serve per far funzionare il metaverso?

Massimo Chiriatti, chief technical & innovation officer di Lenovo, spiega perché dobbiamo ancora aspettare un po’ per usufruire al meglio di questa tecnologia

Author: Wired

Una trasposizione di noi stessi nel mondo virtuale, ecco quale potrebbe essere allora una definizione di metaverso. Ma se così fosse, è abbastanza chiaro il motivo per cui dovremo aspettare ancora molto prima di vederlo diventare realtà. Il progetto è ambizioso, e necessita di non pochi sforzi da parte delle aziende di settore ancor prima che dagli utenti. “Abbiamo bisogno di tecnologie diverse per far funzionare il metaverso (o come si chiamerà) – ribadisce Chiriatti.
-. Innanzitutto, occorre la connettività, 5G o 6G che sarà. Poi abbiamo bisogno dell’edge computing, che consente di elaborare i dati più vicino a dove vengono generati in modo da migliorare il traffico da e verso e il cloud. E poi abbiamo bisogno di storage per contenere i dati. Inoltre, l’ascesa del metaverso porterà senza dubbio a un aumento del numero dei data center, a
dimostrazione del fatto che un mondo futuristico e virtuale ha ancora bisogno di infrastrutture
fisiche per diventare realtà. È proprio in questi ambiti che siamo impegnati noi di Lenovo ed è qui
che sono decisive le nostre soluzioni tecnologiche“.

Non soltanto visori Vr o Ar per l’accesso al metaverso, quindi, perché è “importante anche garantire la proprietà dell’oggetto digitale in modo decentralizzato, per consentire alle persone e alle organizzazioni di stipulare accordi e registrare informazioni in modo permanente senza la necessità di un’autorità centrale. E poi, infine, abbiamo bisogno dell’intelligenza artificiale”. Per quanto possa sembrare complesso da capire, il binomio metaverso-Ai si rivelerà fondamentale ai fini della realizzazione del progetto lanciato da Meta lo scorso ottobre 2021.

Prendiamo il metaverso e l’intelligenza artificiale: c’è una relazione spazio-tempo molto diversa
tra loro – chiarisce Massimo Chiriatti -. Nel metaverso un avatar rappresenta l’alterazione spaziale di una persona che reagisce in tempo reale. Nel caso dell’Ai è il contrario: raccoglie i dati dal passato, li analizza e li utilizza in un momento successivo, per creare previsioni future. Ecco allora che l’Ai è fondamentale perché non possiamo più permetterci di non avere correlazioni, previsioni e generazione di contenuti. E in un mondo immateriale come quello del metaverso, è naturale che la generazione di contenuti spetti alla macchina piuttosto che a noi stessi”. In questo senso, l’Ai sarà fondamentale per sviluppare tutto ciò di cui poi noi usufruiremo nel mondo digitale. Ma non ora, bensì nel prossimo futuro.

La realizzazione del progetto richiede tempo, ma quello che conta è capire davvero cosa può essere davvero il metaverso, così da intuire cosa potrà diventare. “Il metaverso è potenzialmente un mondo in cui le persone saranno disaccoppiate dalle loro azioni, come quando un medico opera a distanza, possiamo far impersonificare l’agente da un’altra persona o da una macchina, ossia da un avatar. E allora cosa può accadere in un mondo così? Praticamente tutto”.

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