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Dredge Recensione: un’avventura a base di pesca e orrori cosmici

Author: GamesVillage.it

Chi scrive non sapeva assolutamente nulla del progetto legato a Dredge, prima che in redazione venisse offerta l’opportunità di recensire il titolo; si è trattato di una di quelle missioni a scatola chiusa che finiscono con l’arricchire, in modo del tutto imprevisto, il diretto interessato. Certo, l’idea in sé bastava a destare la curiosità di chi un minimo negli anni si è ritrovato a masticare narrazioni inquietanti, allucinate e weird: un simulatore di pesca – che come vedremo è più un’avventura di pesca che un vero e proprio simulatore – a tinte horror. Troppo bello per essere vero, troppo improbabile; e invece è vero, con una doverosa premessa. Dredge non lo si acquista per spaventarsi: lo si acquista per l’atmosfera horror. E per un gameplay incredibilmente funzionale, tanto che, ed è il giudizio di chi scrive ovviamente, molto probabilmente ad oggi il titolo si colloca tranquillamente sul podio dei migliori indie del 2023. Se non addirittura al primo posto. Team17, quando vuole, non sbaglia una pubblicazione.

DredgeAvventure per mare: la storia di Dredge

La narrazione di Dredge procede disseminando una serie quasi impercettibile di dettagli lungo il percorso; il quadro complessivo è poi facilmente ricostruibile – non siamo ai livelli di un qualsiasi Souls, per intendersi, e se avete letto la nostra recensione di Elden Ring saprete di cosa stiamo parlando – a patto di prestare attenzione ai dettagli, alle conversazioni anche con personaggi apparentemente marginabili, e soprattutto di visitare ogni singolo punto di interesse presente sulla (per larga parte acquatica) mappa di gioco. Il protagonista è un pescatore senza nome che cerca fortuna nell’arcipelago locale: la mappa di Dredge è composta di acqua e qualche piccola isola, niente di più; tutta la vostra avventura avverrà all’interno dell’imbarcazione.

Non sappiamo niente dell’improbabile eroe senza nome, a parte la sua buona volontà: decide infatti di guadagnarsi da vivere pescando per il mercato locale, così da aiutare non solo sé stesso ma anche la popolazione del posto, che altrimenti morirebbe di fame. Le acque di Dredge, infatti, sono note per nascondere letali pericoli, soprattutto dopo il calar del sole: tra scogli di giorno e misteriose apparizioni di notte (o in presenza della nebbia) quello del marinaio è davvero un mestiere complesso. Trascorrere troppo tempo per mare assicura la follia, dato che strane creature si muovono tra i fondali e la superficie.

Qualcosa di molto importante è avvenuto anni prima dell’avvio della narrazione, ma per sapere esattamente che cosa sarà necessario completare le missioni della storia principale, riassunte in una pratica bacheca sulla nave del protagonista. La struttura di Dredge prevede che si visitino uno dopo l’altro i cinque ambienti principali – contraddistinti da altrettante isole maggiori – fino a risolvere i singoli problemi locali. Questi ultimi possono consistere anche in vicende famigliari, come un fratello allontanatosi da tanti anni perché desideroso di abbandonare la professione di baleniere; incontrerete anche una ricercatrice interessata a una misteriosa creatura sul fondale del Bacino Stellare; e molto altro ancora.

Mentre proseguite nell’avventura principale, il nostro consiglio è quello di portare avanti le missioni secondarie (che poi secondarie non sono affatto) legate al Collezionista. Nei primi momenti di gioco, Dredge farà in modo di indirizzarvi verso la sua abitazione; ma comunque, cercate di soddisfare le sue richieste. Sarà importante per poter assistere ad entrambi i finali del titolo, che raggiungere comunque in un numero abbastanza limitato di ore.

Gameplay a base di pesci (e di mostri marini)

Il gameplay di Dredge è saggiamente bilanciato tra l’esplorazione del mondo di gioco e la pesca vera e propria. Il protagonista, come si è detto, non può mai scendere a terra, o almeno noi non lo vediamo direttamente: l’interazione con gli abitanti dei piccoli porti di mare avviene con testi e immagini a schermo, come in un qualsiasi gestionale. Le risposte alle varie domande e considerazioni vengono scelte in base a un canovaccio preimpostato e, a fatta eccezione per la missione finale, in realtà conducono tutte allo stesso esito, variando di poco l’interazione. Solitamente le missioni secondarie consistono nella ricerca di un determinato oggetto (presente in un dato luogo marittimo) e nella sua riconsegna al legittimo proprietario o all’interessato di turno; ma i retroscena personali dei vari personaggi sono interessati, e concorrono alla composizione di un mondo angosciante e sempre molto sfuggente.

Nella pesca vera e propria, tuttavia, consiste il cuore di Dredge. Ed è curioso come una meccanica tanto semplice non venga a noia nel corso di ore di gioco che sarebbero comunque sufficienti a distogliere l’attenzione da modalità ben più complesse di questa. Si tratta fondamentalmente di un mini-gioco: bisogna eseguire il comando X sul DualSense quando un indicatore, che oscilla continuamente, viene a collocarsi sul quadrante colorato dell’interfaccia; proseguendo nella trama e nelle specie di pesci disponibili vengono proposte anche variazioni, ma mai davvero fondamentali. A bilanciare un’offerta tutto sommato parca interviene presto il fattore collezionismo: proprio come nella serie Pokémon, il giocatore comincia a cercare tutti i pesci presenti nell’arcipelago, i quali variano a seconda del giorno e della notte, necessitano di esche e ami particolari per essere pescati, e a volte richiedono di prestare attenzione a condizioni ancora più particolari. Subentra poi anche l’atmosfera lovecraftiana vera e propria: all’interno di una certa specie vi è sempre l’esemplare deviante, quello “corrotto” dagli abissi. E quindi vi ritroverete per giorni sul punto di pesca dei pesci-gatto solo per riuscire a tirare su la variante “speciale”, un po’ come avviene per i Pokémon cromatici.

Progressione e comparto tecnico

Spostarsi tra le varie isole e catturare tutti i pesci presenti mentre si prosegue nella trama: Dredge non si riduce a questo. Nel mentre dovrete anche potenziare la vostra imbarcazione, recuperando diversi tipi di materiale a destra e a manca, sempre pescando (ma la dicitura diventa, in questi casi, “dragare”). I materiali vanno poi riportati all’officina del porto più vicino, in modo che l’addetta ai lavori possa utilizzarli per ampliare il numero di fari a disposizione della vostra barca, oppure potenziare i motori, o ancora aggiungere spazio per reti e canne da pesca; insomma, questi potenziamenti sono necessari e bisogna prestare loro attenzione, perché solo così l’imbarcazione diventerà più efficiente e resistente ai pericoli.

A proposito di pericoli: durante le ore notturne (dalle 18 alle 6 del mattino) Dredge diventa un posto molto pericoloso. A parte la visibilità notturna, con l’oscurità arrivano in mare anche minacce diversificate ma tutte ugualmente letali: quali assassini, piovre, rocce che compaiono all’improvviso danneggiando lo scafo. Più tempo passerete in mare di notte, più aumenterà il vostro livello di “follia”, per eliminare il quale dovrete dormire in paese, recuperando lucidità. Il fatto è che alcune specie sono disponibili solo durante la notte, quindi per forza di cose vi ritroverete a sfidare il pericolo in due diversi casi: quando dovrete farlo per avanzare nella trama o completare le missioni; quando vi accorgerete troppo tardi di esservi addentrati in mare aperto a poche ore dal tramonto.

Dal punto di vista meramente tecnico, su PlayStation 5 Dredge si è rivelato un piccolo gioiellino: solito, pulito, rifinito, spartano ma al tempo stesso accuratamente dettagliato. D’accordo, si tratta di una produzione indipendente, e lo si intuisce in molte situazioni, ma tutto quanto abbiamo visto è stato più che convincente. Avremmo desiderato, questo sì, missioni secondarie all’altezza delle principali quanto a interesse e stimolo all’esplorazione; e anche una maggiore longevità non avrebbe guastato, dato che comunque la rigiocabilità è praticamente assente una volta catturati tutti gli oltre 120 pesci presenti. Ma sarebbe stato, forse, chiedere troppo. E del resto non abbiamo dubbi sul fatto che Dredge vedrà costituirsi attorno a sé, nel tempo, una piccola nicchia di fedeli appassionati, anche grazie alla pubblicità studiata da Team17. Osiamo dunque sperare in un seguito dal budget più elevato, nei prossimi anni.

Piattaforme: PS5, PS4, PC, Xbox One, Xbox Series S/X, Switch

Sviluppatore: Black Salt Games

Publisher: Team17

Merito delle produzioni indipendenti è quello di rinfrescare un panorama altrimenti sempre più asfittico, anche rischiando – per forza di cose – l’anonimato dovuto alla difficoltà crescente di imporsi in un mercato videoludico ricchissimo di generi, uscite e domande. Dredge riesce efficacemente a ritagliarsi un proprio posto al sole, proponendo un’avventura originale ed efficace, e soprattutto inserendo un’atmosfera orrorifica tipicamente lovecraftiana (il Lovecraft di Dagon e del Ciclo di Chthulu) all’interno di un simulatore di pesca dai tratti arcade. Impossibile non innamorarsene e non dargli una possibilità, anche considerando il prezzo di lancio estremamente contenuto.

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