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Una nuova e promettente combinazione di farmaci per il tumore alle ovaie

Author: Wired

Molto più efficace di qualsiasi altra opzione disponibile oggi. È questa la promessa di una nuova combinazione di farmaci mirati per trattare il tumore alle ovaie. Appena presentata al congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) a Chicago dai ricercatori del Royal Marsden Nhs Foundation Trust e dell’Institute of Cancer Research di Londra, la nuova terapia si è dimostrata, infatti, capace di ridurre in modo significativo il carcinoma ovarico in quasi la metà delle pazienti e potrebbe quindi rappresentare un punto di svolta nel trattamento di questa neoplasia.

La sperimentazione

Nello studio clinico di fase 2 appena presentato, i ricercatori hanno coinvolto 29 pazienti, tutte affette dal carcinoma ovarico sieroso di basso grado, una forma rara della malattia (un caso su 10 di tumore alle ovaie) che ha uno scarso tasso di risposta ai trattamenti attuali e che tende a colpire le donne più giovani. Le opzioni terapeutiche approvate per le pazienti con questa forma di tumore alle ovaie sono limitate alla chemioterapia e alla terapia ormonale, con tassi di risposta compresi tra lo 0 e il 14%. Oltre al trattamento standard, alcune pazienti, per esempio in Inghilterra, possono accedere al trametinib, un farmaco utilizzato per trattare tumori delle pelle, del polmone ed è in grado di rallentare la progressione del tumore alle ovaie con un tasso di risposta del 26%.

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno testato il farmaco avutometinib, che blocca alcune proteine che aiutano a controllare la crescita e la sopravvivenza delle cellule tumorali (ma che con il tempo può diventare inefficace per la resistenza sviluppata dai tumori), da solo e in combinazione con defactinib, che annulla una proteina che promuove la resistenza ai farmaci.

I risultati dello studio

In quasi la metà (il 45%) delle pazienti trattate con avutometinib e defactinib, il tumore si è ridotto in modo significativo. In particolare, la nuova combinazione ha bloccato la crescita del tumore, rivelandosi oltre quattro volte più efficace del solo avutometinib e quasi due volte più efficace del trattamento con il trametinib. Le risposte al nuovo trattamento, inoltre, sono state ancora più promettenti nelle pazienti con la mutazione nel gene Kras, con il 60% di loro che ha sperimentato una significativa riduzione del tumore.

“Questi risultati iniziali potrebbero essere una notizia fantastica per le donne con carcinoma ovarico sieroso di basso grado, indicando un’opzione molto più efficace rispetto ai trattamenti attuali”, ha commentato l’oncologa Susana Banerjee, autrice dello studio. Infatti, “il carcinoma ovarico sieroso di basso grado non risponde bene ai trattamenti attualmente approvati, e quindi queste evidenze potrebbero rappresentare una svolta significativa”, prosegue l’esperta. “Speriamo che questa combinazione di farmaci diventi un giorno uno standard di cura per queste donne”. I risultati preliminari sono “molto entusiasmanti”, commenta la coautrice dello studio, Kathleen Moore, al Guardian. “L’importanza di questa combinazione sta nel fatto che ostacola i due modi con cui questi tumori diventano resistenti. Questo tasso di risposta è il migliore mai riportato per qualsiasi farmaco per il LGSOC (carcinoma ovarico sieroso di basso grado, ndr). Questa è un’area ad alto bisogno insoddisfatto che merita molta attenzione”.

Author: Wired

Molto più efficace di qualsiasi altra opzione disponibile oggi. È questa la promessa di una nuova combinazione di farmaci mirati per trattare il tumore alle ovaie. Appena presentata al congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Asco) a Chicago dai ricercatori del Royal Marsden Nhs Foundation Trust e dell’Institute of Cancer Research di Londra, la nuova terapia si è dimostrata, infatti, capace di ridurre in modo significativo il carcinoma ovarico in quasi la metà delle pazienti e potrebbe quindi rappresentare un punto di svolta nel trattamento di questa neoplasia.

La sperimentazione

Nello studio clinico di fase 2 appena presentato, i ricercatori hanno coinvolto 29 pazienti, tutte affette dal carcinoma ovarico sieroso di basso grado, una forma rara della malattia (un caso su 10 di tumore alle ovaie) che ha uno scarso tasso di risposta ai trattamenti attuali e che tende a colpire le donne più giovani. Le opzioni terapeutiche approvate per le pazienti con questa forma di tumore alle ovaie sono limitate alla chemioterapia e alla terapia ormonale, con tassi di risposta compresi tra lo 0 e il 14%. Oltre al trattamento standard, alcune pazienti, per esempio in Inghilterra, possono accedere al trametinib, un farmaco utilizzato per trattare tumori delle pelle, del polmone ed è in grado di rallentare la progressione del tumore alle ovaie con un tasso di risposta del 26%.

Nel nuovo studio, i ricercatori hanno testato il farmaco avutometinib, che blocca alcune proteine che aiutano a controllare la crescita e la sopravvivenza delle cellule tumorali (ma che con il tempo può diventare inefficace per la resistenza sviluppata dai tumori), da solo e in combinazione con defactinib, che annulla una proteina che promuove la resistenza ai farmaci.

I risultati dello studio

In quasi la metà (il 45%) delle pazienti trattate con avutometinib e defactinib, il tumore si è ridotto in modo significativo. In particolare, la nuova combinazione ha bloccato la crescita del tumore, rivelandosi oltre quattro volte più efficace del solo avutometinib e quasi due volte più efficace del trattamento con il trametinib. Le risposte al nuovo trattamento, inoltre, sono state ancora più promettenti nelle pazienti con la mutazione nel gene Kras, con il 60% di loro che ha sperimentato una significativa riduzione del tumore.

“Questi risultati iniziali potrebbero essere una notizia fantastica per le donne con carcinoma ovarico sieroso di basso grado, indicando un’opzione molto più efficace rispetto ai trattamenti attuali”, ha commentato l’oncologa Susana Banerjee, autrice dello studio. Infatti, “il carcinoma ovarico sieroso di basso grado non risponde bene ai trattamenti attualmente approvati, e quindi queste evidenze potrebbero rappresentare una svolta significativa”, prosegue l’esperta. “Speriamo che questa combinazione di farmaci diventi un giorno uno standard di cura per queste donne”. I risultati preliminari sono “molto entusiasmanti”, commenta la coautrice dello studio, Kathleen Moore, al Guardian. “L’importanza di questa combinazione sta nel fatto che ostacola i due modi con cui questi tumori diventano resistenti. Questo tasso di risposta è il migliore mai riportato per qualsiasi farmaco per il LGSOC (carcinoma ovarico sieroso di basso grado, ndr). Questa è un’area ad alto bisogno insoddisfatto che merita molta attenzione”.

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