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Qualcuno salvi il soldato Emilio Fede

Author: Wired

Seguendo i funerali di Silvio Berlusconi potreste aver notato un grande assente: Emilio Fede.

L’ex direttore del Tg4, fedelissimo di Berlusconi, caduto in disgrazia dopo la condanna in via definitiva nel 2019 a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione e per questo allontanato dal “cerchio magico” del Cavaliere, non è riuscito ad arrivare in tempo alla funzione nel Duomo di Milano.

La vicenda avrebbe del comico, se il protagonista non fosse un uomo di 92 anni, in condizioni di salute piuttosto precarie, che ha deciso di sfogarsi sui social denunciando l’accaduto.

Stando al racconto di Fede, l’autista che lo accompagnava sarebbe scomparso con le chiavi dell’auto lasciandolo bloccato nel traffico.

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Il racconto non è lineare e resta qualche dubbio sulla dinamica dell’accaduto. Ma non è questo il punto.

Se di humana pietas si è tanto parlato per il defunto, Berlusconi, altrettanta bisognerebbe riservarne per chi in età avanzata non è evidentemente nelle condizioni di gestire la propria immagine pubblica attraverso i social.

Nel video, Fede, si lascia andare a un pianto comprensibilmente disperato per non essere arrivato in tempo al funerale di un amico fraterno e, al di là di quello che si può pensare dei protagonisti della vicenda, è un episodio piuttosto mortificante, nelle modalità in cui restituisce al mondo l’immagine di un personaggio pubblico che tra pregi e difetti, ci ha tenuto compagnia per molti anni.

Non si vuole qui azzardare una diagnosi sulle condizioni psico-fisiche di Fede, ma qualunque fosse il suo stato d’animo, sentir pronunciare a un uomo di 92 anni una frase simile tra le lacrime: “Silvio, vengo con te, non mi mollare. Io ormai ho 92 anni, voglio raggiungerti al più presto”, è sufficiente per capire che qualcosa non funziona.

Se a questo si aggiunge la diretta fatta partire in tarda serata – di cui girano video che preferiamo non riportare -, con pesanti insulti e ingiurie, pronunciate con un’enfasi accorata, il quadro risulta piuttosto desolante.

Nessuno dovrebbe essere ricordato così: non vogliamo che Fede sia ricordato così. Nel bene e nel male.

Author: Wired

Seguendo i funerali di Silvio Berlusconi potreste aver notato un grande assente: Emilio Fede.

L’ex direttore del Tg4, fedelissimo di Berlusconi, caduto in disgrazia dopo la condanna in via definitiva nel 2019 a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione e per questo allontanato dal “cerchio magico” del Cavaliere, non è riuscito ad arrivare in tempo alla funzione nel Duomo di Milano.

La vicenda avrebbe del comico, se il protagonista non fosse un uomo di 92 anni, in condizioni di salute piuttosto precarie, che ha deciso di sfogarsi sui social denunciando l’accaduto.

Stando al racconto di Fede, l’autista che lo accompagnava sarebbe scomparso con le chiavi dell’auto lasciandolo bloccato nel traffico.

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Il racconto non è lineare e resta qualche dubbio sulla dinamica dell’accaduto. Ma non è questo il punto.

Se di humana pietas si è tanto parlato per il defunto, Berlusconi, altrettanta bisognerebbe riservarne per chi in età avanzata non è evidentemente nelle condizioni di gestire la propria immagine pubblica attraverso i social.

Nel video, Fede, si lascia andare a un pianto comprensibilmente disperato per non essere arrivato in tempo al funerale di un amico fraterno e, al di là di quello che si può pensare dei protagonisti della vicenda, è un episodio piuttosto mortificante, nelle modalità in cui restituisce al mondo l’immagine di un personaggio pubblico che tra pregi e difetti, ci ha tenuto compagnia per molti anni.

Non si vuole qui azzardare una diagnosi sulle condizioni psico-fisiche di Fede, ma qualunque fosse il suo stato d’animo, sentir pronunciare a un uomo di 92 anni una frase simile tra le lacrime: “Silvio, vengo con te, non mi mollare. Io ormai ho 92 anni, voglio raggiungerti al più presto”, è sufficiente per capire che qualcosa non funziona.

Se a questo si aggiunge la diretta fatta partire in tarda serata – di cui girano video che preferiamo non riportare -, con pesanti insulti e ingiurie, pronunciate con un’enfasi accorata, il quadro risulta piuttosto desolante.

Nessuno dovrebbe essere ricordato così: non vogliamo che Fede sia ricordato così. Nel bene e nel male.

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