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Crediti incagliati: cala l’attenzione pubblica, ma il problema resta – Rinnovabili.it

Author: Rinnovabili.it

Crediti incagliati
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Senza cessione le spese potranno solo essere portate in detrazione su 10 annualità, ma in tal caso molti non avrebbero la liquidità per proseguire i lavori”

(Rinnovabili.it) – Da 4 giorni i cosiddetti “Esodati del Superbonus” presidiano ad oltranza la sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nella speranza di riportare l’attenzione su un grave problema rimasto senza soluzione: quello dei milioni di crediti incagliati.

Le banche non riaprono alla cessione, nonostante il (soft) pressing del Governo

Da oltre un anno ormai le Banche hanno esaurito la capienza fiscale chiudendo l’acquisto dei crediti edilizi legati ai bonus. A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato poi il Decreto Blocca cessioni, a febbraio 2023, che ha messo definitivamente uno stop al meccanismo alternativo alla detrazione diretta. Ma l’intervento non è servito a molto tanto che qualche mese fa è stato possibile conteggiare con esattezza la quantità di crediti incagliati, pari a nientemeno che 30 milioni di euro.

Nel frattempo, il Ministro dell’Economia Giorgetti, ha provato un’azione di “moral suasion” nei confronti degli istituti finanziari, intervenendo all’Assemblea generale di Abi. L’azione tuttavia non sembra aver raccolto grande successo visto che le banche che hanno riaperto la cessione si contano sulle dita di una mano.

Con i crediti incagliati niente liquidità per finire i lavori

Come sottolineano gli Esodati del Superbonus il problema è che “una moltitudine di persone perderà i crediti del 2023”, riferiti alle spese del 2022 asseverate e con visto di conformità e “senza neanche aver potuto presentare la richiesta di cessione agli istituti di credito”.
Vanno salvati tutti gli Esodati, la maggior parte non ha potuto presentare domanda nel 2022 a #banche e #Poste poiché da almeno un anno non accettano più nuove domande di #cessione”, proseguono i rappresentati degli Esodati del Superbonus, in sit in davanti al MEF. “Le pratiche per la cessione richiedono alcuni mesi per essere istruite e la scadenza per cedere i crediti del 2022 è il 30 novembre 2023. Senza cessione si perdono le 4 annualità, le spese potranno solo essere portate in detrazione su 10 annualità a partire dal 2024, con 1 anno di ritardo, ma in tal caso molti non avrebbero la liquidità per proseguire i lavori e comunque pochissimi avrebbero sufficiente capienza #fiscale per poter recuperare tutto il credito”.

Ed è forse proprio questo il problema più grave. I Bonus edilizi sono stati concepiti per facilitare gli interventi di ristrutturazione del nostro patrimonio immobiliare, consentendo anche a coloro con reddito più basso di avviare i lavori grazie alla cessione del credito. Ora però, con i crediti incagliati e l’impossibilità di trasformarli in liquidità, molte imprese e cittadini non hanno più la possibilità economica di farsi carico dei lavori.

Le richieste al Governo

Chiediamo al Governo la proroga delle scadenze: per unifamiliari del 30 settembre 2023 e del 31 dicembre 2023 per minicondomini, al 30 giugno 2024. Lo Stato deve trovare soluzioni per la salvezza di 2 milioni di famiglie coinvolte nella mancata cessione dei crediti”.

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Senza cessione le spese potranno solo essere portate in detrazione su 10 annualità, ma in tal caso molti non avrebbero la liquidità per proseguire i lavori”

(Rinnovabili.it) – Da 4 giorni i cosiddetti “Esodati del Superbonus” presidiano ad oltranza la sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nella speranza di riportare l’attenzione su un grave problema rimasto senza soluzione: quello dei milioni di crediti incagliati.

Le banche non riaprono alla cessione, nonostante il (soft) pressing del Governo

Da oltre un anno ormai le Banche hanno esaurito la capienza fiscale chiudendo l’acquisto dei crediti edilizi legati ai bonus. A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato poi il Decreto Blocca cessioni, a febbraio 2023, che ha messo definitivamente uno stop al meccanismo alternativo alla detrazione diretta. Ma l’intervento non è servito a molto tanto che qualche mese fa è stato possibile conteggiare con esattezza la quantità di crediti incagliati, pari a nientemeno che 30 milioni di euro.

Nel frattempo, il Ministro dell’Economia Giorgetti, ha provato un’azione di “moral suasion” nei confronti degli istituti finanziari, intervenendo all’Assemblea generale di Abi. L’azione tuttavia non sembra aver raccolto grande successo visto che le banche che hanno riaperto la cessione si contano sulle dita di una mano.

Con i crediti incagliati niente liquidità per finire i lavori

Come sottolineano gli Esodati del Superbonus il problema è che “una moltitudine di persone perderà i crediti del 2023”, riferiti alle spese del 2022 asseverate e con visto di conformità e “senza neanche aver potuto presentare la richiesta di cessione agli istituti di credito”.
Vanno salvati tutti gli Esodati, la maggior parte non ha potuto presentare domanda nel 2022 a #banche e #Poste poiché da almeno un anno non accettano più nuove domande di #cessione”, proseguono i rappresentati degli Esodati del Superbonus, in sit in davanti al MEF. “Le pratiche per la cessione richiedono alcuni mesi per essere istruite e la scadenza per cedere i crediti del 2022 è il 30 novembre 2023. Senza cessione si perdono le 4 annualità, le spese potranno solo essere portate in detrazione su 10 annualità a partire dal 2024, con 1 anno di ritardo, ma in tal caso molti non avrebbero la liquidità per proseguire i lavori e comunque pochissimi avrebbero sufficiente capienza #fiscale per poter recuperare tutto il credito”.

Ed è forse proprio questo il problema più grave. I Bonus edilizi sono stati concepiti per facilitare gli interventi di ristrutturazione del nostro patrimonio immobiliare, consentendo anche a coloro con reddito più basso di avviare i lavori grazie alla cessione del credito. Ora però, con i crediti incagliati e l’impossibilità di trasformarli in liquidità, molte imprese e cittadini non hanno più la possibilità economica di farsi carico dei lavori.

Le richieste al Governo

Chiediamo al Governo la proroga delle scadenze: per unifamiliari del 30 settembre 2023 e del 31 dicembre 2023 per minicondomini, al 30 giugno 2024. Lo Stato deve trovare soluzioni per la salvezza di 2 milioni di famiglie coinvolte nella mancata cessione dei crediti”.

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